I pazienti che soffrono di artrite reumatoide avranno a breve un valido alleato: si chiama Baricitinib, la molecola alla base di un nuovo farmaco approvato in Italia dall’AIFA, che blocca i meccanismi che innescano l’infiammazione alle articolazioni.
L’obiettivo, come ovvio, è quello di ridurre il dolore e la rigidità già dalle prime settimane dopo l’inizio della cura per l’artrite reumatoide. In più, il farmaco avrà il grande vantaggio di poter essere assunto per via orale, anziché tramite iniezione come in genere accade per la maggior parte dei farmaci anti-infiammatori. Ecco perché l’arrivo di questo nuovo medicinale è particolarmente atteso dagli oltre 400mila pazienti italiani affetti da artrite reumatoide. Cerchiamo di capire come agisce questa nuova terapia per l’artrite reumatoide.
Il nuovo farmaco: una terapia per l’artrite reumatoide
Il meccanismo che sta alla base di Baricitinib è del tutto innovativo. Questa molecola, infatti, inibisce infatti gli enzimi Janus chinasi 1 e 2, che modulano i segnali delle citochine infiammatorie responsabili dello sviluppo e della progressione della malattia. In più, a differenza dei farmaci biologici attualmente impiegati per la cura dell’artrite reumatoide – diretti verso un unico bersaglio – il nuovo farmaco è capace di bloccare l’effetto di quelle proteine infiammatorie che creano i dolori tipici di questa patologia invalidante.
Chi riuscirà a trarre un vero beneficio da questo nuovo farmaco? Secondo i medici, questa nuova molecola è indicata per chi risulta intollerante ai farmaci biologici anti-reumatici (metotrexate). Anche chi non ottiene miglioramenti significativi dagli attuali trattamenti potrà tentare la via del Baricitinib.
Le speranze sulla sua efficacia saranno sicuramente confermate. L’approvazione del farmaco, infatti, si è basata sui risultati ottenuti da ben quattro studi clinici con pazienti affetti da artrite reumatoide, da moderata a severa. E in tutti i casi, è stata riscontrata una diminuzione del 20%, 50% e 70% della condizione clinica di partenza, misurata secondo i criteri dell’American College of Rheumatology.
Addio iniezioni: il vantaggio delle pillole
L’ago fa paura, è inutile negarlo. E dato che fino a oggi per i farmaci per l’artrite reumatoide si presentavano sotto forma di iniezione, i pazienti non aderenti alle terapie erano davvero tanti. Con Baricitinib, invece, potrebbe cambiare questo trend, la cui assunzione è tramite compresse.
Insomma, la formulazione in pillole e l’unica somministrazione giornaliera potrebbero davvero favorire l’aderenza ai trattamenti, rappresentando un indubbio valore aggiunto rispetto ai farmaci iniettivi. La vita dei pazienti sarà agevolata e addio spostamenti e richieste di supporto a familiari o caregiver. Perché, purtroppo, l’artrite reumatoide evolve in un danno alle articolazioni e porta a una progressiva disabilità con conseguenze sulla vita quotidiana, tra cui l’impossibilità a compiere azioni semplici come vestirsi oppure lavorare. E, con i “vecchi” farmaci per l’artrite reumatoide l’assistenza diviene pressoché obbligata.
«Disporre di una compressa ci facilita la gestione della malattia anche negli spostamenti, nei viaggi, sul lavoro, con un vantaggio in termini di qualità della vita» – ha dichiarato Silvia Tonolo, presidente di Anmar (Associazione Nazionale Malati Reumatici).
Efficacia immediata di questa nuova cura per l’artrite reumatoide
Secondo le stime disponibili, una percentuale che oscilla intorno al 40 e il 50% dei pazienti non ottiene miglioramenti dalla terapia per l’artrite reumatoide di prima linea che solitamente si basa sull’uso del metotrexate.
«L’efficacia della terapia con metotrexate viene valutata a 3 mesi e poi a 6, per capire il raggiungimento di uno stato di controllo dei sintomi e, possibilmente, di remissione della patologia – spiega Roberto Caporali, professore associato di Reumatologia presso l’Università di Pavia e responsabile dell’Early Arthritis Clinic della Fondazione Policlinico San Matteo di Pavia – Se il paziente non risponde e non ne trae beneficio, è necessario passare a terapie di seconda linea. Baricitinib può essere un’opzione terapeutica in questa tipologia di pazienti. Infatti, l’assunzione quotidiana di una compressa di Baricitinib da 4 mg ha determinato un miglior controllo della malattia, in particolare del dolore, già dalle prime settimane per poi confermarsi dopo 24 e 52 settimane di trattamento».
Ecco dunque che dopo la raccomandazione dell’EMA (European Medicines Agency) arriva l’ok al Baricitinib dall’Agenzia del Farmaco Italiana, con l’obiettivo di migliorare la vita dei pazienti affetti da artrite reumatoide.