Come diagnosticare il morbo di Alzheimer in stadio precoce? Basta un poco di burro di arachidi e la diagnosi è fatta.
Non è uno scherzo, ne tantomeno fantascienza. Pare che basti questo semplice ingrediente per rivoluzionare il metodo di controllo e diagnosi della malattia neurodegenerativa. Almeno, è quanto sostiene Jennifer Francobolli, studente laureato nel McKnight Brain Institute, assieme ad alcuni scienziati dell’Università della Florida.
L’idea
Inizialmente, Jennifer e Kenneth Heilman, professore di neurologia, stavano lavorando ad alcuni test sulla sensibilità olfattiva che prevedevano l’impiego del burro di arachidi, un “odorizzante puro” e semplice da reperire. Di qui l’idea. Partendo dal presupposto che l’odore è associato al primo nervo cranico che è spesso una delle prime cose colpite nel declino cognitivo causato dall’Alzheimer, questo tipo di test sarebbe proprio servito per valutare lo stato cognitivo dei pazienti.
Lo studio
Dopo l’idea, lo studio. I due ricercatori hanno così deciso di mettere in pratica la loro idea, pubblicando un piccolo studio pilota sul Journal of Neurological Sciences. Hanno testato le potenzialità del burro di arachidi (14 grammi a persona) su alcuni pazienti a cui è stato fatto annusare il burro, ponendolo a diverse distanze dal naso, sino a un centimetro durante l’espirazione, alternando le narici (di volta in volta tappate, ora a destra ora a sinistra).
Risultato? I pazienti colpiti da Alzheimer e in fase iniziale di degenerazione hanno riportato una differenza notevole nel rilevare odori tra le due narici; quella sinistra era meno efficiente di quella destra. Questo non è un caso, ma pare accomunare i pazienti con questa patologia. Al contrario, le persone affette da altri tipi di demenza hanno mostrato una differenza nella rilevazione degli odori tra le narici, o semplicemente la narice destra peggiore nel rilevare l’odore di quello di sinistra.
Dei 24 pazienti testati con lieve decadimento cognitivo, che segnala a volte la malattia di Alzheimer, circa 10 hanno mostrato una compromissione della narice sinistra e 14 pazienti non lo hanno fatto.
Quel che è certo, dunque, è che gli studi non sono ancora terminati ma è necessario continuare ad approfondire il tutto. “Al momento, siamo in grado di utilizzare questo test per confermare la diagnosi“, dicono i ricercatori coinvolti. “Ma ci proponiamo di studiare i pazienti con decadimento cognitivo lieve e vedere se questo test può essere utilizzato per prevedere quali pazienti stanno per manifestare i sintomi gravi della malattia“.
I ricercatori dicono che il test potrebbe essere utilizzato dalle cliniche per una diagnosi specifica, che può portare a un trattamento mirato.
Uno dei primi posti nel cervello a degenerare nelle persone con il morbo di Alzheimer è, infatti, la parte anteriore del lobo temporale che ci permette di distinguere gli odori ed è coinvolta nella formazione di nuovi ricordi.
“Noi vediamo le persone con tutti i tipi di disturbi della memoria“, dice Heilman. Molti test per confermare la diagnosi di Alzheimer o altre forme di demenza possono essere evasivi in termini di tempo e costosi. “Questo test può diventare molto importante nel processo di valutazione“.