Aumento dell'incidenza tumorale nei più giovani: l'analisi su oltre 23 milioni di casi

Arianna Bordi | Editor

Ultimo aggiornamento – 02 Agosto, 2024

Ragazza con il cancro viene rassicurata con una mano sulla spalla

Un allarme preoccupante arriva dal mondo della ricerca medica: la Generazione X e i Millennial sembrano essere più a rischio di sviluppare ben 17 tipi di tumore rispetto ai loro predecessori.

Vediamo di seguito un approfondimento in merito a questa scoperta.

Maggiore incidenza di tumori nelle nuove generazioni: cosa dice la ricerca

Lo studio da cui è emersa questa evidenza, condotto dall'American Cancer Society (ACS), pubblicato proprio questo mese su The Lancet Public Health, sottolinea un aumento significativo di casi, in particolare per tumori al seno, al pancreas e allo stomaco.

Lo studio si fonda su un'analisi approfondita di un vasto database comprendente oltre 23 milioni di casi di cancro e più di 7 milioni di decessi correlati negli USA, riguardanti individui tra i 25 e gli 84 anni nel periodo 2000-2019.

I dati, provenienti dalla North American Association of Central Cancer Registries e dal National Center for Health Statistics, riguardano 34 tipi di tumori diagnosticati e 25 cause di morte per neoplasie.

In particolare, il rischio di sviluppare tumori al pancreas, al rene, all'intestino tenue e al fegato (nelle donne) si rivela nettamente superiore nei nati negli anni '90 rispetto a quelli nati negli anni '50.

Il dottor William Dahut, direttore scientifico dell'American Cancer Society, ha sottolineato, inoltre, un dato particolarmente preoccupante: l'incidenza del cancro uterino è quasi raddoppiata nelle generazioni più giovani.

Le donne nate negli anni '90, infatti, hanno un rischio del 169% superiore rispetto a quelle nate negli anni '50, anche se si confrontano individui della stessa età: c'è, quindi, un divario generazionale significativo per quanto riguarda questo tipo di tumore.

Questi risultati scientifici indicano che i nati tra gli anni '60 e i primi anni 2000 stanno affrontando una sfida inaspettata per la loro salute, richiedendo un'attenzione particolare da parte della comunità scientifica e delle istituzioni.

Massimo Di Maio, Direttore dell'Oncologia medica universitaria delle Molinette di Torino e Presidente Eletto dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), sottolinea l'importanza degli stili di vita nell'aumento dei casi di tumore tra i giovani.

Anche in Italia, infatti, gli oncologi stanno assistendo a un aumento dei casi di cancro tra i giovani e, sebbene non siano ancora disponibili dati definitivi a livello nazionale, "è un fronte sul quale stiamo lavorando insieme ai Registri Tumori. Possiamo però dire che nella pratica clinica molti oncologi stanno registrando casi di tumore tra i più giovani abbastanza frequentemente e anche per neoplasie finora caratterizzate da una insorgenza in età più tarda", afferma lo specialista. 

Gli esperti, infatti, sostengono che i principali fattori di rischio sono da ricercare negli stili di vita moderni: l'aumento dell'obesità, l'alimentazione scorretta, la sedentarietà, l'esposizione a sostanze inquinanti e l'uso eccessivo di alcol e tabacco potrebbero giocare un ruolo fondamentale nello sviluppo di questi tumori.

Come possiamo provare a tutelarci?

Secondo il dottor Ahmedin Jemal, vicepresidente senior dell'American Cancer Society e autore principale dello studio, l'aumento dei casi di cancro tra le generazioni più giovani rappresenta un campanello d'allarme.

Si rivela, dunque, fondamentale investire nella prevenzione: gli screening oncologici, infatti, rappresentano uno strumento essenziale per individuare i tumori in fase precoce, quando sono più curabili.

In Italia, però, sebbene si stia assistendo a un miglioramento negli ultimi anni, i dati sugli screening non sono ancora abbastanza soddisfacenti: secondo l'Osservatorio nazionale screening, nel 2023 il 55% delle donne ha effettuato la mammografia, il 34% lo screening del colon-retto e il 41% quello cervicale. 

I numeri sono in crescita, ma l'obiettivo europeo del 90% entro il 2025 rimane ancora lontano, come sottolinea Francesco Cognetti, Presidente di FOCE (ConFederazione degli Oncologi, Cardiologi e Ematologi).

Ecco, dunque, alcune buone abitudini salvavita che possono fare la differenza per quanto riguarda la prevenzione:

  • adottare uno stile di vita sano: seguire una dieta equilibrata, fare attività fisica regolarmente e limitare il consumo di alcol e tabacco è importante per ridurre il rischio di sviluppare un tumore;
  • partecipare ai programmi di screening: gli screening oncologi regolari (anche seguendo le linee guida indicate per la propria età) rappresentano strumenti indispensabili per identificare i tumori a uno stadio iniziale;
  • sostenere la ricerca quando possibile: la ricerca scientifica è il mezzo che abbiamo a disposizione per comprendere le cause del cancro e sviluppare nuove terapie più efficaci, e per questo andrebbe finanziata dalle istituzioni e dai singoli cittadini quando la disponibilità economica lo consente. 
Arianna Bordi | Editor
Scritto da Arianna Bordi | Editor

Dopo la laurea in Letteratura e Lingue straniere, durante il mio percorso di laurea magistrale mi sono specializzata in Editoria e Comunicazione visiva e digitale. Ho frequentato corsi relativi al giornalismo, alla traduzione, alla scrittura per il web, al copywriting e all'editing di testi.

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