Il tumore alla prostata scaturisce dalla crescita incontrollata di alcune cellule presenti all’interno della ghiandola stessa.
Solamente nel territorio italiano, il tumore alla prostata è il tipo di cancro più diffuso tra la popolazione maschile.
Vediamo insieme il percorso clinico da intraprendere e quali sono le reali aspettative di vita dopo un tumore alla prostata.
Dalla diagnosi alla cura
Il primissimo sospetto di tumore alla prostata avviene tramite tre esami:
- il dosaggio dell'antigene specifico della prostata nel sangue (PSA), ovvero un enzima prodotto dalle cellule della prostata per fluidificare gli spermatozoi; se la sua quantità aumenta di molto, può essere sintomo di tumore alla prostata.
- il DRE, ossia l'esplorazione digito-rettale della ghiandola; il medico di base, o l'urologo, esegue la palpazione della prostata e dei tessuti. In questo modo, però, si possono individuare solo tumori molto estesi o noduli non per solamente riconducibili ad un cancro: per questo, l’esame viene sempre associato al dosaggio del PSA.
- la TRUS, cioè l’inserimento di una sonda nel retto; questo tipo di esame viene effettuato quando PSA e DRE restituiscono risultati anomali. Ad oggi, però, ha una bassa affidabilità diagnostica.
Quando l’ipotesi di un tumore alla prostata diventa concreta, la diagnosi può essere eseguita esclusivamente tramite una biopsia.
La biopsia alla prostata viene effettuata inserendo un ago sottile per via transrettale, o transperineale, prelevando un campione del tessuto prostatico.
La biopsia prostatica è dolorosa, pertanto va fatta sempre in anestesia locale e può portare a diverse complicanze, anche gravi:
Una volta individuato il tumore alla prostata, esistono diverse cure in base allo stato di gravità del cancro, all’età del paziente e alle sue condizioni di salute generale.
Vediamole di seguito.
Sorveglianza attiva
Se il tumore alla prostata è in una fase molto precoce, cresce lentamente e non causa sintomi, il paziente può decidere di ritardare l’intervento per evitare trattamenti – e conseguenze – non necessarie.
La sorveglianza attiva implica regolare monitoraggio tramite:
- analisi del sangue
- esami rettali
- biopsie
Radioterapia
La radioterapia comporta l'uso di radiazioni per uccidere le cellule neoplastiche.
La fonte di radiazioni può essere esterna o essere inserita direttamente all'interno della prostata del paziente – opportunamente anestetizzato (brachiterapia).
Gli effetti collaterali della radioterapia possono includere:
- stanchezza
- minzione dolorosa e frequente
- incontinenza urinaria
- disfunzione erettile
- diarrea
- dolore durante la defecazione
La radioterapia può essere affiancata ad una terapia ormonale.
Chemioterapia
La chemioterapia distrugge le cellule tumorali, andando ad interferire con la loro moltiplicazione.
I principali effetti collaterali della chemioterapia comprendono:
- infezioni
- stanchezza
- perdita di capelli
- mal di gola
- perdita di appetito
- nausea
- vomito
Orchiectomia
L’Orchiectomia consiste nella rimozione chirurgica dei testicoli.
La sua efficacia nel ridurre i livelli di testosterone è simile a quella ottenibile con l'approccio farmacologico, ma l'intervento agisce più rapidamente.
Prostatectomia radicale
La prostatectomia radicale punta a rimuovere chirurgicamente alcuni tessuti della prostata e altri linfonodi.
La procedura di prostatectomia radicale può essere eseguita mediante:
- Chirurgia laparoscopica robotica
- Chirurgia perineale
- Prostatectomia laparoscopica
- Intervento chirurgico retropubico
La prostatectomia radicale comporta alcuni effetti collaterali, tra cui:
- incontinenza urinaria
- disfunzione erettile
Avendo rimosso completamente la prostata, il paziente diverrà sterile e avrà un orgasmo senza eiaculazioni.
Le aspettative di vita dopo un tumore alla prostata
Per anni il tumore alla prostata era considerato un male incurabile, ma oggi, grazie all’innovazione della ricerca e all’evoluzione tecnologica, si può tranquillamente guarire, o convivere, con un cancro prostatico.
I dati, infatti, sono dalla nostra parte: si parla di oltre 3 milioni di persone sopravvissute al tumore alla prostata, grazie anche ai nuovi trattamenti proposti dalla chirurgia mini-invasiva.
Inoltre, la mortalità è in calo e i tempi di sopravvivenza si allungano – la soglia, a 5 anni dall’intervento, è ormai vicina al 90% dei casi.
I passi fondamentali che hanno portato a tutto questo sono:
- lotta al tabagismo e alla sedentarietà;
- la promozione di uno stile di vita sano e una attenzione all’alimentazione;
- i continui progressi in ambito medico;
- maggiore diffusione dei piani di screening a livello regionale;
- diagnosi precoci.
In definitiva, quindi, possiamo dire che la maggior parte dei pazienti con tumori alla prostata ha la stessa aspettativa di vita di soggetti senza cancro di pari età e in condizioni generali simili.