Allergia alimentare: si può trasmettere con una trasfusione di sangue

Alessandra Lucivero

Ultimo aggiornamento – 21 Aprile, 2015

Soffrite di allergia alimentare? Allora vi sarà capitato molte volte di addentare il pasto sbagliato e… avere una di quelle fastidiose (e pericolose) reazioni allergiche.

Ma a quanto pare, non è solo colpa della gola, se si scatenano questo tipo di allergie. Potrebbe infatti accadere che, dopo una trasfusione di sangue, ci si ritrovi a fare i conti con lo stesso disturbo. Questo è ciò che è capitato a un piccolo paziente di 8 anni, divenuto allergico a pesce e noci dopo aver ricevuto una trasfusione per un trattamento. Il caso, che lascia tutti preoccupati, è stato pubblicato sul Canadian Medical Association Journal.

Cosa è accaduto…

Alcune settimane dopo la trasfusione, il ragazzo ha cominciato a manifestare una grave anafilassi, dopo aver mangiato salmone, e poi di nuovo dopo aver gustato del burro di arachidi e cioccolato. Gli esami del sangue e il prick test hanno rivelato che era (almeno temporaneamente) allergico a noci e pesce.

Ma come è stato possibile? Quando le persone con allergie alimentari donano emoderivati​, ​come plasma o piastrine, si potrebbe favorire il trasferimento di una proteina chiamata immunoglobulina E (IgE), un anticorpo che reagisce contro gli allergeni. Questa può rimanere nel sangue, anche dopo un mese dalla trasfusione e, quando si incontra con allergeni specifici, si sviluppano le cellule immunitarie che liberano l’istamina e sostanze chimiche simili capaci di indurre una reazione allergica.

Ma le persone con allergie non sono realmente escluse dalla donazione di sangue in Canada o negli Stati Uniti per una ragione ben precisa. Solo in caso ci siano più condizioni, in combinazione con quelle del destinatario, si sviluppa una nuova allergia, spiega Scientific American: il donatore deve avere alti livelli di anticorpi IgE e il destinatario deve essere esposto a un allergene specifico nel tempo che segue la trasfusione.

Una spiegazione scientifica

È molto insolito riscontrare un caso di qualcuno che ha subito un trasferimento passivo di allergie da una trasfusione“, spiega Julia Upton del Hospital for Sick Children (noto come SickKids) in un comunicato stampa.

La Upton aggiunge: “È importante sottolineare che questa condizione ha una prognosi eccellente e di solito si risolve nel giro di pochi mesi“. Gli esami del sangue hanno rivelato come i livelli di IgE del ragazzo allergico al salmone e agli arachidi erano rilevabili circa cinque mesi più tardi e che, dopo 6 mesi, i suoi genitori sono stati in grado di reintrodurre gradualmente noci e pesce di nuovo nella sua dieta, senza problemi.

 

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Scritto da Alessandra Lucivero

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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