7 cibi dannosi per la pressione

Ludovica Cesaroni

Ultimo aggiornamento – 25 Luglio, 2016

I cibi no per l'ipertensione

Idealmente, la pressione sanguigna dovrebbe essere inferiore a 120 e superiore a 80 (120/80 mmHg). Una pressione compresa tra questi valori è indice di buona salute; a questo livello infatti si abbassa notevolmente il rischio di malattie cardiache o ictus.

Se la pressione sanguigna è superiore a 120/80 mmHg, sarà necessario abbassarla: maggiore è la pressione sanguigna, infatti, più alta sarà la probabilità di riscontrare problemi di salute. Vi possono essere alcuni modi per cercare di abbassare la pressione e alcuni di questi sono generalmente noti: una dieta povera di sodio e ricca di frutta e verdura aiuta a mantenere la pressione bassa.

Anche il mantenimento di un peso-forma ideale e l’esercizio fisico possono essere validi alleati nell’abbattimento dei livelli alti di pressione. Un’alimentazione ricca di grassi e calorie è da evitare, poiché può portare all’obesità, un grande fattore di rischio per lo sviluppo di un’alta pressione sanguigna. Ma ciò che pochi sanno è che esistono alcuni alimenti specifici che sarebbe meglio evitare in caso di pressione alta.

Scopriamo quali sono.

1) Alcool

Non solo l’alcool può essere dannoso per la vostra libido; gli studi hanno dimostrato che bere più di un bicchiere al giorno può effettivamente aumentare la pressione sanguigna in modo sensibile. Bere moderate quantità di alcool può anche essere salutare, ma è fondamentale non abusarne.

2) Bacon

Il bacon è pieno di grassi e colesterolo, mentre il suo valore nutrizionale è piuttosto scarso. Solo tre fette di bacon contengono circa 4,5 grammi di grassi e 270 milligrammi di sodio. Sebbene dunque le fettine di bacon siano molto popolari – soprattutto nelle colazioni continentali – è bene tenere a mente che esse sono tutt’altro che salutari.

3) Sughi pronti

Queste salse al pomodoro confezionate possono contenere una elevata quantità di sodio (mediamente 480 milligrammi per mezza tazza di prodotto) e possono influenzare direttamente la capacità dei reni di eliminare l’acqua in eccesso. La ritenzione idrica che ne deriva contribuisce ad aumentare la pressione sanguigna, affaticando il cuore. Anche il sale aggiunto nell’acqua della vostra pasta concorre ad aumentare la quantità di sodio del vostro primo piatto, per cui valutate attentamente la quantità di sale aggiunto.

4) Formaggio

Il formaggio, derivato dal latte, contiene un’alta percentuale di sodio, a differenza del suo alimento di origine. Alcuni formaggi in particolare sono decisamente salati: il Roquefort, ad esempio, nonostante sia una prelibatezza, contiene 507 milligrammi di sodio (il 21% della RDA, la razione giornaliera raccomandata) per 28 grammi di prodotto. Il nostrano pecorino romano contiene il 17% di sodio della RDA, il parmigiano il 16% e il gorgonzola il 13%. Ricordate quindi di consumare i formaggi con moderazione.

5) Cibo cinese

Il cibo cinese è molto popolare, soprattutto tra i giovani. Le ricette golose e sfiziose però, riescono ad essere spesso molto gustose per via della grande quantità di sale in esse contenuto. Un semplice antipasto cinese a base di manzo e broccoli può contenere circa 3.000 milligrammi di sodio (sei volte tanto il sodio contenuto in una porzione di Roquefort!).

Se aggiungete la salsa di soia, dovrete conteggiare 1.000 milligrammi di sodio in più. Questo notevole carico di sale può aumentare notevolmente la pressione sanguigna e contribuire ad incrementare la ritenzione idrica. Prediligete quindi le carni e le verdure al vapore e tendete ad evitare fritti, salse salate o cibi marinati.

6) Caffè

Le bevande contenenti caffeina – come il caffè – possono causare un picco significativo della pressione sanguigna, esponendo il cuore a seri rischi e producendo una diminuzione del desiderio sessuale. La caffeina può creare anche scompensi nelle ghiandole surrenali, determinando un eccesso di produzione di cortisolo e adrenalina, sostanze che in genere provocano un ulteriore aumento della pressione sanguigna.

7) Prosciutto crudo

Sebbene il prosciutto si presti a essere un ottimo piatto veloce, prefetto per una cena estiva – specie se abbinato a del melone o a una mozzarella – è bene sapere che una porzione di 28 grammi di prosciutto crudo disossato contiene 172 milligrammi di sodio e 15 grammi di grassi (5 dei quali sono grassi saturi). 28 grammi è pressappoco il peso di una fetta di prosciutto; una porzione da quattro fette di prosciutto contiene quindi circa 688 milligrammi di sodio. Moderate quindi l’assunzione di prosciutto, cercando di consumarlo in maniera più saltuaria!

Perché il sodio è così pericoloso?

La risposta è semplice: il nostro corpo non riesce a eliminare abbastanza il sodio e lo trattiene fra le cellule, fino a quando i reni non riescono a filtrarlo.

Così immagazzinato, il sodio irrita i tessuti e le cellule che, per proteggersi, rilasciano acqua, causando gonfiori, ritenzione idrica e perdita di potassio. La conseguenza è un aumento della pressione sanguigna.

Il consumo elevato di sale, quindi, provoca un maggior rischio di sovrappeso, stimolando anche la sete e il desiderio di bevande zuccherate.

Le popolazioni che vantano un abituale basso consumo di sodio, brillano per la quasi completa assenza di ipertensione.

Se riducessimo a 5 grammi il consumo giornaliero di sale, vedremmo la pressione “massima” ridursi.

Bisogna fare molta attenzione anche ai cibi che consumiamo: se esageriamo con i prodotti da forno (pane, biscotti, cracker e grissini), dadi da brodo, ketchup e senape, finiremo ancora per assumere importanti quantità di cloruro di sodio!

Occhio poi alle fonti nascoste di sale, come i cibi in scatola, i piatti pronti surgelati, la maionese, i sottaceti, le olive da tavola.

 

Ludovica Cesaroni
Scritto da Ludovica Cesaroni

Amo definirmi una creativa dalla forte impronta razionale. Scrivere, disegnare e creare con le mani sono le mie grandi passioni, ma il pungolo della curiosità mi ha sempre portato a interrogarmi sui grandi misteri della vita e a informarmi sui 'piccoli misteri' dell'uomo.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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