I rischi dell'anestesia totale: cosa sapere prima di un intervento

Valentina Montagna | Editor

Ultimo aggiornamento – 10 Settembre, 2024

medico anestesista durante l'intubazione del paziente

L'anestesia totale o generale provoca uno stato simile al sonno indotto dall'uso di una combinazione di farmaci noti come anestetici, somministrati prima e durante un intervento chirurgico o altre procedure mediche per via endovenosa o gas inalati attraverso una mascherina.

Questa pratica medica, eseguita da un medico anestetista, permette di eseguire interventi chirurgici complessi in uno stato di incoscienza monitorata, per evitare che il paziente provi dolore o abbia percezione di quello che sta avvenendo.

Grazie ai progressi della medicina, oggi l'anestesia generale viene praticata in condizioni di massima sicurezza. Ma come per qualsiasi altra procedura medica, non è completamente priva di rischi. Rischi che aumentano in alcuni casi.

Vediamo nel dettaglio quali sono gli effetti post anestesia totale, al risveglio, e quali sono i potenziali rischi correlati più o meno gravi.

In cosa consiste l'anestesia generale

L'anestesia generale è una condizione indotta e reversibile di perdita di coscienza controllata, accompagnata da rilassamento muscolare e blocco del dolore (analgesia).

Questa condizione viene mantenuta per tutta la durata dell'intervento chirurgico attraverso la somministrazione di diversi farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale e periferico.

In questo modo, vengono inibite temporaneamente la percezione del dolore e la capacità di ricordare. In genere, si ricorre all'anestesia totale per interventi lunghi o molto dolorosi.

Come viene somministrata l'anestesia

L'anestesia viene somministrata per via endovenosa attraverso una cannula (un sottile tubo di plastica che si inserisce in una vena, di solito sul dorso della mano) oppure sotto forma di soluzione gassosa respirata attraverso una maschera collocata sulla bocca.

L'effetto dell'anestetico agisce in modo rapido, generando dapprima uno stordimento e poi la perdita dei sensi entro un minuto circa.

L'anestesista resta in sala per tutta la durata dell'intervento, assicurandosi che si continui a ricevere l'anestetico e che persista lo stato di incoscienza controllato. Al termine, somministrerà farmaci antidolorifici per lenire il dolore al risveglio.

Dopo il risveglio, il paziente viene tenuto sotto stretta osservazione nel reparto di terapia post-anestesiologica fino al recupero di un adeguato livello di coscienza e delle attività respiratoria, cardiocircolatoria e motoria.

Gli anestetici possono influenzare la memoria, la concentrazione e i riflessi per un giorno o due, quindi è importante che si venga monitorati per almeno 24 ore dopo l'intervento. 

La visita anestesiologica e la valutazione dei rischi

Prima dell'intervento, il paziente viene sempre sottoposto a un'accurata visita anestesiologica.

In questa fase di valutazione preoperatoria, l'anestesista:

  • raccoglie tutte le informazioni necessarie per pianificare la procedura anestesiologica più appropriata e sicura;
  • verifica che il paziente sia idoneo a sottoporsi all’anestesia, valutandone valori ed esami eseguiti;
  • valuta la salute generale, la storia clinica e l'eventuale pregresso familiare di problemi con l'anestesia;
  • fornisce chiare istruzioni da seguire, tra cui cosa mangiare o bere nelle ore precedenti l'intervento.

Nel dettaglio, si considerano questi fattori:

  • eventuali allergie note;
  • storia clinica del paziente (patologie pregresse e attuali);
  • età, peso, altezza, indice di massa corporea (BMI);
  • stile di vita e le abitudini (es. fumo, alcolici, attività fisica regolare o meno);
  • farmaci in corso. 
  • patologie pregresse e/o altri interventi chirurgici;
  • patologie sottostanti (ipertensione, diabete, asma, ecc.);

I pazienti vengono categorizzati in base al rischio anestesiologico secondo le classi ASA.

La prima classe comprende individui in ottimo stato di salute, privi di patologie oltre a quella che necessita l'intervento chirurgico (ad esempio, un'ernia inguinale).

Nella seconda classe si collocano persone con disturbi sistemici lievi (come ipertensione ben gestita farmacologicamente, obesità moderata, o diabete controllato tramite dieta). Queste condizioni, se note all'anestesista, non comportano rischi particolari.

La terza classe ingloba pazienti affetti da patologie sistemiche gravi ma non invalidanti (ipertesi, diabetici, bronchitici cronici). Questi soggetti richiedono un trattamento specifico pre-operatorio per minimizzare i rischi correlati.

Infine, la quarta classe racchiude individui con malattie sistemiche invalidanti che minacciano la sopravvivenza (ad esempio, grave insufficienza cardiaca, insufficienza respiratoria che richiede ossigenoterapia, o severa insufficienza epatica).

Alla fine della visita il paziente, una volta informato su tutto quanto riguarda l'anestesia, firma il modulo di consenso informato.

La scelta dell'anestesia

La scelta dell'anestesia dipende da alcuni fattori legati al tipo di intervento chirurgico:

  • durata dell'intervento;
  • necessità di ricorrere all'uso di rilassanti muscolari;
  • possibilità di un'emorragia;
  • rischio di alterazione di alcuni funzioni vitali, come la respirazione, la pressione sanguigna o la frequenza cardiaca.

I rischi e gli effetti collaterali più comuni

L'anestesia generale è una pratica sicura che non comporta rischi particolari o gravi nella maggior parte dei casi. Le complicazioni possono verificarsi in relazione al tipo di intervento a cui ci si sottopone e alla propria salute fisica generale.

Per quanto riguarda gli effetti collaterali, i più comuni sono transitori e si risolvono da soli nel giro di qualche ora o al massimo pochi giorni.

Tra questi:

  • nausea e vomito post-operatori nell'immediato;
  • mal di gola o fastidio alla deglutizione (dovuti al tubo endotracheale);
  • piccole ferite alle labbra o alla lingua a causa delle manovre di intubazione 
  • sonnolenza residua e sensazione di stordimento;
  • visione offuscata;
  • confusione e perdita di memoria (soprattutto nelle persone anziane)
  • brividi e sensazione di freddo da pochi minuti a qualche ora;
  • vertigini e mal di testa;
  • dolori muscolari;
  • difficoltà temporanee a urinare.

Rischi e complicanze rare ma potenzialmente gravi

In casi davvero rari ed eccezionali, l'anestesia generale può dare origine a complicanze serie come:

  • reazioni allergiche gravi (shock anafilattico) ai farmaci anestetici;
  • problemi respiratori (laringospasmo, broncospasmo, polmonite ab ingestis);
  • danni neurologici da ipossiaipotensione;
  • ipertermia maligna (patologia genetica scatenata da alcuni anestetici);
  • risveglio intraoperatorio con percezione di dolore e/o ricordo dell'evento.

I rischi possono aumentare in pazienti in età più avanzata e con gravi patologie sottostanti, fumatori o con problemi di sovrappeso e obesità. In particolare, le persone anziane sottoposte a interventi più complessi possono riportare stati confusionali o essere soggetti a polmonite, ictus o infarto. 


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Come minimizzare i rischi: prima, durante e dopo l'intervento

Seguendo con attenzione le raccomandazioni dell'anestesista, è possibile ridurre notevolmente il rischio di complicanze e di effetti collaterali spiacevoli.

In particolare, è fondamentale:

  • comunicare in modo chiaro la propria storia clinica e i farmaci che si stanno assumendo ed eventuali integratori;
  • qualora indicato, sospendere l'assunzione di alcuni farmaci nei giorni precedenti l'intervento (es. anticoagulanti, antiaggreganti, MAO-inibitori);
  • seguire le indicazioni sul digiuno pre-operatorio (le regole sul mangiare e sul bere sono stabilite per dare tempo al cibo e ai liquidi di svuotarsi dallo stomaco prima dell'intervento);
  • evitare il fumo di sigaretta per almeno 1-2 settimane prima e dopo l'intervento.

Domande frequenti sull'anestesia generale

È possibile restare coscienti durante dopo l'anestesia?

Anche se raramente, può capitare che una persona sotto sedazione resti cosciente per una parte o per tutta la durata dell'intervento chirurgico (sensibilizzazione intraoperatoria involontaria), più comune durante gli interventi chirurgici urgenti o di emergenza. Come può accadere, anche se raramente e senza una spiegazione plausibile, che si avverta dolore nonostante l'anestesia generale.

Quanto tempo ci vuole per smaltire l'anestesia?

Gli effetti dell'anestesia generale, tra cui la spossatezza post-intervento, possono persistere nei giorni successivi, ma per diversi motivi non strettamente correlati alla procedura. In realtà, gli effetti degli anestetici moderni svaniscono completamente in un paio d'ore.

Quali sono le altre forme di anestesia?

A seconda dell'intervento, si ricorre ad altre forme di anestesia:

  • anestesia spinale: può essere consigliata per il parto cesareo o per un intervento all'anca;
  • Anestesia regionale: blocca la sensibilità di una zona più ampia del corpo, come un arto o una parte del tronco, attraverso l'iniezione di anestetico vicino ai nervi principali. Esempi sono l'anestesia spinale, epidurale e del plesso brachiale;
  • anestesia locale: prevede l'iniezione di un anestetico in una zona specifica del corpo, per addormentare solo quella parte senza intaccare la coscienza del paziente. È utilizzata per piccoli interventi chirurgici, come suture o rimozione di lesioni cutanee;
  • anestesia topica: consiste nell'applicazione di un anestetico sulla superficie della pelle o delle mucose, senza bisogno di iniezioni. È utilizzata per interventi superficiali come la rimozione di piccoli nei o l'applicazione di cerotti medicati;
  • anestesia sedativa: la sedazione profonda, raggiunta con farmaci iniettati per via endovenosa, riduce la coscienza del paziente senza arrivare alla completa perdita dei sensi come nell'anestesia generale. Questa procedura viene utilizzata per esami o piccoli interventi, mantenendo il paziente vigile ma rilassato (spesso anche per indagini diagnostiche, come colon o gastroscopie).
Valentina Montagna | Editor
Scritto da Valentina Montagna | Editor

La mia formazione comprende una laurea in Lingue e Letterature Straniere, arricchita da una specializzazione in Web Project Management. La mia esperienza nel campo si estende per oltre 15 anni, nei quali ho collaborato con nutrizionisti, endocrinologi, medici estetici e dermatologi, psicologi e psicoterapeuti e per un blog di un'azienda che produce format televisivi in ambito alimentazione, cucina, lifestyle.

a cura di Dr. Christian Raddato
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