L’ictus, come ci dice Larry B. Goldstein, professore di neurologia presso la Stroke Duke a Durham, è un qualcosa che tende a ripresentarsi in chi ne è già stato colpito. Tra le cause che lo provocano ci sono la fibrillazione atriale, l’aritmia cardiaca, l’aterosclerosi o l’arteriosclerosi. Altri fattori di rischio sono la pressione alta (ipertensione), il diabete e il colesterolo alto. È la principale causa di morte, insieme all’infarto.
Cos’è l’ictus?
Con il nome di ictus, colpo apoplettico o attacco cerebrale si intende quella situazione che fa sì che il sangue non riesca a irrorare nel modo corretto il cervello, provocandone la morte delle cellule. Si può parlare di due tipi di ictus, quello per mancanza di afflusso di sangue e quello causato da un’emorragia.
Quali sono le cause dell’ictus?
Le cause che portano al presentarsi di un ictus sono varie. Può infatti essere originato da un trombo che si stacca e inizia a muoversi nei vasi sanguigni. Un’altra causa è la presenza di un embolo. Chi ha sofferto di un infarto, da non confondersi con la pericardite, è maggiormente a rischio di ictus, come anche chi soffre di vene varicose, di vasculite e di trombosi.
Quando si invecchia si diventa più suscettibili al presentarsi di un ictus, come lo si è anche quando è presente un caso in famiglia, di un parente stretto, che è stato colpito da questa patologia. Di solito, il presentarsi di un ictus è preceduto da brevi fenomeni simili, ma dalla durata di pochi minuti, un po’ come l’angina pectoris precorre il presentarsi di un infarto.
Quali sono i sintomi dell’ictus?
Quando si verifica un ictus si manifesta un’incapacità di muoversi normalmente o di percezione di un lato del corpo. Anche le parole non vengono comprese nel modo corretto e la visione si riduce, venendo a mancare parte del campo visivo. Nel caso in cui questi sintomi durino al massimo un paio di ore, si parla di attacco ischemico transitorio. Molto più gravi sono i sintomi degli ictus emorragici che vanno da forti mal di testa e difficoltà a controllare la vescica.
Cosa fare per prevenire un ictus?
Per tenere alla larga l’ictus è opportuno mantenere uno stile di vita che sia il più sano possibile. Per i soggetti maggiormente a rischio di ictus, come alle persone che soffrono di problemi di coagulazione, può essere somministrata dell’aspirina.
La pressione alta è uno dei maggiori fattori di rischio che contribuisce al presentarsi di un ictus, che ne va a quadruplicare la possibilità. Uno stile di vita sano permetterà di mantenere la pressione sanguigna nei valori corretti.
Il fumo favorisce il presentarsi dell’ictus quindi un motivo in più per smettere; pensate che il fattore di pericolo si riduce allo stesso livello di quello di un non fumatore dopo soli 5 anni. Anche una dieta equilibrata può essere di aiuto, infatti, chi è sovrappeso viene considerato come un soggetto a rischio; i cibi maggiormente consigliati da consumare sono la frutta e la verdura, il pane e la paste integrale, il pollo (da preferire alle carni rosse), noci, legumi, e latticini a basso contenuto di grassi.
È meglio scegliere l’olio d’oliva ed evitare sale, grassi saturi, zuccheri e grassi trans. Mantenere il livello del colesterolo hdl nella norma è una cosa molto importante per la salute. L’alcool è un altro nemico, che aumenta il rischio di ictus del 90%, se se ne abusa. Un solo bicchiere al giorno per le donne e due per gli uomini è considerata la dose giusta da consumare, che se rispettata riesce persino a tenere alla larga l’ictus.
Riabilitazione dopo l’ictus: come funziona?
In molte occasioni, l’ictus è fatale per chi ne viene colpito, ma nel caso in cui il paziente riesca a sopravvivere la via del recupero è molto lunga. Dopo un ictus è infatti importantissimo seguire degli specifici percorsi di fisioterapia, logopedia e terapia occupazionale.
Una settimana dopo che sono stati colpiti dall’ictus, i pazienti si stabilizzano e alcuni dei deficit che si erano presentati inizieranno a migliorare. A questo punto, entra in gioco la riabilitazione, che ha il compito di rieducare il paziente a quella che sarà la sua nuova vita con i deficit che dovrà imparare a gestire. Per rendere ancora più efficace questo processo è importante che i familiari del paziente collaborino con il fisioterapista, facendo fare al paziente esercizi anche a casa; è infatti importante fare esercizio ogni giorno.
Il rinforzo dei muscoli inizierà infatti usando un supporto, come una stampella, cercando poi di arrivare a riuscire a muoversi senza bisogno di aiuto. I terapisti occupazionali aiuteranno il paziente a fare le cose di tutti i giorni, come vestirsi e andare in bagno, mentre i logopedisti lavoreranno sul corretto uso della parola.