Ideato agli inizi del XIX secolo, il codice braille è il metodo di lettura e di scrittura per individui ciechi e ipovedenti.
Questo metodo, ideato dal francese Louis Braille, prevede la lettura – con i polpastrelli degli indici – di una tavoletta contenenti simboli univoci, diffusi a livello mondiale.
In occasione della giornata nazionale del Braille, cerchiamo di capirne di più insieme a Cecilia, una ragazza cieca dalla nascita che tratta questo argomento sui social (a partire da Instagram, dove conta più di 10mila follower sotto il nome di _blablablind_).
In cosa consiste, dunque, il braille?
“Il Braille è un sistema di scrittura e lettura per persone cieche e ipovedenti formato da sei o otto punti, la cui combinazione genera lettere e caratteri diversi.
Lo si può esaminare scorrendo con i polpastrelli, generalmente gli indici, da sinistra verso destra.”
Lo usi abitualmente?
“Uso il Braille da quando avevo sei anni: ho imparato nello stesso momento in cui i miei compagni imparavano l'alfabeto e, da quel momento, lo utilizzo quotidianamente.
Ho una barra Braille attaccata al computer che mi aiuta quando devo studiare o leggere, ed è anche una valida alternativa al sintetizzatore vocale (che, invece, legge i testi al posto mio).
Quando ero più piccola, a scuola, lo utilizzavo anche sui fogli cartacei e sui libri, poi alle medie ho iniziato a usare solo il computer. Posso attaccare questo strumento anche al telefono, cosa che mi permette di rimediare alla scomodità del touch screen.
Mi affido al Braille tutti i giorni, per leggere libri, mail, messaggi whatsapp, storie instagram e per prendere appunti.”
Dove sarebbe utile avere il Braille?
“Il Braille è poco presente nelle strutture pubbliche, anche se negli ascensori mi pare sia abbastanza frequente.
Sarebbe molto comodo, per esempio, se ci fossero delle targhette in Braille sulle porte di camere d'albergo, nelle aule universitarie e negli studi medici, in modo da garantire una maggior autonomia alle persone cieche.
Il Braille è pressoché assente sulle confezioni dei prodotti, aspetto che complica ulteriormente la vita delle persone ipovedenti. Non tutti i farmaci in commercio posseggono questo codice, così come in praticamente nessuna confezione di alimenti o cosmetici.”
Secondo te, sarebbe utile se anche i normodotati imparassero ad usare il braille?
“No, non credo che tutti i vedenti dovrebbero imparare il Braille, se non per soddisfare una curiosità personale o per necessità di insegnamento.”
Quanto ti ha cambiato la vita usare il braille?
“Il Braille mi ha cambiato la vita perché rappresenta uno strumento di libertà preziosissimo. Grazie a queste targhette posso dire di poter leggere in autonomia e di non dover dipendere da un essere umano o da un sintetizzatore vocale che legga i testi per me.
Inoltre, mi è anche possibile praticare una lettura autonoma e silenziosa come molte altre persone.”