Un recente studio, condotto da JAMA Oncology, ha notato come nei pazienti malati terminali, che non hanno ancora perso le capacità di svolgere le normali attività quotidiane, la chemioterapia acceleri il deperimento e la morte.
Ciò che è emerso…
Il dottor Holly Pringerson, autore dello studio, sostiene come questa tipologia di pazienti abbia più da perdere che da guadagnare, sottoponendosi alla chemio. Molti medici si sono chiesti se i farmaci potenti e le tossine non siano addirittura dannosi nel caso di pazienti terminali, vicini alla morte. Per vedere quali fossero gli effetti della chemioterapia sui malati di cancro nella loro ultima settimana di vita, Pringerson e i suoi colleghi hanno monitorato 312 pazienti in sei diverse cliniche.
L’indagine si è svolta dal 2002 al 2008; ai malati presi in esame è stata somministrata la chemio in 158 casi, mentre in 154 non lo è stato fatto. I pazienti che erano sottoposti a questa cura, in questa fase della malattia erano per lo più giovani, istruiti, più sani (nel senso che non avevano altre patologie oltre al cancro) e in grado di svolgere le loro comuni attività quotidiane rispetto a persone che non erano state sottoposte a chemio.
Dopo la morte di questi soggetti, è stato chiesto agli operatori sanitari se avessero notato cambiamenti durante l’ultima settimana di vita. La risposta ha mostrato come fosse evidente un peggioramento della qualità della vita e anche una peggior reattività alla terapia intensiva, ventilazione o rianimazione, rispetto ai pazienti che non avevano subito lo stesso trattamento medico.
Le considerazioni
Lo studio va migliorato, per capire con precisione a cosa imputare questo peggioramento, prima di poter riconoscere un danno potenziale della chemioterapia in pazienti in metastasi progressiva, cioè quando i tumori si sviluppano e si diffondono velocemente.
Il dottor Charles Blanke afferma che nessun medico è in grado di prevedere in quanto tempo un malato di cancro terminale morirà e a quali di questi possa essere utile sottoporsi a cure mediche, anche se hanno effetti collaterali terribili. “I dottori sono obbligati ad aiutare i pazienti in tutti i modi possibili e dovrebbero offrire la chemioterapia solo come ultima risorsa, dopo che il malato è stato informato che è poco probabile che nel suo caso possa portare ad alcun beneficio”, dice Blanke.
Il medico conclude affermando che “ci sono modi efficaci per poter aiutare il paziente terminale che non sono trattamenti attivi”.