Giornata Mondiale contro il Papilloma Virus: a che punto siamo con prevenzione e vaccinazioni?

Arianna Bordi | Editor

Ultimo aggiornamento – 28 Febbraio, 2025

Medico somministra vaccino al braccio di una giovane ragazza coi capelli rossi

Il Papilloma virus (HPV) è un'infezione virale diffusa che colpisce la pelle e le mucose, causando diversi disturbi, tra cui il cancro cervicale.

La sua trasmissione avviene principalmente attraverso i rapporti sessuali non protetti, rappresentando una delle malattie sessualmente trasmesse più comuni.

Di seguito una panoramica su questo virus e sull’importanza della prevenzione vaccinale per contrastarlo.

Papilloma Virus: cos’è, sintomi, diagnosi

L'HPV è una famiglia di virus che possono infettare la pelle e le mucose di varie parti del corpo: esistono oltre 100 tipi di HPV, alcuni dei quali possono portare a condizioni più gravi.

Il Papilloma Virus si suddivide in genotipi a basso e alto rischio oncogeno: quelli a basso rischio, come l'HPV 4, 6 e 11, sono associati a lesioni genitali a bassa capacità di trasformazione maligna e alta capacità di regressione spontanea; i 14 genotipi ad alto rischio, tra cui l'HPV 16, 18, 31, 33, 45, 52, 58, sono noti per il loro potenziale oncogeno elevato, portando a lesioni che, se non trattate, possono progredire verso lo stadio tumorale.

Il virus, infatti, ha la capacità di penetrare nelle cellule della pelle e delle mucose, modificandone il DNA e causando la crescita di cellule anomale.

I genotipi a basso rischio possono manifestarsi come verruche, mentre quelli ad alto rischio possono portare a lesioni precancerose o cancerose; l'identificazione precoce di questi segnali, infatti, può favorire un intervento tempestivo e ridurre il rischio di complicazioni.

La diagnosi delle manifestazioni come verruche e condilomi avviene attraverso una visita specialistica ginecologica o dermatologica, ma esistono anche test diagnostici che rilevano la presenza del DNA virale, come l'HPV DNA test, ed esami per individuare lesioni precancerose o neoplastiche, come il Pap test e la colposcopia.


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Contrariamente ad altri virus, l'infezione da HPV non conferisce un'immunità permanente: la stragrande maggioranza della popolazione si infetta almeno una volta nella vita, ma in più del 90% dei casi l'infezione si risolve spontaneamente senza sintomi evidenti; nel restante 10% dei casi, però, l'infezione persiste, potenzialmente causando lesioni precancerose e cancerose.

Il dato più significativo è che l'HPV è responsabile di quasi tutti i casi di cancro della cervice, che rappresenta il quarto tumore più comune tra le donne e il 5% di tutte le neoplasie a livello globale: ogni anno, dunque, circa 570.000 donne e 60.000 uomini sviluppano un tumore correlato all'HPV.

HPV: la prevenzione vaccinale è fondamentale

Per massimizzare l'efficacia di questo strumento preventivo le istituzioni sanitarie raccomandano fortemente la somministrazione precoce del vaccino

Viene consigliato sia per le ragazze che per i ragazzi prima dell'inizio dell'attività sessuale: può, infatti, proteggere contro i tipi di HPV più comuni e ridurre significativamente il rischio di sviluppare complicazioni serie.

Secondo le indicazioni dell'OMS, la fascia raccomandata per la vaccinazione si colloca tra i 9 e i 14 anni: ricerche recenti, infatti, come una review condotta dalla Yale University, confermano che l'efficacia del vaccino contro le infezioni da HPV, verruche anogenitali, lesioni e tumori alla cervice è massima quando la somministrazione avviene in età precoce, pur mantenendosi elevata anche in giovane età.

Non sorprende quindi che, oltre alla vaccinazione nella fascia ideale, si stiano diffondendo raccomandazioni per attività di recupero anche tra i giovani che non sono stati precedentemente vaccinati: la vaccinazione di recupero (catch-up) è consigliata soprattutto alle donne di età fino a 26 anni che non hanno ricevuto il vaccino in precedenza o che non hanno completato il ciclo vaccinale.

È importante chiarire che il vaccino non ha il potere di curare un'infezione o un tumore già correlato all'HPV; tuttavia, anche in presenza di un'attuale infezione la vaccinazione è fortemente consigliata, poiché offre una protezione contro le future reinfezioni e gli altri ceppi del virus.

Nessun vaccino per contrastare il Papilloma Virus offre una protezione del 100%, è quindi essenziale comprendere che il rischio residuo non può essere completamente eliminato: per garantire una copertura completa è consigliabile adottare ulteriori misure preventive e praticare comportamenti sessuali sicuri.

Vaccinazione in Italia: modalità e tempistiche

La vaccinazione contro l'HPV non è obbligatoria in Italia, ma assume un ruolo di rilievo essendo inclusa nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).

Ecco le informazioni aggiornate riguardo al funzionamento di questo programma:

  • età raccomandata: la vaccinazione è raccomandata e offerta gratuitamente a ragazze e ragazzi nel dodicesimo anno di vita, ossia a 11 anni compiuti;
  • regioni e province autonome: tutte le regioni e province autonome italiane offrono attivamente la vaccinazione anti-HPV a questa fascia d'età;
  • regime di somministrazione: per i ragazzi e le ragazze che iniziano la vaccinazione prima dei 15 anni, sono previste due dosi somministrate a distanza di 6 mesi. Se il ciclo vaccinale inizia dopo il compimento dei 15 anni, sono previste tre dosi. La maggior parte delle Regioni prevede il pagamento agevolato per altre fasce di età non coperte dalla gratuità, sebbene queste non siano oggetto di chiamata attiva né di attività di recupero;
  • tipologia di vaccini: attualmente in Italia è disponibile un vaccino anti-HPV in formulazione 9-valente, che previene la maggior parte delle infezioni da parte dei nove tipi di HPV più diffusi;
  • piano nazionale di prevenzione: il PNPV 2023-2025 si pone l'obiettivo di raggiungere una copertura del 95% per la vaccinazione anti-HPV, in particolare alla luce del calo preoccupante delle vaccinazioni registrato durante la pandemia di Covid-19.

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È importante notare che, nonostante l'offerta vaccinale, le coperture attuali sono ancora al di sotto degli obiettivi prefissati.

Infatti, analizzando i dati più recenti forniti dal Ministero della Salute, relativi all'anno 2022, emerge un quadro della copertura vaccinale contro l'HPV (Papilloma virus umano) che desta preoccupazione: tra i dodicenni la percentuale di vaccinazione si attesta al 38,78% per le ragazze e al 31,81% per i ragazzi; salendo alla fascia d'età dei quindicenni, si osserva un aumento della copertura, con il 69,32% delle ragazze vaccinate, ma solo il 44% dei ragazzi.

Un elemento critico è che nessuna regione italiana è riuscita a raggiungere l'obiettivo del 95% di copertura vaccinale in tutte le fasce d'età considerate; inoltre, si riscontrano notevoli differenze tra le diverse aree geografiche del paese, evidenziando disuguaglianze nell'accesso alla vaccinazione e nella sensibilizzazione sull'importanza della prevenzione dell'HPV.

OMS e il piano 90-70-90: sta funzionando?

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha lanciato un programma ambizioso, denominato "90-70-90", con l'obiettivo di eliminare il cancro della cervice uterina entro il 2030.

Si articola in tre pilastri fondamentali:

  • vaccinazione: si punta a vaccinare il 90% delle ragazze contro il virus dell'HPV (Papilloma virus umano) entro il compimento del quindicesimo anno di età;
  • screening: si prevede di sottoporre al 70% delle donne uno screening efficace per la diagnosi precoce, effettuando un primo test entro i 35 anni e un secondo entro i 45 anni;
  • trattamento: si mira a garantire che il 90% delle donne diagnosticate con lesioni precancerose o con cancro cervicale invasivo riceva il trattamento adeguato.

In Europa molti paesi hanno avviato programmi di screening per la prevenzione del cancro della cervice uterina: nello specifico, dei 53 paesi europei, 37 li hanno attuati concretamente.

Tuttavia, un dato preoccupante emerge dall'analisi della copertura: solo 15 di questi paesi riescono a raggiungere la soglia del 70% di copertura raccomandata.

Il caso scozzese: traguardo storico della vaccinazione

La vaccinazione contro l’HPV in Scozia ha raggiunto un risultato incredibile, confermando la sua efficacia e portando a zero casi di tumore cervicale tra le ragazze e le donne nate tra il 1988 e il 1996.

Questi risultati, emersi da uno studio su un'intera generazione di circa 450.000 persone vaccinate, evidenziano il potere protettivo del vaccino, somministrato anche con una sola dose a ragazze di 12-13 anni.

Il Journal of the National Cancer Institute ha pubblicato recentemente questo studio, basato su un'analisi attenta dei dati dei Registri Tumori, dimostrando che la vaccinazione ha completamente azzerato il rischio oncologico senza mostrare alcun effetto collaterale o problema.

Dal 2008 la Scozia ha, infatti, implementato una massiccia campagna di vaccinazione, raggiungendo il 90% di copertura vaccinale tra gli studenti di circa 15 anni.

È importante, infatti, ricordare nuovamente che la vaccinazione dovrebbe avvenire prima dell'inizio dell'attività sessuale, garantendo una copertura completa e contribuendo a ridurre ulteriormente la circolazione del virus.

I risultati positivi in Scozia riflettono tendenze simili in tutto il mondo, come dimostrato dalle esperienze di paesi come l'Australia e la Finlandia, che hanno adottato con decisione la strada delle vaccinazioni di massa.

La vaccinazione contro l'HPV emerge così non solo come un successo individuale, ma come una strategia vincente nella lotta contro il tumore cervicale e le sue gravi conseguenze.

Arianna Bordi | Editor
Scritto da Arianna Bordi | Editor

Dopo la laurea in Letteratura e Lingue straniere, durante il mio percorso di laurea magistrale mi sono specializzata in Editoria e Comunicazione visiva e digitale. Ho frequentato corsi relativi al giornalismo, alla traduzione, alla scrittura per il web, al copywriting e all'editing di testi.

Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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