Uno studio ha finalmente evidenziato i fattori di rischio associati alla mortalità da Coronavirus. Età avanzata, insufficienza organica, presenza di una sepsi e problematiche con la coagulazione del sangue risultano in cima alla classifica. Siamo dinnanzi a informazioni preziosissime per la comunità scientifica. Ecco perché.
Lo studio per individuare i fattori di rischio
Gli scienziati, guidati dai professori Bin Cao e Zhibo Liu, sono arrivati alle loro conclusioni dopo aver analizzato le cartelle cliniche di 191 pazienti ricoverati nei due ospedali di Wuhan, città - come ormai sappiamo - epicentro dell'epidemia, dove tra il 20 e il 25 novembre il Coronavirus ha compiuto il salto di specie, divenendo una reale minaccia per l'uomo.
Per portare a termine la ricerca, pubblicata successivamente sull'autorevole rivista Lancet, sono stati coinvolti pazienti con un'età media di 56 anni, ricoverati tra il 29 dicembre 2019 e il 31 gennaio 2020.
Di questi, il 68% era di sesso maschile. Il 48%, invece, presentava comorbidità, ovvero patologie pregresse, ipertensione e diabete soprattutto. In media la febbre perdurava per 12 giorni. La tosse, invece, anche dopo le dimissioni, ma con carica virale negativa.
137 dei pazienti ricoverati sono stati dimessi (dopo circa 22 giorni), mentre 54 sono morti. Una media molto alta, se si guarda alla mortalità da Coronavirus che, in base agli ultimi dati diffusi dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, si attesta intorno al 3,4%, sebbene la letalità in Italia, ad oggi, sembra leggermente più alta.
Dunque, chi è più a rischio per il Coronavirus?
Come già segnalato, dunque, tra i fattori di rischio più rilevanti per la mortalità del Coronavirus vi è sicuramente l'età avanzata, e anche le statistiche dei deceduti in Italia lo dimostra. La conferma, è arrivata anche dallo studio pubblicato su Lancet: i sopravvissuti avevano un'età media di 52 anni, mentre i deceduti di 69.
Ma chi rischia di più? Secondo la ricerca effettuata in Cina, chi presenta sepsi e livelli più alti nel sangue della proteina d-dimero, che segnala problemi di coagulazione. Non solo. Altre caratteristiche cliniche rilevate nei pazienti più gravi sono stati:
- Carenza globuli bianchi, anche detta leucopenia
- Livelli elevati di citochine prodotte da macrofagi e linfociti T, che stimolano il sistema immunitario a rispondere all'invasione del coronavirus
- Concentrazioni elevate della troponina I ad alta sensibilità, un marker specifico per l'attacco cardiaco, poiché associato alla necrosi delle cellule miocardiche
Sono state molto chiare, a proposito, le dichiarazioni del professor Zhibo Liu dell'Ospedale di Jinyintan. “L'età avanzata, con sepsi al momento del ricovero, patologie sottostanti come l'ipertensione e il diabete e l'uso prolungato della ventilazione non invasiva sono stati fattori importanti nella morte di questi pazienti”.
Ma perché gli anziani sono più a rischio? La colpa, forse, potrebbe essere dell’indebolimento del sistema immunitario, così come all’aumento di flogosi, che potrebbe promuovere la replicazione virale e risposte maggiormente prolungate all’infiammazione stessa, causando danni permanenti a cuore, cervello e altri organi.
Ovviamente, come tutte le ricerche effettuate per indagare svariati aspetti del Coronavirus, anche questa ha bisogno di ulteriori indagini per essere confermata. I limiti, infatti, sono tanti. Intanto, però, si raccolgono informazioni, sempre utili per arginare nel minor tempo possibile quella che, proprio ieri, è stata definita una pandemia.