Negli Stati Uniti è stata recentemente approvato un nuovo protocollo per la cura del cancro, che agisce potenziando il sistema immunitario di coloro che soffrono di tumore. Per ora, la terapia è stata autorizzata solo per i pazienti affetti da linfoma non-Hodgkin, che non abbiano avuto benefici con due cicli di cure tradizionali. Ecco spiegato di cosa si tratta.
Nuova terapia genica anti cancro: di cosa si tratta
La terapia Yescarta, autorizzata dalla Food and Drugs Administration, agisce direttamente sui linfociti, che vengono trasformati in vere e proprie «armi da guerra» per contrastare la neoplasia che ha colpito l’organismo. Le cellule sane vengono dunque trasformate in una sorta di farmaco, con il difficile compito di attaccare le cellule tumorali.
«È una sorta di auto-trapianto manipolato – spiega il dr. Fabrizio Pane, presidente della Società Italiana di Ematologia – Può durare per sempre, portando il paziente a una guarigione completa, ma può anche essere letale: non si tratta infatti di somministrare semplicemente un farmaco, bensì di una procedura assai complessa da eseguirsi solo in centri altamente specializzati».
È l’immunoterapia quella branca della medicina di cui fa parte questa nuova cura, a sua volta inserita nella CAR–T therapy, acronimo che sta per Chimeric Antigen Receptor (ricettore antigene-specifico chimerico).
In particolare, la terapia prevede un iniziale prelievo di sangue, che viene poi potenziato in laboratorio attraverso tecniche di ingegneria genetica.
I linfociti T vengono legati a un vettore virale, con il compito di attaccare tutte le cellule tumorali. Una volta conclusa la procedura, il sangue può essere ri-infuso al malato. Proprio per le caratteristiche della procedura, questa tecnica è stata definita come una sorta di auto-trapianto manipolato.
I pro e i contro della terapia
L’uso di questa nuova terapia per il trattamento di alcuni tipi di tumore si è dimostrato molto efficace in alcuni casi, ma anche letale in altri. I linfociti T re-infusi sono infatti molto potenti ed agiscono in modo rapido, portando a reazioni violente nei malati di neoplasie.
Finora questa strategia ha dato esiti molto incoraggianti contro linfomi non – Hodgkin aggressivi e indolenti e anche su diverse forme di leucemia e mieloma, in adulti e bambini. «La prudenza è d’obbligo – sottolinea Paolo Corradini, direttore del Dipartimento di Oncologia ed Onco-ematologia dell’Università degli Studi di Milano – perché per ora si è sempre trattato di sperimentazioni su piccoli numeri di pazienti che richiedono conferme, ma gli esiti sono davvero promettenti. Soprattutto perché si parla di offrire una possibilità di cura a chi ha già tentato tutto quello finora disponibile, senza successo».
Attenzione, però: in USA il costo della terapia è di 373 mila dollari per ogni paziente trattato.