Epatite C, un nuovo farmaco permetterebbe l’eradicazione del virus HCV in 3 settimane. La cura, in Italia, è a carico dello Stato – ma è disponibile solo per un terzo dei pazienti.
Chi può avere accesso al farmaco salvavita?
“Molti pazienti sono costretti a comprare il farmaco all’estero”, afferma il Tribunale del Malato. È molto costoso, il nuovo farmaco che cura l’Epatite C. Nel nostro Paese, la cura è gratuita perché a carico dello Stato, che è riuscito a negoziare con le aziende produttrici uno “sconto” del 22% sul prezzo di acquisto del farmaco – ad oggi, circa 130 milioni di euro risparmiati per poter acquistare ancora altri farmaci.
Il meccanismo adottato è: più malati curati, più risparmi in proporzione, quindi ancora più malati curati. Ma i costi sono comunque così alti, che attualmente meno di una persona su 3 può essere curata col superfarmaco.
Chi ha dritto alle cure?
L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha stilato i criteri di priorità all’accesso alle innovative cure anti-epatite C. Ci sono liste di attesa: prima i pazienti più gravi.
Quindi, chi non è abbastanza malato deve aspettare di peggiorare, per poter accedere alle cure. Ma voler guarire prima che il proprio stato di salute peggiori non è un capriccio.
Il problema, insomma, è il diritto del malato a curarsi – un diritto che non è uguale per tutti e che pone il nostro Paese “a rischio di disparità sociale” – come afferma Pecorelli, presidente dell’Aifa.
I viaggi della speranza
Così, mentre si cerca di capire se e come curare più persone, chi non è così grave e può permettersi un viaggio intercontinentale vola in Oriente – in India, ad esempio, dove leggi molto permissive sui brevetti farmaceutici fanno sì che l’innovativo farmaco anti-epatite C sia disponibile a prezzi decisamente più abbordabili: poche migliaia di euro.
Ma il turismo sanitario e il fai da te sulle cure non pagano. Il programma di tutela di Cittadinanzattiva – Tribunale per i diritti del malato ‘Epatite, C Siamo’ spiega che: “il fenomeno va tracciato, analizzato e affrontato dalle Istituzioni per garantire la sicurezza delle cure, per evitare che si sviluppino soggetti intermediari che lucrano sulla salute e per rispondere a una vera domanda di salute a oggi insoddisfatta. […] Voler guarire prima che il proprio stato di salute peggiori non è un capriccio“.
Al Nord ci si cura meglio
La disparità sociale è un rischio anche per chi ha già diritto alle cure in Italia: i pazienti più gravi. Anche se l’incidenza dell’Epatite C è maggiore nelle regioni del Sud, complessivamente sono le regioni del Nord ad aver messo a disposizione dei pazienti di Epatite C un più facile accesso alle cure. Lo rivela il “meccanismo di risparmio prezzo-volume“, quello per cui più pazienti curati significa più rimborsi per poter accedere ad ancora più cure.
Lombardia ed Emilia Romagna hanno già ottenuto rispettivamente 10 e 6 milioni di euro di rimborsi – poco più di mezzo milione di euro in Sicilia e Sardegna.