Si stima che circa il 40% della popolazione europea, pari a 164 milioni di persone, sia affetto da patologie psicologiche e/o psichiatriche. Tra queste, i disturbi più frequenti sono ansia, insonnia e depressione maggiore. Quest’ultima è molto diffusa: il rischio per un individuo di sviluppare un episodio depressivo è di circa il 15%, basti pensare inoltre che l’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede che entro il 2030 possa diventare la malattia cronica più diffusa.
I sintomi della depressione
La depressione è una malattia della mente e dell’anima che innesca sentimenti di colpa, inadeguatezza e incapacità a reagire agli stimoli esterni: chi ne è affetto non si sente inserito nel mondo, bensì lo osserva da spettatore, con il desiderio di fuggire. Si caratterizza per una compromissione del funzionamento personale e sociale, associata a sintomi cognitivi, comportamentali, somatici e affettivi.
Vi concorrono una molteplicità di fattori genetici, biologici, ambientali e caratteriali molto complessi, a cui si aggiungono situazioni di stress e malattie organiche. Tra le cause socio-ambientali si citano la diffusione di stili di vita scorretti, i cambiamenti nella struttura familiare e sociale e la percezione di un futuro incerto.
Una caratteristica importante della depressione è la sua ricorrenza: la probabilità di andare incontro a una ricaduta è pari al 50% e sale al 90% per un terzo episodio. Se non diagnosticato e curato tempestivamente, ogni episodio depressivo diventa più duraturo e si aggrava con la comparsa di ulteriori sintomi. Per questo motivo un percorso terapeutico è essenziale, non solo per guarire l’episodio in corso, ma anche per prevenire le eventuali ricadute.
Perché la depressione colpisce di più le donne?
Il disturbo depressivo colpisce prevalentemente le donne, da 2 a 3 volte in più degli uomini, in tutte le fasi della vita, con una tendenza a sviluppare la malattia più precocemente e con sintomi più gravi rispetto al genere maschile.
Al di là di una componente genetica, confermata anche dagli studi più recenti in materia, tra i diversi fattori causali viene riconosciuto, come noto, il ruolo degli ormoni femminili e, infatti, la depressione si presenta più frequentemente nelle fasi della vita della donna in cui si verificano i grandi cambiamenti ormonali, quali pubertà, gravidanza e puerperio, climaterio e menopausa. Altri fattori di rischio sono legati al multitasking femminile, ai cambiamenti nella struttura familiare e alla crisi economica, che contribuiscono a determinare una situazione di instabilità, fonte di un forte stress psicofisico.
È possibile prevenire la depressione?
Sono tanti i fattori che concorrono all’insorgenza della depressione, tra cui una predisposizione individuale, e spesso non è identificabile una specifica causa. In ogni caso l’adozione di stili di vita “sani”, in particolare un regime alimentare equilibrato, la pratica regolare di attività fisica e una corretta igiene del sonno contribuiscono a mantenere un “buon” equilibrio psico-fisico, rendendo il soggetto meno vulnerabile alla depressione. In termini protettivi giocano un ruolo importante anche le relazioni familiari e sociali.
Come uscirne?
Solo un terzo dei pazienti affetti da depressione risulta in terapia. Lo stigma verso la malattia, i pregiudizi rispetto alle possibilità di cura, il timore degli effetti collaterali risultano tra i principali ostacoli all’accessibilità ai percorsi terapeutici.
Si può guarire dalla depressione e laddove ciò non possa verificarsi, la malattia può essere curata in modo da garantire al paziente una qualità della vita accettabile.
Gli interventi terapeutici sono essenzialmente di due tipi: biologici (in particolare quello farmacologico) e non biologici (psicoterapia). La scelta della strategia terapeutica dipende dalla gravità e dalle caratteristiche del disturbo, oltre che dalla storia clinica del paziente e non può dunque prescindere da un’accurata e personalizzata valutazione specialistica.
Gli approcci di tipo psicoterapico sono indicati nelle forme lievi e moderate, in particolare in quelle cosiddette reattive o situazionali, scatenate cioè da eventi specifici e limitati nel tempo come stress, lutti, conflitti personali e relazionali. Nelle forme gravi, invece, il trattamento farmacologico rimane l’approccio basilare, pur beneficiando di un supporto psicologico. In ogni caso, la psicoterapia non deve essere considerata un’alternativa alla farmacoterapia.
Un aspetto importante da considerare, spesso sottovalutato dai pazienti ma anche dagli stessi medici, è la comorbilità della depressione, cioè l’associazione con altre patologie croniche anche non afferenti alla sfera psichica. La depressione aumenta, infatti, il rischio di malattie cardiovascolari, diabete, patologie oncologiche, pneumologiche e neurologiche, poiché – connotandosi per una scarsa propensione alla cura di sé – predispone a comportamenti scorretti e ad abitudini quotidiane non sane.
Molti studi scientifici hanno evidenziato l’influenza della depressione in particolare sull'apparato cardiocircolatorio femminile, riconoscendola come un fattore di rischio per malattie cardiovascolari clinicamente ancor più impattante di fattori “tradizionali” come il fumo di sigaretta, l’ipertensione arteriosa, l’obesità e il diabete.
E se da un lato la depressione predispone a malattie croniche, dall’altro chi soffre di queste patologie è più esposto al rischio di sviluppare la depressione. Un rischio che, nella maggioranza dei casi, viene interpretato come evento ineluttabile, un effetto collaterale scontato della patologia di base, pertanto trascurato e non considerato nel percorso di cura.