Cos’è la celiachia?
La celiachia è una malattia autoimmune genetica in cui l’ingestione completa del glutine causa danni nell’intestino tenue. La fondazione Celiachia, con sede in California, ha stimato che la malattia colpisce una persona ogni cento in tutto il mondo, mentre, solo negli Stati Uniti, 2,5 milioni soffrono di questa malattia senza saperlo, con rischio di complicazioni per la salute a lungo termine.
Quando le persone affette da celiachia mangiano glutine (una proteina presente nel grano, nella segale e nell’orzo), il loro corpo genera una risposta immunitaria che attacca l’intestino tenue. Questi attacchi portano a danneggiare i villi intestinali, piccole protuberanze lunghe e sottili che rivestono l’intestino tenue e garantiscono l’assorbimento delle sostanze nutritive; dunque, se i villi vengono danneggiati, nutrimenti come ferro, folato, calcio, vitamina D, proteine, grassi e altri essenziali composti alimentari non possono essere assorbiti correttamente dall’organismo.
La celiachia è ereditaria, il che significa che si tramanda all’interno dei nuclei familiari. Le persone con un parente di primo grado avente la celiachia (genitore, figlio, fratello, ecc.) hanno un rischio di 1:10 di sviluppare tale patologia. La celiachia è anche conosciuta come malattia celiaca, sprue celiaca, sprue non tropicale, o enteropatia sensibile al glutine.
Quali sono le complicazioni della celiachia?
In generale, questa malattia può svilupparsi a qualsiasi età, dopo l’assunzione di cibi o farmaci che contengono glutine. Se trascurata, la celiachia può portare a complicazioni e a effetti a lungo termine sulla salute, tra cui:
- Anemia da carenza di ferro
- Osteoporosi precoce o osteopenia
- Intolleranza al lattosio
- Infertilità e aborto spontaneo
- Carenza di vitamine e minerali
- Disturbi del sistema nervoso centrale e periferico
- Insufficienza pancreatica
- Malfunzionamento della vescica
- Manifestazioni neurologiche (tra cui: atassia, crisi epilettiche, demenza, emicrania, neuropatia, miopatia e leucoencefalopatia multifocale)
- Neoplasie
- Linfoma non-Hodgkin (intestinale ed extraintestinale)
- Carcinoma esofageo
- Carcinoma papillare della tiroide
- Melanoma
È, dunque, importante scoprire al più presto se si è affetti da celiachia, anche se riconoscere di essere affetti da questo disturbo non è facile, poiché vi sono più di 200 sintomi aspecifici associati alla malattia celiaca.
Tuttavia, se si sospetta di avere la celiachia, per la diagnosi è sufficiente un semplice esame del sangue, poiché chi è affetto da celiachia e mangia glutine ha nel sangue livelli superiori al normale di determinati anticorpi. Questi anticorpi sono prodotti dal sistema immunitario che vede nel glutine una minaccia.
Attualmente, l’unico trattamento per la celiachia è l’astensione dal consumo di cibi contenenti glutine, come frumento, segale, orzo. L’ingestione di piccole quantità di glutine (come le briciole di pane rinvenute su un tagliere o in un tostapane) possono innescare un danno intestinale.
Celiachia: come metabolizzare il glutine
Un nuovo studio ha scoperto che il glutine – noto per danneggiare l’intestino tenue nelle persone affette da celiachia – potrebbe essere metabolizzato quando gli enzimi intestinali non riescono a digerirlo.
Nello studio, pubblicato online sulla rivista Gastroenterology, i ricercatori della McMaster University in Ontario, Canada, hanno scoperto che i topi, in presenza di batteri Pseudomonas Aeruginosa (PSA) – isolati da pazienti celiaci – avevano nelle loro viscere glutine metabolizzato, a differenza di topi che erano stati trattati con Lactobacillus.
Studiando la chimica del metabolismo del glutine da PSA e da Lactobacillus, i ricercatori hanno scoperto che il Lactobaciullus è stato in grado di disintossicare il glutine, mentre la PSA produce sequenze di glutine che hanno mostrato somiglianze con le infiammazioni dei pazienti celiaci.
L’autore senior dello studio, la dottoressa Elena Verdu, professore associato presso la Michael G. DeGroote School of Medicine di McMaster, in un comunicato stampa ha riferito in proposito: “Il tipo di batteri che abbiamo nel nostro intestino contribuisce alla digestione del glutine, e il modo in cui questa digestione viene eseguita potrebbe aumentare o diminuire le probabilità di sviluppare la malattia celiaca in una persona a rischio genetico. La celiachia è infatti causata dal glutine in soggetti geneticamente predisposti, ma i batteri presenti nel nostro intestino potrebbero far pendere la bilancia in un senso o nell’altro e fare la differenza determinando soggetti sani e soggetti che svilupperanno la malattia”.
Attualmente, non esiste una cura per la malattia celiaca: l’unico trattamento disponibile è una dieta rigorosa senza la presenza del glutine per tutta la vita. La dottoressa Verdu, tuttavia, ha anche affermato: “Potremmo ora essere più vicini a comprendere il comportamento dei batteri intestinali e a capire in che modo agenti patogeni opportunisti come la PSA possono influenzare il rischio di celiachia. Ciò potrà aiutarci a sviluppare strategie per prevenire questi disturbi, ma sono necessari ulteriori approfondimenti”.