L’Ebola ci ha costretti a fare i conti con le nostre capacità di diagnosticare e trattare un virus pericoloso, le persone che provengono dai Paesi colpiti dall’epidemia e le quarantene.
Dal punto di vista della salute pubblica, come ci si comporta con un virus che ispira così tanta paura?
Un programma di analisi dati, sviluppato dal CDC (Center for Disease Control, Centro per il Controllo Malattie) pochi anni fa, è stato applicato all’Ebola da ottobre: ha aiutato il CDC a gestire la risposta al virus e la comunità di espatriati dall’Africa occidentale, per monitorare nuovi casi.
Il Dr. Martin Cetron, direttore del Reparto CDC di Migrazione Globale e Quarantena, ha dato una panoramica del programma in una conferenza a Philadelphia, questa settimana. L’applicazione usa censimento, dati sanitari e migratori delle popolazioni espatriate negli Stati Uniti da 105 paesi per valutare il rischio di diffusione delle malattie infettive. Inoltre, è possibile censire la popolazione per livello d’istruzione, reddito familiare e conoscenza della lingua inglese.
Il CDC si è focalizzato sulle città in cui sono approdati i viaggiatori di Sierra Leone, Nuova Guinea e Liberia, concentrandosi sui loro aeroporti. L’applicazione per iPad è stata progettata per essere utilizzata da funzionari sanitari, non da tutti i consumatori. Agli aeroporti sono stati distribuiti kit sanitari con termometri e telefoni cellulari, che includevano informazioni sui sintomi da individuare e sull’importanza di utilizzare un termometro per monitorare la temperatura per ventuno giorni. I telefoni, inoltre, hanno aiutato il CDC a rimanere in contatto con gli utenti, mandando e ricevendo messaggi dai funzionari della sanità con informazioni sulle risorse sanitarie locali.
Quali sono i primi risultati?
Cetron stima di aver distribuito più di cento cellulari e, alla domanda sulle chiamate che il CDC ha gestito, ha risposto che ne sono arrivate diverse, ma che tutte erano estranee all’Ebola. Questa applicazione, inoltre, è già stata utile per monitorare a livello mondiale la distribuzione di pollame e suini, con collaudi e controlli per scongiurare l’influenza aviaria e quella suina.
“Le epidemie sono spesso seguite da epidemie di paura e stigma, timori comprensibili vista la natura della malattia. Ma dobbiamo essere equilibrati quando parliamo ai media: l’epidemia deve essere controllata alla sua fonte”, ha detto Cetron, ricordando che la malattia è sotto controllo in Liberia, ma non in Guinea e Sierra Leone.