“Non lo so più, dove mi trovo, chi sono, cosa sto facendo“. Ogni 3 secondi nel mondo un paziente si ammala di Alzheimer, una grave forma di demenza degenerativa, che colpisce soprattutto soggetti sopra i 65 anni di età, ma può manifestarsi anche in maniera precoce.
Oggi, 21 settembre, il mondo si tinge di viola, per ricordare la terribile malattia nella Giornata Mondiale dell’Alzheimer.
I sintomi dell’Alzheimer
La minaccia dell’Alzheimer sembra non risparmiare nessuno. La temibile malattia neurologica rappresenta la forma più comune di demenza senile, che insorge causando disturbi delle memoria recente, difficoltà di orientamento nello spazio e nel tempo, problemi di concentrazione. Il suo avanzare progressivo è tale da far sì che il paziente, giorno dopo giorno, perda l’autonomia necessaria alla vita. La causa sta nella degenerazione di alcune cellule cerebrali.
Ma a che punto è la ricerca?
La ricerca è sempre in moto, quando si parla di Alzheimer. Ci sono studi che ne sostengono le cause genetiche, altri che ritengono addirittura che possa essere contagiosa come una malattia infettiva. Di recente, un gruppo di ricercatori statunitensi della Duke University ha individuato una causa reale in un tipo di cellule del sistema immunitario del cervello, le microglia, che a un certo punto iniziano a consumare in eccesso un aminoacido, noto come arginina, manifestando così la malattia. Di certo, molti sono gli scenari ancora aperti e da scoprire.
I dati sulla malattia
Secondo l’ultimo Rapporto mondiale sull’Alzheimer del 2015, elaborato dalla Federazione Alzheimer Italia, sono oltre 46,8 milioni i pazienti colpiti da questa forma di demenza in tutto il mondo, di cui 1.241.000 nel nostro Paese.
Le previsioni non sono positive, purtroppo. Il Rapporto parla di un raddoppiarsi delle diagnosi nei prossimi due anni e le stime prevedono 74,7 milioni nel 2030 e 131,5 milioni nel 2050.
L’importanza della diagnosi
Per questa ragione, oggi, si sottolinea come sia importante la diagnosi per combattere l’avanzare della malattia. A Roma è stata lanciata la campagna di test premonitori gratuiti a cura della Fondazione Igea onlus e dell’università, in collaborazione con la Associazione Alzheimer Roma onlus, che si occupa dei familiari del malato.
Come accedere ai test?
Basta prenotare al numero 06 88814529 o via mail (fondazioneigea.it).
Cosa fare in caso di Alzheimer?
L’unica cosa da fare è tenere in allenamento in cervello, per rallentare il decorso della malattia. Il professor Lamberto Maffei, vicepresidente dell’Accademia dei Lincei, con gli istituti di Fisiologia clinica e di Neuroscienze del Cnr e con l’università di Pisa, ha promosso il protocollo “Allena il cervello”.
In caso di necessità, si può intervenire per individuare i fattori di rischio e rallentare il decorso della malattia con questo protocollo, che ha dato miglioramenti cognitivi nell’80% dei pazienti che hanno partecipato. Importante è la diagnosi precoce: come sottolineato più volte, prima ci si accorge del disturbo, più si può cercare di rallentare la morte dei neuroni.