Fegato: una mutazione potrebbe causare una malattia anche nei soggetti normopeso

Marco Cicirello | Blogger

Ultimo aggiornamento – 31 Luglio, 2015

Un team di ricerca della città di Kumamoto, in Giappone, ha presentato su Plos One una ricerca sulla steatosi epatica non alcolica (Nafld), patologia solitamente associata all’obesità. Secondo i ricercatori questa malattia, a causa di una mutazione genetica, potrebbe colpire anche soggetti con un normale peso corporeo.

Cos’è la steatosi epatica?

La steatosi epatica non alcolica è una patologia che colpisce il fegato e comprende una serie di problematiche legate all’accumulo di grasso in questo organo, in assenza di un notevole consumo di alcool. L’obesità è fortemente associata a questa malattia capace di causare anche altre patologie, come il diabete, malattie cardiovascolari e malattie croniche del rene.

Il team di ricerca giapponese ha scoperto che la mutazione del gene PNPLA3 aumenta il rischio di questa patologia anche nei soggetti che hanno un peso normale.

Lo studio

I ricercatori hanno svolto uno studio cross-sectional su 740 individui e uno studio longitudinale retrospettivo su 393 soggetti dei quali erano state registrate le condizioni di salute negli ultimi cinque anni. Chi consumava abitualmente alcool o aveva epatite B o C è stato escluso dal rischio di contrarre la steatosi epatica non alcolica.

I ricercatori hanno analizzato il rapporto tra il rischio di steatosi e la presenza del PNPLA3 genotipo mutante, sia in individui in sovrappeso che normopeso. Secondo i risultati, chi possiede questa mutazione genetica ha maggiori possibilità di manifestare la malattia e avere ridotte funzionalità renali rispetto a chi non ha la mutazione ed è anche sovrappeso.

Scoprire questa mutazione, quindi, è importante per poter individuare precocemente i soggetti che sono potenzialmente a rischio.

Ci auguriamo che chiarendo i fattori di rischio per la Nafld nei soggetti di normopeso, si aiuti ad identificare le popolazioni più sensibili ai fini della prevenzione e del trattamento precoce della malattie e delle sue complicanze”, ha dichiarato il dottor Kentaro Oniki dell’Università di Kumamoto, che ha guidato il gruppo di ricerca. “Soprattutto all’interno delle popolazioni asiatiche”.

 

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Scritto da Marco Cicirello | Blogger

La scrittura è la mia personale visione del mondo. Penso che tutto ciò che riguarda gli uomini riguardi anche me e, grazie a Pazienti, posso parlare ogni giorno della cosa più importante della vita: la salute, sia quella fisica che quella mentale.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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