Covid-19: ci si può infettare anche dopo il vaccino?

Gloria Negri | Biologa e ricercatrice

Ultimo aggiornamento – 08 Aprile, 2021

Coronavirus e vaccino

11 gennaio 2020: è la data in cui è stata pubblicata la sequenza genetica del genoma del virus SARS-CoV-2 e, da quel momento, istituti di ricerca, aziende biofarmaceutiche e altre organizzazioni in tutto il mondo hanno collaborato per sviluppare il prima possibile vaccini sicuri ed efficaci contro il Covid-19.

Ad oggi, in Europa sono stati autorizzati tre vaccini. I primi due sono vaccini ad mRNA: uno prodotto da BioNTech/Pfizer e l’altro da Moderna. Il terzo, prodotto dall’Università di Oxford e dall’azienda AstraZeneca, si basa un vettore "adenovirale". A questi, si ipotizza che presto si aggiungerà quello prodotto da Janssen/Johnson&Johnson, ed altri a seguire.

Mentre sia in Italia che in Europa la campagna di immunizzazione sta procedendo, nuove questioni sono sorte soprattutto riguardo all’infettività dei soggetti che hanno ricevuto il vaccino, ovvero: tutti i vaccini fino ad ora approvati sono in grado, seppur con diverse - anche se sempre elevate - percentuali di efficacia, di evitare lo sviluppo di gravi forme di Covid-19, ma, se le persone vaccinate entrano in contatto con un infetto, risulteranno contagiose oppure no, soprattutto verso chi non è stato ancora immunizzato?

Infezione e malattia infettiva: qual è la differenza?

Una malattia infettiva è una patologia causata da agenti microbici, come virus, batteri o funghi, che entrano in contatto con un individuo, si riproducono e causano un’alterazione funzionale dell’organismo. La malattia è, di conseguenza, il risultato della complessa interazione tra il sistema immunitario dell’individuo infettato e l'organismo estraneo.

Il tempo che intercorre tra il contatto tra un microbo e il corpo umano fino all’apparire dei sintomi viene chiamato periodo di incubazione, che varia a seconda della malattia infettiva e dipende dai rapporti che si instaurano tra il germe e l’ospite. 

Durante il periodo di incubazione, si parla anche di infezione, ovvero della presenza di agenti microbici che si riproducono all’interno dell’organismo, ma durante il quale non sono ancora presenti i sintomi. Nel caso di SARS-CoV-2 si considera, in media, di 10 giorni di incubazione.

L’infezione può decorrere senza sintomi e, in quel caso, è una infezione asintomatica; se invece, compaiono dei sintomi, si parla di malattia. Le caratteristiche cliniche delle infezioni possono quindi variare da quadri asintomatici a quadri molto gravi che possono portare anche al decesso del paziente. Infatti, nel caso di Covid-19, che ha come agente infettivo il SARS-CoV-2, a seconda di innumerevoli fattori genetici e ambientali, la malattia può non manifestarsi affatto oppure può farlo con diversi gradi di gravità: da lievi sintomi paragonabili a quelli del raffreddore fino allo sviluppo di una polmonite interstiziale bilaterale.

Protezione dalla malattia Covid-19 o dell’infezione di SARS-CoV-2?

Generalmente, quando si parla di efficacia di un vaccino si fa riferimento alla malattia: i vaccini anti-Covid ad mRNA hanno un’efficacia nel prevenire forma gravi di malattia stimate intorno al 95% e al 94%, rispettivamente per Pftizer/BioNTech e Moderna, mentre di circa l’80% per il vaccino con vettore adenovirale di Oxford/AstraZeneca, calcolata in tutti i casi dopo la seconda dose. 

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha specificato in tema di vaccini che lo scopo della maggior parte di essi è quello di prevenire le malattie e, non necessariamente, quello di proteggere dalle infezioni.

Esistono però dei vaccini, come ad esempio quelli contro l’epatite A e contro il Papillomavirus umano (HPV), che hanno dimostrato di essere efficaci sia contro le malattie che le infezioni: una sorta di doppia protezione chiamata immunità sterile.

Ulteriori studi, che si stanno conducendo durante la campagna vaccinale, stanno però mettendo in luce che il vaccino Comirnaty di Pfitzer/BioNtech sembrerebbe funzionare non solo nel prevenire forme gravi di malattia, ma anche di infezione nel 90% dei casi e non è escluso che successive evidenze lo dimostrino anche per gli altri.

Quali precauzioni mantenere anche dopo essere stati vaccinati?

Ad oggi, comunque, si consiglia estrema cautela e si suggerisce, anche in presenza di preliminari dati molto incoraggianti, di mantenere il massimo rigore possibile da parte di chi è stato vaccinato: infatti, non si può escludere che si possa eventualmente trasmettere il virus e infettare altri soggetti non vaccinati. 

E’ quindi opportuno indossare la mascherina, lavarsi frequentemente le mani e igienizzarle, con una soluzione alcolica, e mantenere il distanziamento sociale.


Per maggiori informazioni sui vaccini anti-Covid, invitiamo a visitare il portale ufficiale del Ministero della Salute, cliccando qui .

Gloria Negri | Biologa e ricercatrice
Scritto da Gloria Negri | Biologa e ricercatrice

Osservare un meccanismo biologico, formulare delle ipotesi per spiegarlo e allestire esperimenti per confermare la propria tesi per poi raccogliere i dati e, infine, pubblicarli per rendere la propria scoperta fruibile a tutti: questo è il compito di ogni scienziato… e quindi anche il mio! Sono biotecnologo con dottorato di ricerca in genetica molecolare con una profonda passione per la scrittura e per la divulgazione scientifica. Sono autore e co-autore di articoli scientifici pubblicati su riviste internazionali indicizzate, di abstract per congressi, di contributi per siti internet e di un libro.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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