Per comprendere più a fondo i disturbi dello spettro autistico (ASD), gli studi più recenti si stanno concentrando sulle modalità di sincronizzazione tra le diverse aree del cervello.
I primi risultati sembrano abbastanza contraddittori, probabilmente indotti dalle diverse modalità con cui le ricerche sono state effettuate. Infatti, alcuni dei risultati hanno suggerito che alla base dei disturbi ASD potrebbe esserci una insufficiente sincronizzazione mentre, a sorpresa, altri studi hanno trovato l’esatto contrario, cioè una maggior connettività, ma caratterizzata da un modello di sincronizzazione del tutto atipico.
Le indagini più recenti
Il più recente studio, pubblicato su Nature Neuroscience, ha indagato a fondo le diverse relazioni sia di sovra che di insufficiente connettività, presentando risultati in base ai quali sembra che il cervello di individui affetti da autismo abbia modelli di sincronizzazione unici.
Il dr. Marlene Behrmann, professore di neuroscienze cognitive presso la Carnegie Mellon University e responsabile della ricerca, ha dichiarato: “Identificare profili cerebrali che differiscono dal modello osservato in individui a sviluppo tipico è cruciale non solo in quanto permette ai ricercatori di iniziare a capire le differenze che emergono in ASD, ma sopratutto perché si apre la possibilità che ci possano essere molti tipi di alterazioni di profili, tutti classificabili nella categoria ASD“.
Per studiare il problema della sincronizzazione nei profili cerebrali di pazienti ASD, i ricercatori hanno analizzato una serie di dati ottenuti dalla risonanza magnetica funzionale (fMRI). Gli studi sono stati effettuati in diversi siti, in modo da avere un ampio numero di partecipanti, mentre i dati sono stati centralizzati e analizzati in uno specifico database. A ogni gruppo di studio è stato associato un gruppo di controllo e la fMRI è sempre stata effettuata dopo aver messo i pazienti in condizioni di riposo.
“Gli studi del cervello nello stato di riposo sono importanti perché, in quella condizione, i modelli di connettività emergono spontaneamente, permettendoci di osservare come le varie aree del cervello siano naturalmente in grado di connettersi e sincronizzare la loro attività“, spiega il dr. Avital Hahamy, uno dei ricercatori che ha condotto lo studio.
Un certo numero di indagini precedenti, effettuati sia da questi che da altri team di ricercatori, hanno suggerito che questi modelli spontanei possano fornire una finestra di realtà nei tratti comportamentali individuali, compresi gli individui che si distinguono dalla norma.
In un attento confronto tra i dettagli di questi, comunque complicati, modelli di sincronizzazione, gli scienziati hanno scoperto una differenza interessante tra il gruppo di controllo e il gruppo ASD: i cervelli dei partecipanti del gruppo di controllo mostravano modelli di connettività sostanzialmente simili tra i diversi individui, mentre quelli appartenenti al gruppo con ASD hanno mostrato un fenomeno notevolmente diverso.
Infatti, i pazienti con diagnosi di autismo avevano modelli di sincronizzazione unici e, si potrebbe dire, in un certo modo individuali.
I ricercatori hanno quindi classificato i modelli di sincronizzazione trovati nel gruppo di controllo come “conformista”, mentre quelli del gruppo ASD sono stati chiamati “idiosincrasico“. Le differenze tra i modelli di sincronizzazione nei gruppi di autismo e di controllo possono essere spiegate con il modo in cui gli individui nei due gruppi interagiscono e comunicano con il loro ambiente di riferimento.
“Fin dagli anni della prima infanzia, le reti cerebrali tipiche di ciascuno di noi vengono plasmate da un’intensa interazione con le persone e i fattori ambientali comuni. Tali esperienze condivise sarebbero responsabili della similitudine, o conformità degli schemi di sincronizzazione nel cervello, così come rilevato del gruppo di controllo molto simili tra loro. È possibile che nei pazienti ASD, dal momento che le interazioni con l’ambiente sono complicate o addirittura interrotte, ognuno sia portato a sviluppare un modello più individualista di organizzazione del cervello“, concludono i riceratori.
Secondo gli stessi, comunque, questa spiegazione è soltanto provvisoria; altre ricerche sono necessarie per scoprire appieno la gamma di fattori che possono portare a modelli cerebrali difformi dalla norma e ASD-correlati.
Suggeriscono anche che ulteriori ricerche su come e quando i diversi individui, appartenenti allo stesso gruppo etnico e sociale, inizino a stabilizzare particolari schemi cerebrali potrebbero essere di grande aiuto nello sviluppo futuro della diagnosi precoce e del trattamento dei disturbi oggi genericamente indicati come disturbi della sfera autistica.