Pazienti.it e AIP (Associazione Italiana di Psicologia) si impegnano in una nuova campagna di sensibilizzazione per contrastare il body shaming. In questi mesi, grazie alla nostra campagna di educazione, abbiamo infatti raccolto con l’hashtag #nondirmipiù moltissime testimonianze reali di body shaming, che si possono leggere nelle storie in evidenza sul nostro profilo instagram.
Cos'è il body shaming
Molti si chiedono cosa significa body shaming dal momento che si tratta di un argomento molto discusso, soprattutto sui social. L'espressione inglese significa letteralmente far provare vergogna a qualcuno per via del suo aspetto o di alcune sue caratteristiche fisiche. Tra queste, per esempio, troviamo: la grassezza, la magrezza, la bassezza, la presenza o assenza di peli corporei, l’acne, la psoriasi, le dimensioni del seno, eccetera...
Il sentimento di vergogna legato alla propria immagine corporea può portare al desiderio di modificare il proprio aspetto, per rimuovere quelle caratteristiche verso cui si impara a provare imbarazzo e profondo disagio. Se il senso di vergogna dipende da critiche sulla propria forma corporea o sul proprio peso, per esempio, è possibile che qualcosa cambi nel comportamento della persona e che questa cerchi di perdere o prendere peso, e modificarsi per andare verso forme socialmente accettabili e, quindi, in grado di non attirare critiche e commenti sprezzanti.
Fat shaming e thin shaming
Questo non significa, però, che fat shaming e thin shaming si equivalgano soltanto perché rientrano nel grande gruppo della body shaming. Se la vergogna, la colpa e l’autocritica sono sentimenti individuali, che provocano dolori privati e non misurabili, è anche vero però che la nostra società è profondamente "grassofoba" (cioè prova profondo disgusto di fronte a un corpo grasso e, pertanto, difforme) ed è costruita in modo da non far sentire accolte le persone sovrappeso. A ricordarcelo sono le dimensioni delle sedie nei luoghi e mezzi pubblici, le limitazioni per le taglie dei vestiti, la riprovazione e la frettolosità di tanti professionisti sanitari che ricollegano qualsiasi problema di salute a questioni di peso. Gli stessi termini “fuori forma”, “in forma”, “sovrappeso”, spesso utilizzati innocuamente, sottintendono un ideale di riferimento, che il corpo a cui vengono rivolti ha la colpa di non raggiungere.
Alla base di tutto, resta la vergogna, che provoca diete preventive e non solo “riparative”. Ed è chiaro il legame tra questo tipo di comportamento e lo sviluppo di disturbi alimentari: la dieta è praticata per evitare di ingrassare o per calare di peso, proprio con l’obiettivo di cancellare la vergogna di avere un corpo difforme e ricevere, così, approvazione e accettazione dagli altri.
Body shaming: gli effetti sulla salute
La vergogna, la colpa di non sentirsi accettate e accettati, porta all’autocritica costante, all’eccessivo body monitoring, ossia un monitoraggio ossessivo di quelle parti corporee che si teme (o si ha la certezza) possano generare commenti negativi. Questa vergogna, quindi, è interiorizzata ma ha origini esterne: chi la vive fa esperienza di sé nella mente degli altri, con la convinzione che ci osservino da un punto di vista negativo.
Chi però reagisce a tali commenti attuando comportamenti correttivi, lo fa perché finisce per dare loro credito. Crede, cioè, che le frasi e le sottolineature sprezzanti corrispondano alla realtà dei fatti, e sulla base di questa presunta realtà si agisce, ci si modifica, anziché prenderli come un parere esterno, momentaneo e relativo a qualcosa di altrettanto transitorio: il nostro corpo, ossia un’entità che cambia e si trasforma nel corso di tutta la nostra vita.
Al di là delle considerazioni inconsapevolmente derisorie, alcune persone coltivano purtroppo l’errata convinzione che ferire i sentimenti di qualcuno sia un approccio efficace per innescare un cambiamento. Le ricerche, però, suggeriscono che le pratiche di shaming, che rientrano pienamente nella categoria di bullismo, hanno un effetto negativo sul cambiamento di comportamenti legati alla salute. Le conseguenze per la salute mentale sono infatti preoccupanti: aumento di ansia e depressione ma anche sviluppo di disturbi alimentari come bulimia e anoressia.
Capiamo allora più a fondo, attraverso i racconti di Chiara e Valentina, gli effetti che questo tipo di commenti possono esercitare sulla mente, sui comportamenti e sulla relazione con la propria immagine corporea. Impariamo a dare il giusto peso alle parole, ascoltando le loro storie.
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