Le malattie cardiovascolari, incluso l’ictus, rappresentano importanti problemi sanitari che incidono significativamente sulla dimensione individuale, familiare e sociale, sia nei Paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo. Tra i principali fattori di rischio modificabili per l’ictus, si annoverano ipertensione, fumo di sigaretta, dislipidemia e diabete mellito.
Diabete mellito e ictus: un fattore di rischio
Quest’ultimo costituisce un problema di salute pubblica di dimensioni pandemiche a causa dell’invecchiamento della popolazione e del crescente problema dell’obesità. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, la prevalenza del diabete negli adulti è cresciuta dal 4.7% del 1980 all’8.4% del 2014, con tassi di crescita particolarmente accelerati nei Paesi a reddito medio-basso.
Nel 2016, esso rappresentava la settima causa di morte a livello mondiale. Secondo le stesse stime, circa la metà dei casi fatali riconducibili al diabete si verificherebbe prima dei 70 anni di età. Il diabete esiste in due forme principali, il tipo 1 e 2, caratterizzate da insufficienza assoluta o relativa dell’ormone insulina, che normalmente promuove l’utilizzo di glucosio nei tessuti.
Il tipo 1 esordisce tipicamente nell’età giovanile, mentre il tipo 2, che costituisce la maggioranza dei casi, si sviluppa nel tempo e più frequentemente in coloro con casi di diabete in famiglia, più spesso favorito da abitudini di vita e stile alimentare poco salutari. Un’altra forma di diabete è quello gestazionale, che si può osservare durante la gravidanza, ma che si associa a un maggior rischio di diabete tipo 2 per la donna, nonché di futuri problemi metabolici per il nascituro.
L’iperglicemia che si realizza a seguito dell’alterato metabolismo del glucosio può non rendersi sintomatica, soprattutto nel diabete tipo 2, con la conseguenza di produrre silenziosamente un danno anatomo-funzionale a carico dei vasi sanguigni. A sua volta, questo si traduce nel progressivo malfunzionamento degli organi colpiti (rene, occhio, cuore, sistema nervoso), non più adeguatamente vascolarizzati, con conseguente rischio di insufficienza renale, cecità, cardiopatie, neuropatie periferiche ed eventi cardio-cerebrovascolari acuti.
In presenza di diabete, il processo di aterosclerosi avviene più rapidamente e il rischio di ictus cerebrale raddoppia, così come aumenta il rischio di sequele e di mortalità successivamente all’evento, soprattutto se il controllo glicemico è scarso e se l’età supera i 65 anni.
È stata, infatti, recentemente descritta una associazione tra eventi ischemici cerebrali in diabetici di età avanzata e aumento del rischio di morte, ospedalizzazione per cause cardiovascolari e non, scompenso cardiaco e recidiva di ictus o attacco ischemico transitorio nei successivi 3 anni.
Purtroppo, stabilire se il controllo della glicemia nei diabetici riduca l’incidenza del primo ictus, dei tassi di recidiva, o di altri esiti cardiovascolari richiede ancora una chiara dimostrazione da parte di studi clinici adeguatamente disegnati.
Per tale ragione, diviene di primaria importanza adottare misure preventive volte a ridurre l’incidenza del diabete, unica vera strategia per limitare il prodursi del danno vascolare su base aterosclerotica che si pone come principale colpevole nella patogenesi del danno cerebrovascolare.
In tal senso, sedentarietà, alimentazione scorretta ed eccesso ponderale sono i nemici da sconfiggere: iniziare a prendersi cura della propria salute sin dalla tenera età, tramite una adeguata e costante attività fisica, unita a una alimentazione sana a basso apporto di zuccheri semplici, è l’unica, vera risorsa a disposizione per crescere e invecchiare in salute.
A cura del Prof. Claudio Ferri – Presidente della Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa – Professore Ordinario in Medicina Interna – Direttore UOC di Medicina Interna e Nefrologia – Ospedale San Salvatore di Coppito (AQ).
A cura della dr.ssa Rita del Pinto – Gruppo dei Giovani Ricercatori – Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa.