Il ricovero in ospedale non è sicuramente una situazione piacevole per nessuno ma, a volte, si può avvertire l’esigenza di voler rimanere nella struttura nonostante i medici abbiano rilasciato delle dimissioni.
I motivi di tale richiesta possono essere diversi, anche se il più importante è sicuramente quello relativo alla necessità di ricevere maggiore assistenza rispetto a quella che si potrebbe ricevere tornando a casa.
Ma cosa bisogna fare in caso di dimissioni forzate? A chi bisogna rivolgersi e come si può provare a rifiutare le dimissioni?
Cosa si intende per dimissioni forzate?
Un paziente viene ricoverato quando si presenta l’esigenza di sottoporlo a delle cure specifiche che non possono essere effettuate a casa. Una volta guarito o quando si supera la fase acuta della malattia, i medici, per una serie di motivazioni, potrebbero decidere di dimettere il paziente anche contro la sua volontà.
Importante, però, sottolineare che la Corte di Cassazione si è espressa in merito, manifestando tutta la sua contrarietà rispetto alle dimissioni che vengono effettuate sulla base di motivazioni economiche e gestionali. Negli ultimi tempi, infatti, i giorni di ricovero sono sempre più diminuiti e questo anche a causa di necessità scaturite dai tagli alla sanità pubblica e dall’esigenza di posti letto insufficienti rispetto alle richieste.
Tutto ciò, però, secondo la Corte, non può di certo essere una motivazione per giustificare delle dimissioni: obiettivo primario della struttura ospedaliera, infatti, deve sempre essere la salute del paziente e la stabilizzazione delle sue condizioni fisiche.
Nel caso in cui un paziente venga dimesso contro la sua volontà, si può parlare di dimissioni forzate. Cerchiamo di capire come ci si debba comportare per opporsi alle dimissioni e l’iter burocratico da seguire.
Come comportarsi nel caso in cui non si vogliano accettare le dimissioni?
La prima cosa da fare, nel caso in cui si ricevano delle dimissioni contro la propria volontà, è richiedere il foglio delle dimissioni e, soprattutto, non firmarlo. Questo foglio è indirizzato al medico curante e contiene tutte le informazioni riguardanti la diagnosi, le analisi effettuate, la cura, eventuali controlli consigliati e la terapia da seguire.
Successivamente, si dovrebbe chiamare il proprio medico di base, in modo che possa recarsi in ospedale ed interfacciarsi con i medici che si sono espressi a favore delle dimissioni. Infine, si dovrebbe richiedere alla direzione sanitaria una soluzione alternativa in strutture di ospitalità temporanea o permanente ovviamente dopo aver spiegato i motivi che impediscono di tornare a casa come, ad esempio:
- Somministrazione di terapie non praticabili a domicilio
- Assenza di autosufficienza
- Impossibilità di ricevere assistenza dai propri familiari e così via
Cosa deve contenere la lettera per opporsi alle dimissioni?
Qualora non si riesca a trovare nessun accordo con la direzione sanitaria, il paziente ha diritto, entro quindici giorni, a procedere per un ricorso in via amministrativa da indirizzare al Comitato di gestione della Asl.
Con questa raccomandata, il paziente chiede di poter continuare la propria degenza nell’ospedale o di essere spostato in un’altra struttura, spiegando le ragioni di tale richiesta. La lettera per opporsi alle dimissioni deve essere spedita al direttore generale della Asl, al Direttore sanitario dell’ospedale, al Primario del reparto e, per conoscenza, all’Assessore Regionale alla Sanità e al Difensore Civico della Regione.
Infine, il paziente dovrebbe ricevere risposta al suo ricorso dal Comitato di gestione della Asl entro 15 giorni dall’invio di tale raccomandata. Nel caso in cui, quindi, si ritiene di necessitare di un prolungamento dei giorni di ricovero, è importante non firmare il foglio delle dimissioni e ricordarsi che si ha il diritto a effettuare un ricorso, laddove necessario.