Riacquistare il movimento dopo un ictus grazie alle cellule staminali

Stefania Virginio

Ultimo aggiornamento – 06 Giugno, 2016

Grazie all’impianto delle cellule staminali nel cervello, i pazienti che hanno subito un ictus riprenderanno l’attività motoria.

Per riuscire a ripristinare le funzionalità motorie, che dopo un attacco di ictus sono per la maggior parte delle volte compromesse, un team di medici della Stanford University School of Medicine ha pubblicato uno studio sullo Stroke dichiarando che, iniettando delle cellule staminali umane adulte, modificate a dovere, direttamente nel cervello delle persone malate, queste riusciranno a riprendere l’uso dei propri arti.

Il test

Il test è stato effettuato su 18 pazienti volontari, i quali avevano avuto un attacco di ictus tra i 6 mesi e i 3 anni prima dell’esperimento. Le iniezioni sono avvenute in semi incoscienza, avendo subito una leggera anestesia, in quanto il procedimento risultava leggermente invasivo. Infatti, al paziente veniva effettuato un piccolo foro sul cranio, con l’iniezione diretta delle cellule nelle zone colpite dall’ictus.

Grazie a questa procedura, dopo una giornata di osservazione in ospedale, tutti i pazienti sono stati rimandati a casa senza possibili conseguenze gravi, a parte un leggero mal di testa transitorio, dovuto probabilmente sia all’anestesia sia alla procedura chirurgica, che comportava un immobilizzamento del capo. Comunque, le cellule staminali non sono state rigettate da nessun paziente e questa è stata una cosa estremamente positiva. I miglioramenti sono avvenuti nel giro di un mese o poco più. Si pensa anche che gli effetti dureranno nel tempo, anche se la fase di ricerca è tutt’ora in corso.

Cosa è un ictus?

L’ictus avviene quando una vena nel cervello si ostruisce, non portando ossigeno agli arti; questi cominciano a intorpidirsi fino a non funzionare più. Di solito l’ictus è di tipo ischemico e colpisce solo una parte del corpo, portando alla morte dei neuroni. Le conseguenze sono piuttosto importanti, causando disfunzioni motorie, che alle volte vengono recuperate lentamente attraverso varie sedute di riabilitazione. L’importante in caso di ictus è prenderlo per tempo, prima si capisce di cosa si tratta, più probabilità ci sono che il paziente recuperi le sue attività motorie.

Il beneficio delle cellule staminali è stato sicuramente indotto da fattori neurotrofici, che hanno riattivato dei circuiti che erano già presenti nel cervello ma che erano stati indeboliti o addirittura bloccati dall’ictus.

Le cellule staminali

Le cellule staminali utilizzate per l’esperimento derivano dal midollo osseo di donatori sani. Una volta estratte vengono modificate in provetta, cosicchè da acquisire le funzioni neurali. Queste cellule stanno suscitando molto interesse nella medicina, soprattutto nel campo delle malattie degenerative, vediamo per quale motivo.

Le cellule staminali sono una classe di cellule indifferenziate capaci di differenziarsi in tipi di cellule specializzate. Comunemente, le cellule staminali provengono da due fonti principali:

  • gli embrioni che si formano durante la fase di blastocisti di sviluppo embrionale;
  • i tessuti adulti.

Entrambi i tipi sono generalmente caratterizzati dalla loro potenza o potenziale di differenziarsi in diversi tipi cellulari (come pelle, muscoli, ossa).

Le cellule staminali adulte

Le cellule staminali adulte o somatiche esistono in tutto il corpo dopo lo sviluppo embrionale e si trovano all’interno di diversi tipi di tessuto. Queste cellule staminali sono state trovate nei tessuti come il cervello, il midollo osseo, il sangue, i vasi sanguigni, i muscoli scheletrici, la pelle e il fegato. Esse rimangono in uno stato di quiescenza o di non divisione per anni, fino a quando vengono attivate da malattie o lesioni dei tessuti.

Le cellule staminali adulte possono dividersi o auto-rinnovarsi all’infinito, permettendo loro di generare una gamma di tipi di cellule dall’organo di origine o addirittura rigenerare l’intero organo originale. Si pensa, generalmente, che le cellule staminali adulte siano limitate nella loro capacità di differenziarsi in base al loro tessuto di origine, ma ci sono alcune prove che suggeriscono che esse possano differenziarsi per diventare altri tipi di cellule.

Le cellule staminali embrionali

Le cellule staminali embrionali derivano da un embrione umano di almeno 5 giorni, che è in fase di sviluppo da blastocisti. Gli embrioni di solito sono extra e sono stati creati in FIVET (fecondazione in vitro), dove parecchie uova vengono fecondate in provetta, ma solo uno viene impiantato nella donna.

Quando si estraggono le cellule staminali embrionali, si pone la “massa cellulare interna” dei blastocisti in un piatto di coltura contenente un liquido ricco di sostanze nutritive. Mancando la stimolazione necessaria per differenziarle, iniziano a dividersi e replicarsi pur mantenendo la loro capacità di diventare qualsiasi tipo di cellula del corpo umano. Alla fine, queste cellule indifferenziate possono essere stimolate per creare cellule specializzate.

La testimonianza

Una paziente di Long Beach, in California, Sonia Olea Coontz di 36 anni (nella foto), nel 2011 aveva avuto un ictus e, saputo della sperimentazione, si è subito offerta come volontaria. Entusiasta ha dichiarato che dopo l’iniezione delle cellule il suo braccio destro e la sua gamba destra hanno ricominciato a funzionare: “E’ stato come se si fossero risvegliati”, ha dichiarato la ragazza. Costretta all’uso della sedia a rotelle, ora si sente rinata.

L’esperimento verrà esteso ad altri 156 pazienti, speranzosi di ritornare come prima dell’attacco di ictus. Non si parla di una vera e propria guarigione, ma di sicuro è un passo avanti per tutte quelle persone che si trovavano costrette su una sedia a rotelle o risultava loro difficile ogni minimo movimento.

 

 

 

Stefania Virginio
Scritto da Stefania Virginio

Sono Stefania e sono una friulana doc! Da quando mi hanno dato in mano la prima matita alle elementari non ho mai smesso di scrivere, e nemmeno di leggere tutto quello che mi passa sotto gli occhi.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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