28 felini sono stati colpiti da un focolaio di influenza aviaria A/H5N1 diffusosi nel territorio Polacco. Di questi, 11 sono deceduti e i restanti 14 hanno subito la soppressione immediata.
La dichiarazione dell’OMS e il contagio Polacco
La diffusione dell’influenza proveniente dai volatili è stata annunciata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità il 27 giugno scorso.
Al verificarsi di 47 decessi sospetti di felini in tutto il paese, le Autorità Sanitarie Polacche hanno confermato, con l’aiuto di test per infezione aviaria, la positività di 29 gatti all’influenza A/H5N1 lanciando quindi l’allarme nazionale.
Le cause del contagio rapido da uccelli a felini restano sconosciute, secondo l’OMS: “I gatti avrebbero avuto contatti diretti o indiretti con i volatili ed i loro ambienti, ingerito uccelli infetti o cibo già contaminato.”
Non è la prima volta che l’influenza aviaria arriva ad interessare anche i felini; tuttavia la novità in Polonia riguarda la celere diffusione della malattia in una vasta area del paese, coinvolgendo diversi focolai sparsi all’interno della zona. Secondo gli esperti, l’influenza non ha risparmiato gravi sintomi nei felini, provocando diarrea, problemi respiratori e neurologici che hanno portato al decesso dei gatti, in poco tempo.
Aviaria felina: i sintomi dell'infezione nei gatti
L’infezione aviaria nei gatti si manifesta con la comparsa di alcuni sintomi tipici della classica influenza, più o meno accentuati a seconda della potenza della malattia. La sintomatologia comune nei felini riguarda:
- dolori muscolari;
- febbre;
- tosse e mal di gola;
- diarrea e letargia;
- linfonodi ingrossati;
- scarso appetito.
Se il gatto manifesta tutti i sintomi sopra descritti o in parte è necessario portarlo dal veterinario, riferendo il possibile e sospetto contatto con il volatile infetto.
Come prevenire e curare l’infezione da aviaria nel gatto?
Per i proprietari di gatti è raccomandato evitare ogni genere di contatto con animali volatili, tenendo quindi i felini in casa e poco esposti alle zone confermate dalle Autorità competenti come aree ad alta patogenicità. Infatti, il solo contatto anche accidentalmente e per pochi secondi del felino con l’animale infetto, sia esso vivo o deceduto, può provocare la diffusione rapida dell’infezione dal felino ad un altro animale e nei casi più estremi, dal felino all’uomo.
Inoltre gli esperti consigliano di monitorare le zone più colpite dalla presenza di volatili malati ed effettuare test per aviaria nei proprietari dei felini infetti per scongiurare l’ipotesi di una trasmissione diretta dell’infezione all’uomo.
Il virus aviario e i rischi per l’uomo nel mondo
Poche settimane fa le Autorità Brasiliane hanno annunciato l’emergenza sanitaria per aviaria nell’uomo, dopo l’infezione di alcuni uccelli selvatici nel territorio, dichiarando lo stato di allerta per 180 giorni. Qualche mese prima in Perù si è verificata una strage di migliaia di leoni marini e foche del territorio circostante, infettati a loro volta dai pellicani Peruviani.
Il virus aviario è stato scoperto nel 1997, ma è dal 2003 che ha acquisito la capacità di contagiare anche l’uomo, oltre agli animali, soprattutto mammiferi.
Nonostante l’influenza A/NH51 non abbia mai compiuto il salto di specie, da uomo a uomo (il cosiddetto spillover), l’essere umano può infettarsi dagli animali portatori di aviaria, che come si è visto, possono interessare diverse specie, tra cui anche volpi e topi.
“Siamo ancora lontani dalla trasmissione inter umana e manca la firma genetica di un evento di spillover” conferma un recente studio dell’Università di Statistica del Campus Biomedico di Roma.
Nonostante ciò, l’influenza aviaria si diffonde con facilità in Europa e nel resto del mondo, soprattutto nei paesi dove il commercio di pollame e volatili è elevato come il Brasile (il 35% del mercato nazionale).
Effettuare controlli a tappeto sui mercati e gli allevamenti per assicurarsi che gli animali siano in buona salute e non rechino infezioni gravi, diventa quindi necessario per proteggere la specie umana.
Tra il 2021 ed il 2022, le Autorità Europee hanno riportato i dati della “più grave epidemia di aviaria mai registrata in UE per numero di focolai.” Un numero che per il momento interessa più le specie animali e preoccupa meno l’uomo.