Sono 500 mila gli italiani che soffrono di epilessia. Nel mondo, il numero impenna a 65 milioni. Colpisce l’1% della popolazione, accadendosi soprattutto sui bambini e adolescenti, con conseguenze negative sullo sviluppo psicomotorio e con ricadute sul piano sociale.
Non è dunque un caso che l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia riconosciuto questa patologia come una vera e propria malattia sociale, di origine neurologica e caratterizzata dalla predisposizione a fenomeni improvvisi di vario tipo determinati da un’anomala attività cerebrale, che si presenta con frequenza non regolare e, dunque, imprevedibile.
Se le manifestazioni sono tante, e le persone colpite altrettante, sappiamo come comportarci quando qualcuno vicino a noi è colto improvvisamente da una crisi epilettica? Alla realtà dei fatti, la risposta il più delle volte è negativa. La reazione più comune è il panico, che porta a un notevole peggioramento della situazione del paziente. È questo il motivo per cui servono delle regole ben precise, che possano aiutarci a mantenere la calma dinnanzi ad una crisi epilettica di un amico, un conoscente o un semplice passate.
In nostro aiuto, arriva LICE (Lega Italiana contro l’Epilessia) con una guida pensata ad hoc.Vediamo dunque come comportarci nel caso di una crisi epilettica.
Come riconoscere una crisi epilettica
È bene innanzitutto sapere riconoscere le crisi epilettiche. Quelle più comuni sono di tipo tonico-clonico, definite come il «grande male»: è questo il caso dell’epilessia jacksoniana.
In queste situazioni, le crisi generalizzate presentano dei sintomi premonitori, come:
- Irritabilità
- Ansia
- Cefalea
Generalmente vi è una perdita di coscienza, in cui si assiste a contrazioni muscolari generalizzate e simmetriche – nella fase tonica -, interrotte da brevissimi rilassamenti della muscolatura, durante la fase clonica.
Oltre a ciò, possono presentarsi anche le cosiddette crisi di assenza, etichettate come il «piccolo male». In questo caso, si assiste a crisi brevi e generalizzate, della durata di circa 10 secondi, che si manifestano tipicamente in età infantile e scolastica.
La prima cosa da fare, in ogni caso, è mantenere la calma, non facendosi prendere dal panico per la paura di non riuscire a gestire al meglio la situazione.
Come comportarsi (e cosa evitare) in caso di crisi epilettica
Prima regola. Mai tentare di fermare i movimenti. Se si assiste a una crisi generalizzata tonico-clonica, non bisogna cercare di tenere a freno le convulsioni, così come è assolutamente vietato tentare di aprire la bocca dei pazienti.Ricordiamo che una crisi di tipo tonico-clonico costituisce sì un evento drammatico ma che, nella maggioranza dei casi, non comporta di per sé gravi rischi, tranne che per le possibili conseguenze di eventuali traumi causati da una caduta improvvisa.
Dunque, la regola numero due è proprio questa. Prevenire la caduta a terra, anche se di difficile attuazione data l’imprevedibilità della crisi, che può anche avere un inizio inaspettato.
Quando il soggetto è a terra, è inoltre fondamentale porre qualcosa di morbido sotto la testa, in modo tale che durante le convulsioni il capo non sbatta su superfici dure.
Una volta concluse le convulsioni – della durata media di uno o due minuti – sarà molto utile aiutare il paziente nella fase di respirazione. Slacciate dunque gli indumenti che potrebbero ostacolare il flusso nelle vie aeree, ruotate la testa di lato e ponete il paziente su un fianco, per facilitare l’uscita della saliva schiumosa che, spesso, viene prodotta durante una crisi.
Infine, evitate per quanto possibile che le persone si accalchino attorno al paziente che soffre di epilessia, soprattutto durante la fase del recupero. Il soggetto, infatti, ha bisogno di tranquillità, di riprendere coscienza in modo graduale. Insomma, gli assembramenti – in questi casi – non sono di certo di aiuto.
Se queste regole si riveleranno molto utili per chi viene colto da crisi epilettiche, è bene anche ricordare e ribadire quali sono i comportamenti da evitare nel caso in cui vi siano manifestazioni convulsive.
- Non aprire la bocca del paziente, anche se si vuole evitare il morso della lingua: il pericolo è di provocare lesioni sia al soccorritore sia a chi è colto dalle crisi
- Non inserire nessun oggetto in bocca, nemmeno del dita
- Non bloccare braccia e gambe, impedendo i movimenti: il rischio è quello di causare lussazioni articolari
- Non somministrare né acqua né farmaci
Se la crisi è breve e non vi sono sono traumi provocati da una caduta accidentale, non è necessario chiamare l’ambulanza, soprattutto se è già noto che il paziente soffra di tale patologia.
L’intervento dei soccorsi è invece assolutamente necessario nel momento in cui la crisi appare prolungata, così come quando non vi è una totale ripresa della conoscenza, quando vi sono manifestazioni ripetute o ferite evidenti.
E quando si assiste a una crisi di assenza, come bisogna comportarsi? In questo caso, la cosa migliore è non fare nulla, se non segnalare la manifestazioni sia al paziente sia al familiare, una volta rientrata la crisi. Generalmente, in questi casi, il paziente perde coscienza per pochissimi secondi, ritornando subito in sé.