Come sappiamo, il liquido seminale, noto anche come sperma, è costituito da spermatozoi immersi nel plasma seminale, essenziale per la maturazione, il metabolismo e la vita degli spermatozoi, nonché per la sopravvivenza degli stessi dopo l’eiaculazione.
Oltre agli spermatozoi e al plasma seminale, nello sperma sono presenti cellule immature che provengono dalla spermatogenesi e cellule epiteliali di sfaldamento, ma non solo. Un nuovo studio, pubblicato nel numero di novembre di Emerging Infectious Diseases, ha rivelato, infatti, che il liquido seminale è un vero e proprio focolaio per i virus. Cerchiamo di capirne di più.
Cosa si nasconde nel liquido seminale
Questo nuovo studio ha infatti rivelato che il seme è un vero e proprio bacino di incubazione per i virus: sono almeno 27 quelli che potrebbero vivere nel liquido seminale.
Tra questi:
- virus dell’Ebola
- virus dell’HIV
- Zika
- Chikungunya
- virus dell’epatite C
- Herpes virus
- JC virus
L’elenco, compilato dai ricercatori dell’Università di Oxford, contiene alcuni virus che sono presenti solo temporaneamente nel seme del soggetto dopo che egli ha contratto l’infezione. Altre tipologie di virus, invece, possono rimanere vitali, nel mezzo spermatico, per molti anni. È importante sottolineare che la presenza del virus nel liquido seminale non significa necessariamente che il patogeno debba infettare anche il partner.
«Abbiamo trovato materiale genetico virale nel liquido seminale – ha affermato il dr. Alex Salam a WebMD – È importante notare che questo non significa che il virus sia vitale, cioè in grado di replicare. Per dimostrare questo, il virus deve essere isolato e cresciuto in cellule o in animali. Per molti dei virus, questo test non è stato fatto, quindi non sappiamo se il virus sia in grado di infettare o no.»
Il virus Zika: l’ipotesi della trasmissione sessuale
Quanto pubblicato su Emerging Infectious Diseases rappresenta, però, una conferma di alcune ipotesi che già circolavano nel mondo medico-scientifico. Nel 2016, un gruppo di ricercatori italiani dell’Istituto per le malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma aveva infatti pubblicato uno studio, sulla rivista Eurosurveillance, nel quale si affermava che il virus Zika rimane nel liquido seminale fino a sei mesi dopo la comparsa dei sintomi della malattia provocata da questo agente patogeno, smentendo studi precedenti che ipotizzavano una permanenza di non oltre 4 mesi dell’agente virale nel fluido spermatico.
I primi risultati che confermavano la presenza del virus Zika nello sperma risalgono al dicembre 2013, quando venne analizzato lo sperma di un uomo di Tahiti in terapia per ematospermia (condizione caratterizzata dalla presenza di sangue nel liquido seminale).
Già nel 2008 un uomo americano, che si era recato nel sud-est del Senegal, aveva manifestato prostatite, ematospermia e segni tipici dell’ infezione virale. Dopo qualche giorno la moglie iniziò a manifestare i sintomi dell’infezione da virus Zika e, considerando che la donna non si era recata in zone endemiche durante l’anno precedente, l’unica modalità di trasmissione plausibile era la via sessuale, dato che aveva avuto rapporti non protetti con il marito dopo che egli era rientrato dal viaggio.
Al contrario, non ci sono state evidenze di contagio sessuale da donna a uomo: la trasmissione è sempre avvenuta nel verso opposto. Proteggersi, anche in questo caso, rappresentata una parola d’ordine imprescindibile.