Emangioma: gli esami da fare per la diagnosi del tumore vascolare

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

Emangioma

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Sapevate che negli ultimi decenni è stato registrato un aumento dei casi di anomalie vascolari? Capiamo bene di cosa stiamo parlando.
Si tratta di anomalie congenite dell’apparato circolatorio di varia natura e gravità, che possono interessare sia i vasi venosi che quelli o arteriosi o entrambi.

In particolare, gli emangiomi hanno una incidenza del 4-12% dei neonati con percentuali fino al 30% nei prematuri, soprattutto in quelli che pesano meno di 1500 gr. Interessano tutte le etnie, con minore frequenza in quella africana o asiatica e riconoscono un carattere di sporadicità, non essendo stato dimostrata ereditarietà ed essendo stata riscontrata solo raramente una trasmissione familiare.

Ma cosa sono gli emangiomi?

Si tratta di neoplasie benigne dell’endotelio (le cellule che rivestono internamente i vasi sanguigni) che hanno la caratteristica di proliferare nei primi 6-8 mesi di vita per poi andare incontro, nella maggior parte dei casi, a una regressione spontanea che può protrarsi fino all’età scolare, ma che circa nel 25% dei casi può lasciare esiti antiestetici: nel 60% dei casi si localizzano nel distretto cervico-facciale, nel 25% dei casi nel tronco e nel 15% alle estremità.

Si tratta, dunque, di un comune tumore vascolare dell’infanzia assolutamente benigno che colpisce, prevalentemente, il sesso femminile (rapporto di 3/4:1).

La causa?

Fra le ipotesi, la mutazione di un gene implicato nell’azione delle cellule endoteliali, che in presenza di determinate condizioni hanno la capacità di dare origine a nuovi vasi (neoangiogenesi): in particolare, è richiesta la presenza di fattori angiogenetici ed è possibile che le cellule dell’emangioma infantile siano esse stesse capaci di secernere tali fattori.

Tra i fattori di rischio, l’amniocentesi, la villocentesi, le gravidanze gemellari, la fecondazione assistita e le infezioni più in generale.

Come appare un emangioma?

Per descriverne l’aspetto, potremmo definire l’emangioma come una voglia di colore rosso, (per es. emangioma “a fragola”) o più chiara.
Si definiscono “superficiali “(nel 55% dei casi) gli emangiomi che si presentano come tumefazioni dal colore rosso acceso. “Profondi”, quando le tumefazioni sono sottocutanee, con un colore che tende al bluastro, ma non è così evidente (15% dei casi). “Misti”, se si hanno entrambi i casi (circa il 30%).

Inoltre, gli emangiomi possono essere:

  • segmentati, con un aspetto “a carta geografica” e più soggetti a ulcerazioni;
  • multipli, o multifocali, che si estendono maggiormente;
  • indeterminati, si estendono senza coinvolgere interamente una regione anatomica.

Come si diagnostica un emangioma?

Solitamente, la diagnosi è clinica e lo specialista si basa sulle caratteristiche dell’anomalia vascolare e sulla valutazione della storia della lesione.

Per ulteriori accertamenti, può essere necessario eseguire:

  • eco-color-Doppler, per individuare anche eventuali tumefazioni sottocutanee non pigmentate e capire, dunque, qual è la profondità del tumore;
  • risonanza magnetica, riservata agli emangiomi di grandi dimensioni su capo, collo, aree genitali;
  • biopsia, più raramente, quando si renda necessaria la distinzione degli emangiomi dagli altri tumori vascolari se gli esami non invasivi non risultino diagnostici.

Quali sono le terapie più indicate?

Attualmente, il farmaco di prima scelta è un antipertensivo – beta-bloccante – da assumere in capsule.
L’avvento della terapia medica con beta-bloccanti ha recentemente rivoluzionato il trattamento degli emangiomi infantili consentendo di arrestare la fase di crescita dell’emangioma e di accelerarne la regressione, con un’efficacia terapeutica che supera il 95%.

Solo di seconda scelta i corticosteroidi sistemici (cortisone), che si assumono per 4 o 12 settimane, riducendo gradualmente il dosaggio.

Il trattamento con il Dye laser, poi, è ottimo per le teleangectasie residue e non ha effetto nella iniziale fase proliferativa del tumore.

E la terapia chirurgica?

E’ una opzione quando le altre terapie mediche non risultano efficaci.
L’obiettivo principale delle varie terapie è sempre quello di ridurre il danno estetico/funzionale, soprattutto per le lesioni cervico-facciali.

E se comparissero delle ulcere? In questi casi, è bene scongiurare l’insorgere di infezioni con antibiotici per via topica e/o sistemica topici e, ovviamente, medicare adeguatamente la lesione ulcerata previa una delicata detersione. Le ulcere tendono a guarire in 15-20 giorni.
Ad ogni modo, sarà lo specialista a indicare la soluzione terapeutica migliore.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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