Una ricerca condotta dall’Università della California ha concluso che i farmaci anti-malaria non sono efficaci nel trattamento del diabete, in quanto non creano nuove cellule pancreatiche in grado di produrre insulina, le cosiddette cellule beta. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Cell Metabolism lo scorso 2 novembre, e smentisce un precedente studio pubblicato su Cell a gennaio di quest’anno.
Mark Huising, ricercatore del Dipartimento di Neurobiology, Physiology and Behavior del UC Davis College of Biological Sciences, a capo dello studio, ha commentato così le sue conclusioni: «in un primo momento speravamo di poter replicare i risultati della prima ricerca, purtroppo così non è stato». Vediamo insieme nel dettaglio come è arrivato a questa smentita.
Diabete: cellule alfa e cellule beta, facciamo chiarezza
I sintomi del diabete di tipo 1 e tipo 2 sono piuttosto simili, tuttavia le cause sottostanti sono differenti:
- Nel diabete di tipo 1 il corpo non riesce a creare abbastanza insulina, un ormone prodotto dal pancreas che regola l’assunzione cellulare dei nutrienti.
- Nel diabete di tipo 2, invece, l’insulina è presente, ma le cellule non rispondono efficacemente ad essa.
Come sappiamo, l’insulina è prodotta dal pancreas, in particolare dalle isole pancreatiche o isole di Langerhans, che contengono sia cellule alfa sia cellule beta: queste ultime sono in grado di secernere l’insulina. Nel diabete di tipo 1 questa cellula viene «persa», pertanto la produzione di insulina viene meno. Proprio per questo meccanismo sottostante, l’interesse degli scienziati è orientato alla ricerca di un metodo in grado di generare nuove cellule beta. Idealmente, il trattamento ipotizzato dallo studio pubblicato su Cell avrebbe dovuto trattare la condizione tramite l’assunzione di un farmaco per la cura del diabete, in grado dunque di stimolare questo processo individuato.
I farmaci antimalarici per la cura del diabete: una “scoperta” accattivante
All’inizio del 2017, in un articolo pubblicato sulla rivista Cell, un team europeo aveva riferito che il farmaco antimalarico Artemether avrebbe potuto promuovere la conversione di cellule alfa in cellule beta funzionali. Nulla di nuovo: la conversione di cellule alfa in cellule beta era già stata descritta precedentemente. Questa, però, era la prima volta in cui un farmaco esistente promuovesse tale trasformazione. Non è difficile quindi capire perché questo articolo causò uno stato di grande entusiasmo generale.
Proprio per questo motivo, Huising, con l’aiuto del suo laureando Sharon Lee, decise di replicare l’esperimento originale con l’utilizzo di tutti gli strumenti di precisione necessari. La conferma da tutti sperata, però, non è arrivata.
I nuovi risultati
Per compiere questi esperimenti, Lee ha utilizzato isole pancreatiche derivate da topi. Dopo circa quattro mesi di sperimentazioni con l’utilizzo del farmaco Artemether, i risultati mostrarono chiaramente che il farmaco antimalarico non aveva attivato in alcun modo la conversione in cellule beta, nonostante quanto sostenuto dal precedente studio pubblicato su Cell.
La nuova pubblicazione di Lee e Huising sottolinea quindi, oltre ai risultati, l’importanza della riproducibilità degli esperimenti. Si tratta infatti di un argomento di perenne preoccupazione e fortemente contestato in tutti i livelli di ricerca scientifica.
«È di fondamentale importanza ricordare che il nostro lavoro in laboratorio ha un impatto nel mondo reale – ha commentato Huising – Dovremmo quindi continuare a sforzarci per mantenere degli standard elevati, sopratutto quando parliamo di scoperte che promettono una possibile cura per il diabete».
In conclusione, quindi, seppur il farmaco antimalarico sperimentato non si è rivelato in grado di curare il diabete di tipo 1, la ricerca è ancora aperta. Dopo aver letto questa vicenda, cosa ne pensate del commento di Huising? Condividete il suo pensiero?