Sono state identificate le molecole che causano maggiori probabilità di ricaduta per i cocainomani in situazioni di stress. Questa scoperta sarà molto utile per futuri interventi medici. “La ricaduta per un cocainomane è un grosso problema”, afferma il dottor Peter McCormick della University of East Anglia, “volevamo a tutti i costi scoprire cosa può causarla”.
I neuropeptidi
Siamo così abituati all’idea che chi è vittima di una dipendenza e sta cercando di uscirne ha molte più probabilità di ricaduta in un periodo di forte stress della sua vita, che raramente questa convinzione è stata messa in discussione. E così che il dottor McCormick ha deciso di indagare i neuropeptidi, il “sistema di comunicazione del cervello”, a suo giudizio i responsabili di ogni recidiva.
“Avevamo ipotizzato che potesse esserci una linea diretta tra i neurorecettori che controllano lo stress ed ogni ricaduta”, rivela McCormick, “quando abbiamo provato a verificarlo abbiamo scoperto che è davvero così”.
La famiglia di neuropeptidi responsabile del rilascio della corticotropina (CRF) in condizioni di stress, è stata anche riconosciuta come responsabile dell’innesco della risposta di ricompensa del cervello dopo il consumo di cocaina. Il meccanismo alla base di tutto questo rimaneva però un mistero. Nel Journal of Neuroscience, McCormick spiegava: “il rilascio di neuropeptidi CRF e dell’ormome Orexin-A (altamente allucinogeno) nella zona ventrale tegmentale del cervello (VTA), svolge un ruolo importante nel consumo di cocaina in situazioni di stress”.
Orexin-A eccita i neuroni che controllano il ciclo del sonno: una sua carenza può sì provocare sonnolenza ma è anche considerata una potenziale droga per rimanere svegli. Quando CRF e Orexin-A legano insieme, secondo le scoperte di McCormick, innescano il rilascio di dopamina.
Lo studio
Il VTA è una parte importante del sistema di ricompensa del cervello, dove le droghe stimolano il rilascio di sostanze chimiche che fanno sentire bene.
Sui ratti a cui è stata somministrata cocaina, le cellule del VTA hanno mostrato recettori sensibili ad una combinazione di Orexin-A e CRF. La produzione di questa combinazione di neuropeptidi, che si verifica in situazioni di stress, innesca un forte desiderio di cocaina nei ratti che già la conoscevano.
La stessa combinazione, invece, non ha avuto alcun effetto equivalente sui topi che non avevano mai sperimentato la droga.
Questo può essere osservato molto presto: “Una singola somministrazione potrebbe spiegare alcuni effetti della cocaina, attribuiti in precedenza ad un suo consumo continuato”. Un’esposizione più prolungata a questa droga, fa radicare l’effetto.
“La cocaina ha un effetto relativamente unico sul cervello. Tuttavia, il centro di ricompensa è di fondamentale importanza per i comportamenti di dipendenza”, osserva McCormick.
“Studi simili sono stati pubblicati recentemente anche per l’abuso di alcol e di metanfetamine”.
Il complesso molecolare di neuropeptidi recettori, noto come oligomero, per McCormick è la chiave per ridurre il desiderio di cocaina, anche in situazioni di forte stress. In questo modo sarà più facile aiutare il recupero di soggetti tossicodipendenti.
Si è scoperto, infine, che i recettori della stessa zona del cervello sono tutti soggetti a disturbi da stress post-traumatico: “Non mi sorprenderebbe vedere risultati simili legati ad altre situazioni di droga o di stress”, ha rivelato McCormick. Anche se lo studio è stato effettuato sui topi, McCormick e il suo team sono abbastanza fiduciosi sul fatto che i risultati possano essere applicabili anche sull’uomo.