Lo sospettava già Aristotele: esiste un nesso tra psicopatologia e creatività. Uno studio svedese, pubblicato nel numero di novembre del British Journal of Psychiatry, conferma questa connessione, a seguito di un'analisi di dati raccolti nel corso di quaranta anni. Lo studio ha monitorato complessivamente 1,2 milioni di persone: i pazienti e i loro familiari, confrontando i dati con altrettanti soggetti sani. L'analisi ha avuto risvolti interessanti: non semplicemente le persone con professioni creative (ballerini, scrittori e fotografi, ma anche ricercatori matematici e medici) sono direttamente affetti da patologie come il disturbo bipolare, la schizofrenia o l'autismo. Bensì le professioni creative (artistiche o scientifiche) erano più comuni nei parenti di pazienti affetti da tali malattie. Il ricercatore principale, dott. Simon Kyaga ha spiegato che i dati possono essere letti in un modo molto innovativo: i disturbi come quello bipolare, la depressione o la schizofrenia hanno dei tratti intrinsechi, "gli interessi limitati ed intensi di una persona con autismo e la spinta maniacale di una persona con disturbo bipolare potrebbe fornire la messa a fuoco e la determinazione necessarie per il genio e la creatività". Studiare questi tratti non come sintomi morbosi potrebbe aprire una nuova via ai trattamenti, certamente non idealizzando le persone geniali, ma ottenendo informazioni per fornire loro il supporto di cui hanno bisogno.