L’ansia è il disturbo psicologico più frequente al mondo.
Secondo l’Istituto Nazionale di Salute Mentale, negli Stati Uniti colpisce il 18% degli adulti. C’è qualcosa, nel loro cervello, che induce le persone ansiose a sentirsi minacciate anche quando sono al sicuro ma, l’ansia non riguarda soltanto la mente. Essa colpisce anche il corpo. Infatti, quando il cervello interpreta una situazione come una minaccia, invia un segnale al corpo che inizia a respirare affannosamente, sudare, tremare e ad aumentare la frequenza cardiaca.
Che cos’è la paura?
La paura è una fortissima emozione, logica o irrazionale, legata alla percezione di minaccia e pericolo, reale o presunto. È una sensazione istintiva che predispone alla fuga. Le manifestazioni fisiologiche della paura sono:
- Accelerazione del battito cardiaco
- Tensione muscolare
- Respirazione affannosa
- Vescica e apparato gastrointestinale tendono a rilasciare urine e feci
- Sudorazione eccessiva
- Vampate di calore
- Tremore
Ad essere coinvolto in questo stato di terrore è il nostro sistema limbico costituito da Talamo, Ipotalamo, Ippocampo e Amigdala. Quando c’è una reazione di paura, ancor prima di valutare il rischio reale, vengono rilasciati alcuni neurotrasmettitori, la cui combinazione gestisce livelli diversi di paura:
- Noradrenalina
- Adrenalina
- Dopamina
- Ossitocina
- Corticotropina
- Endorfine
L’ansia: i sintomi più comuni
Vi sono delle caratteristiche tipiche dei soggetti ansiosi, ecco le più comuni:
- Tendenza a evitare la situazione che causa il problema: si innesca un circolo vizioso, la reazione del corpo fa aumentare lo stato ansioso e la persona con ansia sente il forte bisogno fisico di evitare la situazione che causa il problema. Quindi, anche sostenere un esame può diventare un tale stress emotivo che può spingere lo studente a pensare di non presentarsi.
- Essere scambiati per pigri: l’incapacità di mettersi in gioco potrebbe essere scambiata con la pigrizia ma non è così semplice come sembra. In realtà, è la paura di stare male fisicamente che blocca il soggetto che preferisce evitare situazioni altamente stressanti.
- Sentirsi dei falliti: gli elementi che portano a voler evitare le situazioni stressanti coronano un circolo di timori e sfiducia. La situazione di apparente minaccia allarma il corpo che risponde con sensazioni di paura che l’individuo preferisce evitare. Ne scaturisce un pensiero: “io non posso farlo” e ciò giustifica il soggetto motivandolo a non affrontare determinate situazioni con la convinzione di non essere capace. Troppo spesso, quindi, ragazzi intelligenti finiranno per credere di essere dei falliti.
- Apparire asociali: l’ansia colpisce la vita sociale delle persone. Molte persone affette da ansia non usciranno con i loro amici, per esempio, perché stare tra la gente può innescare una sensazione fuori controllo. La paura di stare in mezzo agli altri e sentirsi inferiori blocca la spensieratezza del divertimento condiviso.
- Apparire deboli: le persone con disturbi d’ansia sembrano deboli ma, in realtà, affrontano situazioni molto più stressanti rispetto alle altre persone. È come combattere ogni giorno con dei mostri più grandi della propria volontà. Vincere piccole battaglie potrebbe sembrare banale per chi non si rende conto di quanto sia difficile affrontare uno stato d’animo eccessivamente in ansia. Uno studente ansioso che vorrebbe non sostenere un esame a causa dell’ansia (in realtà lui è seriamente convinto di non essere affatto preparato) che si convince a farlo, ha vinto una grande battaglia che, agli occhi degli altri, potrebbe apparire banale.
- Motivare le proprie ansie: chi soffre d’ansia non si rende conto che sta evitando situazioni, non minacciose, per non affrontare lo stress psicofisico cui viene sottoposto. Egli, infatti, giustifica il rifiuto di fare qualcosa con pericoli tangibili. Tornando all’esempio dello studente che non vuole andare a fare un esame, egli sarà seriamente convinto di non essere preparato e che presentarsi significherà essere bocciato. La possibilità che lo stesso studente sia preparatissimo e che, se si convincerà a sostenere l’esame, verrà promosso con il massimo dei voti è molto alta. Ma lui non lo sa.
Ansia: come si cura?
I disturbi d’ansia sono molto curabili con le terapie cognitivo-comportamentali, il supporto psicologico è fondamentale ma, nei casi più gravi, possono essere d’aiuto anche alcuni farmaci.
La terapia cognitivo-comportamentale è un trattamento che richiede un minimo di 12 settimane ma dipende, naturalmente, da caso a caso. Se i sintomi dell’ansia sono simili nella maggior parte delle persone, è ovvio che saranno diverse sia le ragioni che hanno portato ogni soggetto a sviluppare uno stato ansioso, sia gli approcci attuabili, proprio in funzione della diversità comportamentale che sta alla base della individualità.