Hai un atteggiamento ostile? Peggio per la tua memoria!

Stefania Virginio

Ultimo aggiornamento – 17 Marzo, 2016

Secondo uno studio, pubblicato online sulla rivista Neurology, i giovani adulti che mostrano atteggiamenti ostili e che hanno difficoltà a far fronte allo stress potrebbero sperimentare dei problemi di memoria e di pensiero più tardi, nella vita.

L’aggressione e l’ostilità potrebbero avere implicazioni sulla funzione cognitiva negli anni a venire.

Come è possibile?

Le caratteristiche psicologiche possono influenzare la percezione di un individuo e la sua risposta alle esperienze stressanti.

È dimostrato che un atteggiamento ostile, per esempio, può ridurre la soglia di attivazione della risposta allo stress. Potrebbe anche avere un impatto sulla funzione cognitiva e sui profili vascolari di rischio, che si riferiscono al deterioramento cognitivo.

Lenore J. Launer, del National Institutes of Heakth a Berthesda, e i suoi colleghi hanno esaminato 3.126 persone in due fasi della loro vita.

All’età di 25 anni, i partecipanti hanno risposto alle domande che avevano il compito di misurare la loro personalità e i loro atteggiamenti, la capacità di far fronte allo stress, la memoria e le capacità di pensiero.

Le stesse capacità cognitive sono state misurate di nuovo quando queste persone hanno raggiunto i 50 anni di età.

Le domande relative alla personalità sono state usate per misurare i livelli di ostilità. Le domande sono state progettate per valutare il comportamento aggressivo, la diffidenza verso gli altri e i sentimenti negativi associati alle relazioni sociali.

C’era anche una domanda relativa “al tentativo attivo di ridurre lo stress nonostante i ripetuti ostacoli incontrati sulla strada verso il successo”.

Le buone strategie per raggiungere il successo potrebbero portare a una migliore funzione cognitiva a lungo termine

I partecipanti sono stati poi divisi in 4 gruppi, in base al loro livello di ostilità e di resistenza alla fatica.

Lo studio ha dimostrato che le persone con i più alti livelli di entrambi i tratti risultavano significativamente peggiori sia sulla memoria che sui pensieri, rispetto alle persone che 25 anni prima avevano livelli più bassi delle stesse caratteristiche.

Per esempio, quando veniva chiesto loro di ricordare una lista di 15 parole, i partecipanti che hanno avuto i più alti livelli di ostilità da giovani e ricordavano 0,16 parole in meno, rispetto a quelli con meno ostilità.

Regolando il test su altri fattori, come la depressione, gli eventi negativi successi nella vita e la discriminazione, i risultati non hanno subito un’alterazione significativa.

Fattori a rischio come problemi cardiovascolari, diabete e pressione alta non hanno portato alcuna differenza ai risultati, per far fronte alla capacità di superamento dei problemi, ma hanno ridotto il rapporto tra l’ostilità e la capacità di pensiero.

La Launer, che è un membro dell’American Academy of Neurology, afferma che “non possiamo pensare che i tratti della nostra personalità non possano avere alcuna influenza sul modo in cui pensiamo e ricordiamo le cose, ma abbiamo trovato che l’effetto del mantenere un atteggiamento ostile e una scarsa volontà di risoluzione dei problemi, sia simile all’effetto di più di un decennio di invecchiamento mentale”.

La Launer osserva che i risultati non dimostrano che gli atteggiamenti ostili e la scarsa capacità di superamento dello stress causino un indebolimento alla memoria o al pensiero; si limitano a indicarne soltanto un’associazione.

Tuttavia, sottolinea, se ulteriori studi possono confermare un collegamento, ciò potrebbe portare alla ricerca di strategie per cambiare questi tratti. Questo potrebbe non solo promuovere le interazioni sociali positive e la capacità di sopportare lo stress nelle persone giovani, ma potrebbe anche ridurre i problemi di memoria e di pensiero nella mezza età.

 

Stefania Virginio
Scritto da Stefania Virginio

Sono Stefania e sono una friulana doc! Da quando mi hanno dato in mano la prima matita alle elementari non ho mai smesso di scrivere, e nemmeno di leggere tutto quello che mi passa sotto gli occhi.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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