Buone notizie in arrivo per le tante persone costrette a convivere con l’artrite reumatoide.
Un recente studio suggerisce infatti che l’assunzione di vitamina D potrebbe alleviare i sintomi associati all’artrite reumatoide, quella diffusa malattia autoimmune che colpisce un’ampia fascia di popolazione, con un’incidenza maggiore nelle donne.
Cerchiamo di capirne di più.
Lo studio: deficit di vitamina D e artrite reumatoide sono correlati
Come sappiamo, ad oggi, sono disponibili diversi trattamenti per l’artrite reumatoide in base alla gravità dei sintomi. Si va dai comuni corticosteroidi fino a possibili interventi chirurgici.
Tuttavia, in molti non riescono a trovare alcun tipo di sollievo dalle terapie attualmente in circolazione. Parte proprio da questo presupposto lo studio recentemente presentato durante il 70esimo appuntamento con l’American Association for Clinical Chemistry (AACC) Annual Scientific Meeting and Clinical Lab Expo in Chicago: valutare gli eventuali effetti della vitamina D nel trattamento dell’artrite reumatoide.
I ricercatori hanno dunque analizzato i livelli di vitamina D in soggetti con artrite reumatoide e in soggetti sani, osservando che solo il 33% delle persone affette da questa patologia presentava livelli accettabili di vitamina D. In più, un deficit marcato è stato riscontrato in pazienti con sintomi gravi associati all’artrite reumatoide.
Sebbene si tratti del primo studio che valuta le possibili correlazione tra livelli di vitamina D e artrite reumatoide, si tratta di un punto di partenza importante per l’individuazione di nuovi approcci terapeutici.
Una cosa, però, rimane certa. La vitamina D svolge un ruolo importante per il nostro sistema immunitario, così come per il metabolismo di cervello e ossa. Quindi, è inutile dirlo, bassi livelli di questa vitamina si accompagnano a prognosi più severa in tutte le patologie che coinvolgono questi distretti corporei.
Che fare? Cerchiamo di mantenere buoni livelli di vitamina D
Partiamo da un presupposto. Coloro che presentano livelli inadeguati di vitamina D devono assolutamente integrarla in modo alternativo. Gli alimenti più ricchi di vitamina D sono:
- Pesci
- Uova
- Funghi
- Fegato di manzo
Di, conseguenza se si ha carenza di vitamina D occorre intervenire in primo luogo sulla propria alimentazione quotidiana.
Attenzione, però. Una maggiore attenzione nel monitorare i livelli di vitamina D dovrebbero averla le persone con alcune forme di malattie autoimmuni come:
- Artrite reumatoide
- Osteopenia
- Osteoporosi
- Disturbi neurologici
I deficit di vitamina D possono essere legati a cattive abitudini alimentari, ma anche ad uno stile di vita poco sano come l’eccessivo consumo di alcol o droghe, il tabagismo o la scarsa attitudine all’esercizio fisico.
Solitamente, i livelli di vitamina D vengono controllati nel corso degli esami di routine. Se si registra una marcata carenza di vitamina D, è possibile assumere integratori vitaminici. Nel caso della vitamina D si registrano due forme: vitamina D-2 e vitamina D-3. Quest’ultima si è rivelata più efficace nel riportare i livelli di vitamina D entro un range fisiologico, pertanto è la forma maggiormente consigliata dai medici.
In genere, valori di 2000 UI (unità internazionale) di vitamina D sono considerati sufficienti a garantire i normali livelli terapeutici. Tuttavia è sempre importante monitorarne regolarmente i livelli per i suoi effetti su molti organi.