Nuova scoperta: l’autismo inizia nell’utero materno

Andrea Salvadori | Blogger

Ultimo aggiornamento – 18 Dicembre, 2014

Uno studio dell’Autism Center of Excellence, dell’università della California, pubblicato sul New England Journal of Medicine, sembra dimostrare senza dubbi che l’autismo inizia durante la formazione del feto nell’utero materno. Secondo quanto osservato dai ricercatori, nei bambini affetti da autismo la corteccia cerebrale non si forma nella stessa maniera dei bambini normali, con sei strati di cellule differenziate.

Lo studio è importante perché scarterebbe le ipotesi sull’influenza di fattori esterni, quali rapporti complicati con la madre o vaccini e medicinali.

Differenze nel tessuto cerebrale

I ricercatori hanno analizzato il cervello di bambini deceduti sia sani che autistici. Il tessuto cerebrale prelevato da bambini affetti da autismo ha rivelato macchie di disorganizzazione nella corteccia, un sottile strato di cellule che è fondamentale per l’apprendimento e la memoria.

Nel tessuto cerebrale dei bambini sani, la corteccia aveva sei strati distinti, ognuno composto da un tipo specifico di cellule. Nei bambini con autismo, invece, “le cellule specifiche in livelli specifici sembrano mancare“, spiega il professor Courchesne, a capo dello studio.  Così, invece di strati distinti, ci sono collezioni disorganizzate di cellule cerebrali. Queste zone di corteccia disorganizzata avrebbero effetti differenti sul cervello a seconda di dove si verificano e quante ce ne sono. Questo potrebbe aiutare a spiegare perché i sintomi dell’autismo variano così tanto.

E il fatto che il danno non sia ovunque, ma solo in alcune zone, suggerisce come il cervello di un bambino potrebbe “imparare” a compensare certi collegamenti con altri nuovi. Questo spiegherebbe perché i bambini autistici, con la cura, solitamente migliorano.

Nuovi trattamenti

Si rafforza quindi la necessità di un’individuazione precoce della malattia e di un trattamento. “La scoperta che questi difetti si verificano in zone specifiche piuttosto che in tutta  la corteccia dà nuove speranze e comprensione sulla natura di autismo“, ha aggiunto Courchesne.

 

 

 

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Scritto da Andrea Salvadori | Blogger

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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