Avete mai sentito parlare di indice del rapporto della pressione caviglia/braccio? È detto ABI-Index e, secondo una recente indagine della Società Italiana di Medicina Interna (Simi), pubblicata sul British Medical Journal Open, è un valore importante per diagnosticare disturbi come l’aterosclerosi e anche i danni renali.
Secondo i ricercatori la capacità di individuare questo tipo di anomalie è tale da poter utilizzare il test sui fumatori over 50, sui diabetici e sugli over 70.
Ma come funziona?
Il test si esegue molto semplicemente, misurando la pressione alla caviglia per poi porla in rapporto con quella ottenuta dal braccio. I pazienti che hanno un indice pressorio inferiore a 0.9 avranno maggiori possibilità di aterosclerosi, deterioramento dei reni e fibrillazione atriale.
La fibrillazione atriale, in particolar modo, potrebbe essere riscontrata, valutando l’associazione fra la pressione arteriosa registrata in diverse parti del corpo e il pericolo di danni renali. I ricercatori della Simi hanno valutato i dati di 900 partecipanti allo studio, condotto in tutta Italia.
“La nuova analisi dei dati raccolti attraverso lo studio Arapacis ha mostrato che solo il 23% dei pazienti con fibrillazione atriale ha una funzione renale normale, uno su tre ha almeno un lieve deficit”. Sostiene Francesco Violi, coordinatore dell’indagine. “I risultati mostrano soprattutto che i soggetti ad alto rischio di rapida progressione del danno renale, e quindi a maggior rischio cardiovascolare in generale, possono essere riconosciuti efficacemente e semplicemente con un test di rapida esecuzione: basta misurare la pressione alla caviglia, al braccio e poi farne il rapporto per ottenere un’idea precisa del pericolo di insufficienza renale. Un ABI index basso, inferiore a 0.9, indica che la pressione nelle gambe è inferiore rispetto a quella della parte superiore del corpo: ciò significa che c’è un’aterosclerosi diffusa e concentrata agli arti inferiori e questo si associa a un’aterosclerosi consistente anche nel distretto renale. Da qui il maggior rischio di deterioramento rapido della funzionalità renale“.
Un test molto importante, dunque, per prevenire ulteriori complicazioni e trovare soluzioni terapeutiche adeguate, a seconda dei casi.