Continua la campagna di sensibilizzazione per contrastare il body shaming, realizzata da Pazienti.it e AIP, l’Associazione Italiana di Psicologia.
In questa puntata di Serotonina, il nostro podcast di salute, approfondiamo ulteriormente la tematica del body shaming. Ne abbiamo, infatti, parlato insieme a Giorgia Varallo, psicologa, psicoterapeuta specializzata in trattamento dei disturbi alimentari e collaboratrice del nostro portale.
Cosa vuol dire body shaming
“Body shaming è il bullismo verbale che ha come intenzione il deridere e umiliare le persone unicamente per il loro aspetto fisico. Questa pratica provoca nella persona vittima un senso di vergogna, ansia e paura di non essere accettati, perché non in linea con un canone estetico storicamente determinato” ci dice la dottoressa Varallo durante l'intervista.
Questo comportamento non è solo qualcosa di relativo alle esperienze personali o interpersonali. Anche i giornali che sottolineano i difetti delle celebrities, per esempio, stanno facendo body shaming: e lo fanno per rassicurare le persone mostrando che nessuno è perfetto; questo, però, riconferma l'abitudine di paragoni continui e competizione estetica, che alla lunga ha degli effetti negativi sulla propria immagine corporea e sul proprio umore.
Verrebbe allora da chiedersi: ma facciamo tutti body shaming? Probabilmente sì, più o meno consapevolmente, con intenzioni più o meno maligne. Il problema non è tanto farlo ma essere consapevoli di quando e perché lo si fa e soprattutto sulle conseguenze: “Anche io a 20 anni ho cercato Jessica Biel senza trucco” ci confessa la dottoressa. “Il problema è capire quando è il momento di smettere, e non è solo una difficoltà mia, tua o delle influencer ma dell'intera società”.
Body shaming e body monitoring
La vergogna che si prova di fronte a commenti che sottolineano la nostra inadeguatezza estetica può portare a body monitoring e body checking, ossia monitorare e controllare più volte al giorno i propri presunti difetti. Alcuni esempi di controllo corporeo includono i seguenti comporamenti: ispezionarsi allo specchio, toccarsi la pancia per sentire i rotolini che si formano quando ci si siede, chiudere il braccio nelle dita di una mano per vedere se ci sono stati delle modificazioni nelle sue dimensioni.
Riprodurre invece interiormente le frasi dette da altri con intento derisorio prende invece il nome di body bashing, ossia il guardarsi allo specchio e dirsi "fai schifo" e "guarda che cosce grosse", "sei orribile"... Una conversazione con sé stessi sprezzante e dagli effetti psicologici non indifferenti.
Body shaming e disturbi alimentari
Oltre al body bashing e body monitoring, spesso la gestione delle prese in giro sul proprio aspetto sconfina nell'autolesionismo, nell'evitamento (evitare il contatto con gli altri, coprire il corpo il più possibile) oppure del "fixing". Il fixing, che letteralmente significa "sistemare", "risolvere" implica modificare il corpo per far cessare le prese in giro. Ricordiamo che secondo le stime ufficiali i disturbi del comportamento alimentare in Italia colpiscono circa 3 milioni di persone, di cui 2,3 milioni adolescenti, perlopiù donne.
Il body shaming può quindi prevedere lo sviluppo di un DCA, ma il collegamento non è così automatico: devono infatti essere presenti alcune specifiche caratteristiche di personalità: perfezionismo e tendenza a preoccuparsi della propria immagine sono senz'altro dei fattori di rischio a cui prestare la massima attenzione.
Alla base di tutte queste modalità di gestione di bullismo e denigrazione c'è il desiderio di sentirsi accettati, di andare bene. L'invito è quindi, ancora una volta, quello di imparare a dare il giusto peso alle parole, praticare empatia e, perché no, vedere il proprio corpo come uno strumento che ci permette di vivere pienamente e non come un ornamento da misurare e paragonare a quello degli altri.
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