La primavera è arrivata e, con essa, si riscoprono ogni anno le piacevoli abitudini di sempre, come il trascorrere le giornate immersi nella natura, per godere così il clima mite e temperato e un po’ di sano relax.
Concedersi qualche ora all’aperto è sempre una buona idea, attenzione solo a non sottovalutare alcuni inconvenienti che, se non affrontati con la giusta consapevolezza, possono provocare conseguenze anche gravi, soprattutto per i più piccoli: parliamo della puntura degli imenotteri.
Cosa sono gli imenotteri?
Gli imenotteri sono gli Apidi e i Vespidi, insetti da temere per chi soffre di allergia.
Se punti da un imenottero, il pungiglione, estroflesso dall’addome dell’insetto, entra nel derma, rilasciando il veleno. Più aggressive delle api sono, certamente, le vespe, che si avvicinano alle persone perché attratte dagli alimenti o dai rifiuti. Per questa ragione, prestate maggiore attenzione ai vostri piccoli, soprattutto nei momenti dedicati ai pasti, come durante i picnic.
Tra i vespidi davvero temibili troviamo, certamente, il calabrone, le cui dimensioni sono più grandi e, quindi, maggiore è anche la capacità di iniettare di veleno, responsabile di reazioni sistemiche anche molto gravi.
Allergia alle punture di imenotteri: un rischio reale
Parliamo, dunque, di un rischio reale. Più di 500 mila bambini e adolescenti subiscono ogni anno una puntura di imenotteri e circa 25 mila (ovvero il 5%) sviluppano reazioni allergiche, che possono essere lievi o anche gravi e, in casi molto molto rari (1%), portare allo shock anafilattico, che può verificarsi dopo pochissimi minuti dopo la puntura e risultare, ahimè, anche fatale in assenza di trattamento immediato.
Qual è la stagione più a rischio? Come dicevamo, quella tardo-primaverile ed estiva, in cui è più frequente l’esposizione a questi insetti, che sciamano ed entrano facilmente a contatto con i bambini, soprattutto nei parchi.
Cosa fare per non essere impreparati a una puntura di ape, vespa o calabrone?
Esistono alcune semplici regole da seguire per ridurre, in primis, il rischio di essere punti. Solo nei casi più gravi si deve far ricorso al vaccino, che è considerato una terapia salvavita.
Scopriamole insieme, continuando a leggere l’approfondimento sul portale della SIP, e dando la parola con un semplice click agli specialisti della Società Italiana di Pediatria.