Dolore cronico: una soluzione dai farmaci per il morbo di Parkinson

Claudia Lepori | Blogger

Ultimo aggiornamento – 20 Gennaio, 2016

Il dolore cronico è una patologia che colpisce molte persone e purtroppo non esistono cure che si rivelino efficaci per combattere completamente la malattia.

Quando si parla di dolore cronico?

Si parla di dolore cronico, quando un soggetto è colpito da una algia persistente, la cui durata si protrae più a lungo del corso naturale della guarigione di una qualsiasi patologia. Questa forma di dolore, ahimè, colpisce più di un quarto della popolazione adulta, di età compresa tra i 40 e i 50 anni; oltre la metà dei casi si manifesta nelle donne (56%). 

Per questa ragione, il dolore cronico, da essere sintomo di una malattia, si trasforma nel disturbo vero e proprio, richiedendo una terapia specifica.

Tra le manifestazioni più comuni di dolore cronico troviamo:

  • lombalgia
  • artrite
  • mal di testa
  • nevralgia post erpetica
  • dolore muscolare diffuso

Le persone colpite da dolore cronico vivono male la loro quotidianità, peggiorando le prestazioni lavorative, la vita privata e sviluppando altri problemi, come ansia, depressione o sonnolenza. 

Un aiuto dalla scienza

Da anni, alcuni specialisti sono impegnati a trovare delle soluzioni valide per migliorare le condizioni dei soggetti colpiti. Un team di ricercatori ha scoperto che una regione chiave del circuito di ricompensa del nostro cervello può essere riprogrammato per combattere il dolore cronico. Anche se lo studio ha avuto esiti positivi solo sui topi, il risultato è incoraggiante e dimostra come una combinazione di due farmaci sia in grado di ristabilire l’armonia e ridurre i sintomi già negli animali.

La scoperta potrebbe, quindi, puntare verso una nuova strategia per il trattamento o anche la prevenzione del dolore cronico, una condizione che colpisce circa il 20% della popolazione mondiale.

Ma come?

La regione del cervello che è stata studiata si chiama nucleo accumbens (NAC) e si trova nel proencefalo. Ogni volta che ci impegniamo in attività piacevoli, come mangiare, fare sesso o assumere droghe, un fascio di neuroni si proietta nel NAC, inondando questa zona con la dopamina.

Questa è la risposta ai comportamenti gratificanti ed è la ragione principale per cui il NAC è implicato nella dipendenza. Ma il NAC non riguarda solo il piacere: sembra che abbia un coinvolgimento nella percezione del dolore. Gli studi hanno indicato che una delle due componenti principali del nucleo accumbens, il guscio, potrebbe essere coinvolta nella valutazione del dolore imminente.

Molte ricerche hanno trascurato questo aspetto e non hanno esaminato come il NAC risponde realmente al dolore. I ricercatori della Northwestern University in Illinois hanno pertanto deciso di analizzare la cosa, utilizzando dei roditori con problemi di dolore neuropatico, ossia il dolore cronico che è normalmente associato con danni al sistema nervoso.

Pubblicato su Nature Neuroscience, lo studio ha evidenziato che dopo un trauma nervoso, i neuroni nel NAC dei roditori sono diventati più eccitabili. Inoltre, i neuroni mostrano una connettività alterata, aumentando le connessioni con altre regioni del cervello nel giro di pochi giorni dopo l’infortunio, che culmina in uno stato di dolore cronico.

Cosa si è dimostrato?

Lo studio dimostra che si può indicare il dolore cronico come se il cervello fosse dipendente dal dolore“, ha detto l’autore A. Vania Apkarian in un comunicato. “Il circuito del cervello che ha a che fare con la dipendenza viene coinvolto nel processo di dolore stesso“.

È interessante notare che il team ha scoperto che in realtà questo rimodellamento del NAc è collegato con calo dei livelli di dopamina.

La medicina che viene usata comunemente come cura per il morbo di Parkinson, L-dopa (precursore della dopamina), agisce aumentando la concentrazione della dopamina nel cervello nelle sinapsi neuronali a livello del nucleo accumbens: questo effetto può essere sfruttato per curare il dolore cronico. In effetti, quando L-dopa combinato con un farmaco antidolorifico è stato somministrato, gli animali usati nello studio hanno ripristinato la normale connettività del NAC.

Interessante che, modificando l’attività di un singolo tipo di cellula in un’area emozionale del cervello, possiamo prevenire l’atteggiamento verso il dolore“, ha detto uno degli autori dello studio, Marco Martina, nella sua dichiarazione.

Il team ora sta progettando una sperimentazione clinica per vedere se la scoperta può aiutare anche gli esseri umani che soffrono di dolore cronico e che porterebbe uno sviluppo significativo, dato che la maggior parte delle attuali terapie non sono così efficaci.

 

Claudia Lepori | Blogger
Scritto da Claudia Lepori | Blogger

Amo la lettura e la fotografia, mi piace sognare ad occhi aperti e viaggiare con la fantasia. Da sempre appassionata di benessere e salute, finalmente su Pazienti.it posso scrivere di argomenti che mi interessano ed entusiasmano.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Claudia Lepori | Blogger
Claudia Lepori | Blogger
in Salute

97 articoli pubblicati

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Contenuti correlati