Ernia ombelicale, quando l’intervento è necessario

Elena Marchesi | Biologa e ricercatrice

Ultimo aggiornamento – 03 Ottobre, 2017

Ernia ombelicale: quando intervenire?

Le ernie sono disturbi piuttosto comuni che colpiscono donne e uomini di ogni età. In particolare, l’ernia ombelicale è un problema che interessa l’area sovrastante o sottostante l’ombelico. Si manifesta con la fuoriuscita del rivestimento addominale o di una parte dell’intestino attraverso l’ombelico, portando alla formazione di una protrusione di dimensioni che variano da 1 a 5 centimetri. Il trattamento spesso consigliato dai medici consiste in un’operazione. La scelta di ricorrere alla chirurgia, però, non è sempre scontata. Vediamo insieme quando operare un’ernia ombelicale.

Ernia ombelicale: non tutte sono uguali

Esistono diversi tipi di ernia ombelicale:

  • Ernia embrionale o fetale: è un difetto fisiologico causato dalla chiusura incompleta o difettosa della parete addominale durante la gestazione. Si tratta quindi di un’ernia congenita.
  • Ernia neonatale o onfalocele: si manifesta in seguito alla caduta del cordone ombelicale. Le principali cause sono la malnutrizione della madre durante la gravidanza, un ritardo nella cicatrizzazione del cordone ombelicale o un trattamento scorretto della ferita.
  • Ernia ombelicale nell’adulto: può presentarsi in seguito ad uno sforzo eccessivo ed è sempre riconducibile alla presenza di uno scarso tono muscolare della parete addominale e all’aumento della pressione intra-addominale che può verificarsi in seguito ad ascite, cirrosi, gravidanze multiple, tumori della cavità addominale e obesità.

Le cause di tale disturbo dipendono quindi dalla tipologia stessa dell’ernia. Negli adulti, ad esempio, potrebbero insorgere per:

  • La presenza di liquido nella cavità addominale
  • Una precedente chirurgia addominale
  • Dialisi peritoneale cronica

I fattori di rischio, invece, includono l’obesità e la gravidanza, soprattutto in caso di gravidanze multiple.

Come individuare un’ernia

Nonostante una piccola ernia ombelicale possa essere asintomatica, è sempre presente un gonfiore di dimensioni variabile nella zona dell’ombelico. Questo rigonfiamento tende ad essere meno visibile in posizione supina, mentre è più evidente in posizione eretta o sotto sforzo.

I sintomi dell’ernia ombelicale comprendono:

  • Sensazione di bruciore localizzato
  • Dolore che si acutizza in seguito ad un colpo di tosse, ad uno starnuto, al sollevamento di carichi pesanti o a complicanze (come formazione di aderenze o strozzamento dell’ernia)

Nei neonati o nei bambini, l’ernia ombelicale solitamente si ingrossa durante uno sforzo o il pianto.

Qualora fossero presenti questi segnali, è opportuno rivolgersi ad un medico specialista, il quale sarà in grado di effettuare la diagnosi attraverso una visita, osservando e palpando l’addome del paziente. Potrebbe essere chiesto di tossire per verificare se il dolore aumenta durante questa azione.

Per escludere eventuali concomitanze con altre patologie e per accertare la presenza di aderenze o liquidi, potrebbero rivelarsi necessari ulteriori esami strumentali, tra cui:

  • Ecografia
  • Test di imaging
  • Test ad ultrasuoni

Quando e come intervenire

Come già anticipato, il trattamento spesso consigliato consiste in un semplice intervento chirurgico, che prevede:

  • Ricollocazione delle viscere
  • Ricostruzione dell’orifizio ombelicale
  • Saturazione delle fasce addominali
  • Rafforzamento della parete addominale attraverso l’utilizzo di reti di materiale biocompatibile permanente (se necessario).

Il rischio dell’operazione è basso, in ogni caso potrebbero presentarsi complicazioni qualora si soffrisse di altre condizioni mediche. Altri rischi rari includono:

  • Allergia all’anestesia
  • Coaguli sanguigni
  • Infezioni
  • Lesioni all’intestino tenue

Il post-operatorio dell’ernia ombelicale generalmente è breve. È comunque consigliato evitare sforzi eccessivi nei primi giorni dopo l’intervento. L’attività lavorativa può essere ripresa dopo 10/15 giorni, mentre l’attività sportiva dopo almeno 20 giorni ed in seguito al via libera del medico. Il trattamento farmacologico, invece, è da escludersi per la natura dell’ernia, di tipo meccanico, originata dallo spostamento di parti interne.

Ricorrere alla chirurgia, però, non è sempre necessario. Nei neonati, ad esempio, l’ernia ombelicale non è una condizione allarmante e di norma si risolve spontaneamente nell’arco dei primi 12-18 mesi di vita. L’intervento chirurgico potrebbe comunque essere consigliato qualora l’ernia:

  • Fosse ancora presente al compimento dei 3 o 4 anni
  • Causasse dolore
  • Limitasse il flusso sanguigno.

Anche un’ernia ombelicale in seguito alla gravidanza solitamente rientra spontaneamente. Qualora non rientrasse dopo almeno 10 mesi dal parto, è possibile considerare la chirurgia come ipotesi di trattamento.

Nell’adulto, invece, potrebbe non regredire e talvolta anche aumentare di volume, incrementando il rischio di strozzamento (una condizione in cui l’intestino tende ad attorcigliarsi e ad incastrarsi nella porta erniaria, causando l’interruzione del flusso sanguigno che comporta un’ischemia). In questi casi l’intervento chirurgico è indispensabile.

Come osservato, la cura dell’ernia ombelicale dipende da molti fattori. Risulta quindi doveroso rivolgersi ad uno specialista, in modo da ricorrere al trattamento migliore per il proprio quadro clinico!

Elena Marchesi | Biologa e ricercatrice
Scritto da Elena Marchesi | Biologa e ricercatrice

Diplomata al Liceo Scientifico PNI in Matematica, ho iniziato i miei studi presso la facoltà di Biotecnologie dell’Università degli Studi di Milano, successivamente ho prediletto la facoltà di Science Communication & Bionics presso una Università Internazionale con sede in Germania. Attualmente sto assistendo in un progetto di ricerca finanziato dall’Unione Europea.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.