Analgesici: come ottimizzarne l’efficacia e ridurre gli effetti collaterali

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

Analgesici: come potenziarne gli Effetti

A cura di   sanita_informazione


Prof. Massimiliano Noseda, medico specialista in medicina fisica e riabilitazione, docente universitario, consulente. 


Perché proviamo dolore? Quando è bene assumere gli analgesici senza obbligo di ricetta? Come è possibile evitare gli effetti collaterali? Quando è, invece, opportuno consultare il medico ? Ne parliamo con il prof. Massimiliano Noseda, medico specialista in medicina fisica e riabilitazione, docente universitario, consulente di strutture riabilitative, palestre, centri sportivi e spa.

Cosa è il dolore?

Si tratta di una sensazione sgradevole di intensità variabile, che costituisce una sorta di campanello d’allarme dell’organismo in grado di avvertire il soggetto che qualcosa non funziona a livello delle fisiologiche attività, come ad esempio movimento, digestione o respirazione. Può essere vago e mal localizzabile a livello dei visceri addominali, oppure intenso e precisamente individuabile a carico della cute o dell’apparato muscoloscheletrico.

Può associarsi o meno ad altri segni, come rossore, calore e gonfiore, o sintomi come la nausea.

Cosa fare in caso di dolore?

Alcuni analgesici possono essere acquistati senza obbligo di ricetta. Tuttavia, è meglio utilizzare qualche accortezza sia per migliorane l’efficacia sia per limitare i possibili effetti collaterali.

Il paracetamolo prevede solitamente un dosaggio di 4 grammi giornalieri negli adulti, che andrebbe ridotto a massimo 3 in età senile. In assenza di alterazioni note della funzionalità epatica, può essere usato anche per lunghi periodi. Al fine di velocizzarne e ottimizzarne l’assorbimento, andrebbe però ingerito a stomaco vuoto e, quindi, lontano dai pasti.

Per i comuni fans, invece, è bene, assumerli a stomaco pieno, per limitare i possibili effetti sulla mucosa gastrica, attenersi ai dosaggi dei singoli principi attivi e non superare i due o tre giorni di automedicazione.

Particolare attenzione deve essere posta, però, nel loro utilizzo in soggetti con note problematiche gastriche, renali e cardiovascolari. Alcuni farmaci, poi, come il ketoprofene, soprattutto se applicati in pomata, possono dare bolle e arrossamento cutaneo conseguentemente all’esposizione solare per interazione con gli ultravioletti e, pertanto, è preferibile evitarli nel periodo estivo.

Quali errori è bene evitare?

Come già detto, il dolore costituisce un segnale di allerta e, quindi, se peggiora o non si risolve a breve è opportuno consultare il proprio medico curante o uno specialista. Questo in quanto il farmaco potrebbe lenire la sofferenza momentaneamente, ma non arrestare il processo patologico sottostante in atto, che nel frattempo potrebbe peggiorare e complicarsi.

Altri errori da evitare sono, poi:

  • il cambio continuo di principio attivo;
  • il mix tra sostanze differenti;
  • l’assunzione immotivata di farmaco a dosaggio ridotto.

E’ bene ricordare, infatti, che, in assenza di particolari controindicazioni, l’analgesico va assunto sempre a dosaggio pieno.

Ci sono analgesici più specifici per particolari problematiche?

Di norma no, in quanto tutti agiscono nello stesso modo, ovvero bloccando la produzione di prostaglandine, sostanze implicate nella comparsa e nel mantenimento di processi patologici.

Tuttavia, ciascun soggetto ha una diversa sensibilità a ogni farmaco sia per ragioni psicologiche di tolleranza e reazione al dolore, sia per motivi genetici di metabolismo dello stesso principio attivo e ciò spiega almeno in parte perché alcuni individui preferiscano una sostanza all’altra a parità di problematica clinica.

In caso di inefficacia dei farmaci tradizionali, anche per il dolore cronico di natura benigna, è possibile considerare l’impiego di oppioidi, come la codeina o il tapentadolo. A differenza dei fans, però, possono essere assunti anche da soggetti con problematiche renali, epatiche o cardiovascolari, ma possono presentare altri effetti collaterali, come stipsi, nausea, ottundimento e capogiri. Devono, pertanto, essere sempre assunti sotto stretto controllo medico per i giorni e i dosaggi previsti.

Le punture sono più efficaci delle pastiglie?

Assolutamente no. Si tratta solo di soluzioni alternative per introdurre lo stesso farmaco nel corpo umano. Infatti, a parità di principio attivo, l’unica differenza consiste nel fatto che, nel caso della puntura intramuscolare, la distribuzione avverrà più rapidamente all’interno del circolo ematico e, quindi, il suo effetto si manifesterà prima rispetto all’assunzione mediante compressa dato che quest’ultima richiede più tempo per essere assorbita a livello intestinale.

Comunque, oltre all’intramuscolo e alla compressa, altre alternative possibili per assumere un analgesico sono le gocce, lo sciroppo, la supposta, il cerotto, la pomata o l’endovena.

Ci sono metodiche non farmacologiche utili per lenire il dolore?

In caso di problematiche muscoloscheletriche e in assenza di particolari controindicazioni, come lesioni cutanee o pacemaker, possono essere utilizzate alcune terapie fisiche, come la TENS o le correnti diadinamiche, in grado di indurre una sensazione di analgesia nella regione di applicazione delle placche.

In caso di traumi acuti è, invece, possibile la crioterapia ovvero l’applicazione del freddo mediante icepack, ghiaccio o spray refrigerante, utile non solo per ridurre il dolore ma anche per contenere edemi locali. La medicina cinese, infine, propone da millenni l’agopuntura come possibile rimedio analgesico.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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