La giusta alimentazione può aiutare a migliorare la qualità della vita e anche il proprio stato di salute… Ma può essere utile anche per la sclerosi multipla? In questi giorni se ne sta parlando molto; scopriamo insieme come l’alimentazione può influire sulla SM.
Come influisce l’alimentazione sulla sclerosi multipla?
Sembra che alcuni particolari cibi siano strettamente correlati alla patologia della sclerosi multipla: anche il modo di alimentarsi, quindi, può influire sui alcuni dei sintomi più rilevanti di questa malattia.
In realtà, non esistono ancora prove scientifiche che dimostrino che il modo di mangiare impatti sulla sclerosi multipla, ma vi sono molte ricerche che se ne stanno occupando e, anche se ancora in corso di verifica, i primi risultati degli studi sono incoraggianti.
La dieta “mima digiuno”: come agisce sul sistema immunitario?
Tra le ultime scoperte vi è la dieta “mima digiuno”, che di recente ha suscitato molta curiosità, anche tra i media.
Il dr. Luca Battistini, dell’Unità di Neuroimminologia (Fondazione Santa Lucia di Roma), nonché membro del Comitato scientifico FISM, si occupa da molti anni della relazione che intercorre tra la flora batterica e la SM.
Battistini fa notare come il metabolismo abbia un a profonda rilevanza sul sistema immunitario; fatto che ormai è assodato. Il modo di alimentarsi, come anche la scelta di cosa mangiare, influenza la capacità metabolica cellulare, compresa quella delle cellule immunologiche, che hanno un ruolo centrale nel tutelarci dalle infezioni.
Perché i paesi occidentali sono maggiormente soggetti alle malattie autoimmuni?
Osservando le popolazioni dei paesi più poveri, che per certi versi hanno mantenuto condizioni simili a quelle dell’uomo primitivo, compresa un’alimentazione povera di grassi e proteine animali, si è notato come tali cellule siano sempre in attività, dal momento che vi sono molte e numerose infezioni. Inoltre, in queste popolazioni, i microbi della flora batterica intestinale, utili per molte funzioni dell’organismo, appartengono a ceppi differenti da quelli dei popoli dei paesi più ricchi, aventi un diverso stile di vita ed essendo spesso a contatto con antibiotici e alimentazioni sature di grassi e proteine animali.
La sovrapposizione di diete ipercaloriche, unite a altri fattori (come l’abuso di antibiotici e condizioni igieniche ottimali) e ad alcune caratteristiche ambientali (tra cui l’inquinamento, diverse tipologie di virus e un’esposizione al sole meno frequente) ha causato un incremento esponenziale delle malattie autoimmuni, originate da un’erronea attivazione delle cellule del sistema immunitario, che aggrediscono i tessuti del corpo umano. Diversamente, nei paesi del terzo mondo, le malattie autoimmuni sono davvero rare.
Alcuni anni fa, il professor Giuseppe Matarese, immunologo schierato nella lotta contro la SM, ha messo in luce come la SM e i suoi sintomi ritardino in quei modelli animali in cui è stata indotta la malattia se questi sono trattati con digiuno o con dieta ipocalorica. Appare dunque evidente come l’alimentazione incida sulle funzioni delle cellule del sistema immunitario.
In che modo il digiuno incide sull’autofagia cellulare?
Il digiuno, pertanto, riducendo le sostanze nutritive a disposizione del corpo umano, mette in moto una risposta di protezione dell’organismo (sopravvivenza cellulare): di conseguenza alcune componenti della cellula stessa vengono riutilizzate per farne di nuove; stiamo parlando dell’autofagia cellulare, per cui il professor Yoshinori Ohsumi, scopritore del meccanismo, ha recentemente vinto il premio Nobel alla Medicina.
Molti ricercatori sostengono che l’autofagia sia parte dei meccanismi che ordinano e guidano le funzioni del sistema immunitario; si stanno ancora svolgendo delle ricerche per comprendere come l’autofagia operi sulle cellule quando vi è assenza o diminuzione dell’apporto nutritivo.
Tali ricerche sono fondamentali anche per capire come un’alimentazione ridotta o sospesa per un certo periodo possa influire sulla SM.
Esistono studi che mettano in relazione digiuno e SM?
Uno di questi studi, coordinato dal professor Longo, ha coinvolto alcune persone affette da sclerosi multipla in una procedura che contempla il digiuno, per effettuare poi una successiva valutazione della loro qualità di vita.
I risultati dello studio si muovono in una direzione positiva e vanno pertanto continuati e approfonditi, fino a coinvolgere un più largo numero di soggetti. Le ricerche dovranno anche prendere in esame alcuni parametri oggettivi, tra cui l’accertamento di eventuali lesioni (rilevate dalla risonanza magnetica) e altri dati clinici.
La dieta modifica anche la composizione della flora batterica, pertanto, anche questo aspetto andrà vagliato e analizzato, mettendo altresì a confronto l’effetto che alimentazioni diverse producono sui batteri della flora batterica, sulle cellule del sistema immunitario e sul decorso della SM, al fine di stabilire una nuova terapia contro la patologia.