Alcuni studi recenti hanno scoperto come un esame del sangue possa diventare fondamentale nella diagnosi dell’Alzheimer.
Questa possibilità rappresenta una svolta importantissima nella medicina, trattandosi di un esame non invasivo, e apre la strada a diagnosi più accurate e tempestive.
Scopriamo di più.
Lo studio: il nuovo metodo diagnostico dell’Alzheimer
La ricerca, pubblicata su JAMA Neurology, è stata presentata alla conferenza internazionale dell’Alzheimer’s Association di Philadelphia e ha coinvolto circa 1200 pazienti con problemi di memoria lievi.
Al suo interno, si spiega come l’esame del sangue valuti il livello di plasma fosforilato tau 217 (p-tau217) – un marcatore dell’Alzheimer – combinandolo con un altro biomarcatore (beta-amiloide 40/42), riuscendo a confermare l’affidabilità del test anche quando utilizzato in contesti sanitari di routine.
I risultati sono stati comparati con quelli ottenuti dai test del liquido cerebrospinale e dalle valutazioni mediche tradizionali (gli specialisti, infatti, diagnosticano correttamente l'Alzheimer nel 73% dei casi, mentre i medici di base solo nel 61%).
Questo esame mirato e non invasivo si è rivelato efficace nel 90% dei casi e rappresenta una vera e propria pietra miliare nella ricerca di metodi accessibili per la diagnostica di questa condizione; gli esperti affermano che tali risultati avvicinano il campo al giorno in cui le persone potranno sottoporsi ad esami del sangue di routine per il deterioramento cognitivo come parte dei controlli di assistenza primaria, come i test del colesterolo, le mammografie, gli esami della prostata o quelli per fare prevenzione contro i tumori.
L’importanza della proteina Tau
Come detto, la ricerca in questione si è concentrata sulla proteina p-tau217, un elemento che si forma nei grovigli cerebrali dei soggetti affetti da Alzheimer.
Si è scoperto che la misurazione di questa proteina fornisce una valutazione più accurata di tale patologia, essendo strettamente collegata all’amiloide - amiloide 42/40.
La combinazione dei test amiloide e tau, chiamata punteggio di probabilità amiloide, è stata la più predittiva.
Il sangue di ogni paziente è stato analizzato utilizzando p-tau217 e i risultati sono stati combinati con misurazioni del sangue di beta-amiloide 40/42 per sviluppare un punteggio finale.
Il team di ricerca, coordinato da Sebastian Palmqvist, ha sottolineato come questo indichi un potenziale miglioramento nella diagnosi dell’Alzherimer, dal momento che la semplicità e l'affidabilità di tale test fornisce un metodo efficace per escludere la malattia nelle cure primarie.
Si tratta, dunque, di un punto di partenza fondamentale, poiché la perdita di memoria può derivare anche da altre condizioni curabili (come la depressione o la stanchezza cronica).
"I prossimi passi – conclude il team di ricerca – includono la definizione di chiare linee guida cliniche per l'uso dell'esame del sangue nell'assistenza sanitaria.”