Il Disturbo Borderline della Personalità: ecco come identificarlo

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Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

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Il Disturbo Borderline di Personalità è un quadro caratterizzato da instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e degli affetti, e da una marcata impulsività che si manifesta nel rapporto col terapeuta con continue richieste di trattamenti “speciali”, disponibilità assoluta, contatto fisico e talvolta sessuale, perfetta sintonia e sforzi eroici per prevenire autolesioni o suicidio.
Il termine borderline, che divenne comune verso circa la metà del secolo scorso, è usato in genere per connotare due disturbi diversi: disturbi non manifestamente psicotici caratterizzati da impulsività, e disturbi in un qualche modo collegati alla schizofrenia.

LE CAUSE

Le possibili cause del disturbo possono essere: traumi fisici e psichici, disturbo nel processo di separazione dalla famiglia, attaccamento/accudimento materno disorganizzato nei confronti del bambino, abusi fisici o sessuali, disturbo da deficit attentivo con iperattività. Il messaggio della madre di questi soggetti è stato, probabilmente: sei buono se resti piccolo, sei cattivo se cresci e se mi abbandoni (Masterson). Non vengono accolti, da parte della madre, i bisogni di autonomia e per questo i soggetti disturbati non riescono a superare la dipendenza, e nel momento dell’affermazione di sé sono bloccati.
Come conseguenza di questo non c’è la possibilità di interiorizzare e di richiamare alla mente un'immagine materna tranquillizzante nei momenti di stress emotivo: ne deriva una estrema vulnerabilità alle esperienze dolorose di paura, vergogna, solitudine e abbandono (Adler, 1985).

I SINTOMI E LA DIAGNOSI

Per porre la diagnosi di Disturbo Borderline di Personalità secondo il DSM-IV (American Psychiatric Association, 1994) devono essere presenti, simultaneamente, almeno cinque fra nove criteri diagnostici.

– Forte sentimento di instabilità e incertezza circa la propria identità
– Paura cronica di essere abbandonati
– Drammatica instabilità nelle relazioni affettive
– Marcata reattività dell’umore (rapide oscillazioni del tono emotivo fra depressione, euforia, irritabilità e ansia)
– Frequenti esperienze di collera immotivata
– Cronici sentimenti di vuoto interiore
– Transitori ma ricorrenti sintomi dissociativi (depersonalizzazione, amnesie lacunari, stati oniroidi di coscienza) oppure di ideazione paranoide
– Comportamenti auto-lesivi impulsivi e incontrollabili (abbuffate compulsive, promiscuità sessuale senza attenzione a rischi di infezioni o di gravidanze indesiderate, cleptomania, abuso di alcool e droghe, ferite auto-procurate)
– Minacce o tentativi ricorrenti di suicidio

Nel disturbo borderline i problemi e sintomi cambiano di settimana in settimana, si presentano sintomi insoliti, marcate reazioni emotive sproporzionate, comportamento autopunitivo, autodistruttivo, comportamento impulsivo riconosciuto dopo come sciocco, avventato, controproducente, brevi periodi di sintomi psicotici, confusione riguardo a mete, priorità, sentimenti, orientamento sessuale, sensazioni di vuoto, di instabilità localizzate al plesso solare.

LE RELAZIONI CON GLI ALTRI

Dal punto di vista delle relazioni personali si ha difficoltà ad instaurare relazioni stabili. Un altro aspetto importante è la confusione tra intimità e sessualità: le relazioni sono stabili ma non intime e diventano instabili quando diventano intime, soprattutto perché queste persone non riescono a difendersi sufficientemente e preferiscono idealizzare o denigrare gli altri, e passano bruscamente da una all’altra delle due tendenze. Gli altri vengono descritti in modo non riflessivo, contraddittorio o caotico. Allo stesso modo, descrivono sé stessi (Clarkin, Yeomas, Kernberg). Nel lavoro e nelle attività in genere hanno difficoltà a programmarsi, non riescono a fare progetti.

LE CONVINZIONI E I PENSIERI

Le convinzioni piu frequenti di queste persone sono:

– Abbandono/perdita: resterò solo per sempre, non ci sarà nessuno per me.
– Non amabilità: nessuno mi amerebbe o vorrebbe entrare in intimita se arrivasse a conoscermi.
– Dipendenza: io non posso farcela da solo, ho bisogno di qualcuno su cui contare.
– Sottomissione: io devo sottomettere i miei voleri ai desideri degli altri o essi mi abbandoneranno o mi attaccheranno.
– Sfiducia: la gente mi ferirà, mi attaccherà, si approfitterà di me, devo difendermi.
– Insufficiente autodisciplina: è impossibile per me controllarmi e disciplinarmi.
– Paura di perdere il controllo: devo controllare le mie emozioni o avrò un controllo emotivo.
– Colpa/punizione: sono una persona cattiva, merito di essere punito.
– Deprivazione emotiva: non c’è mai nessuno in grado di soddisfare le mie esigenze, che dimostri forza al posto mio e che si prenda cura di me.

I TRATTAMENTI PSICOTERAPEUTICI

Terapia Dialettico Comportamentale. La difficoltà nella regolazione delle emozioni presentata dai pazienti con Disturbo di Personalità Borderline, e le spiccate tendenze impulsive e autolesive, sono state trattate con particolare efficacia da Marsha Linehan (1993), che ha elaborato una terapia specifica per il Disturbo Borderline, la Terapia Dialettico Comportamentale, che unisce tecniche classiche della Psicoterapia Cognitivo Comportamentale (individuale e di gruppo), e forme modificate di meditazione orientale o Mindfulness. Praticare la Mindfulness significa acquisire “consapevolezza” dei propri pensieri, azioni e motivazioni, prestando attenzione al momento presente, intenzionalmente e in modo non giudicante.

Terapia psicoanalitica. Trattamento basato sulla mentalizzazione (Bateman e Fonagy) Bateman e Fonagy (1991, 2006) sostengono che i pazienti borderline che hanno subito maltrattamenti infantili eviteranno difensivamente di avere un pensiero psicologico circa i propri stati mentali e quelli degli altri, dal momento che questa consapevolezza è costata loro un vissuto di sofferenza insostenibile durante l’esperienza di maltrattamento. La relazione esistente tra realtà interna e realtà esterna non viene più colta (Fonagy e Target, 2000). Il focus di questo tipo di trattamento è sulla mente del paziente e sulla sua incapacità di riflettere e di avere una teoria della mente dell’Altro che gli permetta di comprendere che dietro i comportamenti delle persone ci sono sentimenti, affetti che li motivano. Come una relazione di attaccamento sicuro offre al bambino la possibilità di esplorare la mente della madre e del padre e di imparare a leggere gli stati mentali altrui, così la relazione col terapeuta può rappresentare l’occasione di aiutare il soggetto a comprendere i suoi pensieri e sentimenti circa se stesso e gli altri e il modo in cui questi influenzano i comportamenti e le reazioni proprie e altrui.

La psicoterapia focalizzata sul transfert (Kernberg). La patologia del paziente, in base alla teoria delle relazioni oggettuali, è una ripetizione inconscia nel qui e ora delle relazioni patogene interiorizzate provenienti dal passato. I conflitti inconsci del passato, impressi nella psiche come modelli di relazione interiorizzati, vengono ricreati simbolicamente dal paziente ed esperiti come una realtà attuale. Il principale obiettivo della terapia è quello di aiutare il paziente a sviluppare immagini di sé stesso e degli altri che siano multi dimensionali, coerenti e intere. Le tecniche utilizzate dallo specialista sono la chiarificazione, la confrontazione e l’interpretazione.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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