Sonno e lavoro: la ricerca McKinsey
Secondo la ricerca della società internazionale di consulenza manageriale, McKinsey & Company, che lo scorso febbraio ha pubblicato un report sul tema sonno e lavoro dal titolo The organizational cost of insufficient sleep (“I costi organizzativi di un sonno insufficiente“), il leader migliore è colui che dorme meglio.
In particolare, i risultati dello studio mostrano come imparare a dormire bene rappresenti una condizione fondamentale per rendere bene al lavoro: un buon sonno non migliora soltanto l’umore e la salute, ma anche le performance lavorative e – dunque – il fatturato.
Dormire bene migliora la leadership
Secondo lo studio McKinsey, dormire male compromette le performance dei leader aziendali. Ma come si spiega tutto ciò?
Svariati studi scientifici hanno mostrato come la corteccia prefrontale, area celebrale deputata al controllo di tutte le facoltà mentali di grado superiore (come il problem solving, il ragionamento e la pianificazione), patisca in modo particolare la stanchezza e la carenza di sonno.
Inoltre, dormire poco o male può minare le qualità principali dei leader, ovvero forte orientamento ai risultati, problem solving, la capacità di trovare punti di vista alternativi e la propensione ad aiutare gli altri: se non si riposa bene e per un numero di ore sufficiente, spesso non si è in grado di focalizzare l’attenzione su una data questione, mentre un buon sonno migliora il problem solving creativo, l’apprendimento e il processo decisionale.
Sonno e lavoro: cosa possono fare le aziende?
I datori di lavoro e le aziende potrebbero ottenere dai propri dipendenti performance lavorative ottimali, se mettessero in campo programmi di formazione ad hoc per “insegnare” loro a dormire bene. In particolare, molte aziende stanno attuando in via sperimentale moderne politiche aziendali mirate al miglioramento della qualità del sonno e, dunque, della qualità della vita dei propri dipendenti.
Ma in cosa consistono queste politiche aziendali?
- Orari ridotti e blocco delle mail in orari non lavorativi
- Turni e lavoro da casa
- Utilizzo delle ferie
- Stanze in ufficio appositamente pensate per dormire: secondo le ricerche un pisolino di 10-30 minuti migliora l’attenzione e la produttività fino a due ore e mezza
Sonno e produttività sul lavoro
Tutti sappiamo che spesso i disturbi del sonno possono ridurre drasticamente i livelli di produttività al lavoro: insonnia, apnee notturne, russamento, turni notturni possono compromettere la qualità del sonno e dunque ridurre, seppure in modo indiretto, la nostra “resa” lavorativa.
In particolare, a conferma di quanto detto, una ricerca condotta presso la Harvard Medical School ha mostrato i “danni”, in termini di produttività, legati ai disturbi del sonno dei dipendenti: i costi per le aziende americane ammonterebbero ad oltre 60 miliardi di dollari all’anno.