L’autolesionismo è un atto che implica il danneggiamento del proprio corpo attraverso lesioni autoinflitte, dirette e intenzionali, come tagliarsi o procurarsi delle bruciature.
Questi comportamenti sono messi in atto come conseguenza della difficoltà a gestire ed esprimere le proprie emozioni e il senso di frustrazione.
Il DSM-V (Manuale diagnostico e statistico delle malattie mentali) inserisce queste pratiche tra i disturbi diagnosticati generalmente per la prima volta nell’infanzia, nella fanciullezza e nell’adolescenza, in quanto l’adolescenza e la prima età adulta rappresentano le fasce di popolazione più colpite da questa patologia, che viene suddivisa in due categorie diagnostiche: “autolesionismo non suicidario” e “autolesionismo non suicidario non altrimenti specificato”.
Le manifestazioni tipiche delle condotte autolesionistiche comprendono una serie di segni e segnali sia fisici che comportamentali. Quelli fisici comprendono:
Per quanto riguarda le manifestazioni comportamentali e le caratteristiche di personalità dei soggetti autolesionisti, citiamo:
Le pratiche autolesive vengono solitamente messe in pratica nella forma di rituali di controllo, realizzati sempre allo stesso modo e che lasciano un segno o una lesione sulla pelle.
Statisticamente le aree del corpo più colpite da atti di autolesionismo sono zone che possono essere facilmente nascoste e/o non visibili dagli altri, come braccia, gambe e torso, malgrado questo ogni parte del corpo può essere un possibile bersaglio di questi atti.
L’autolesionismo è una pratica purtroppo molto diffusa tra gli adolescenti e i giovani adulti.
L’incidenza di tale fenomeno in queste fasce di età oscilla tra il 15-20%, mentre l’epoca di esordio dei primi comportamenti autolesionisti si aggira intorno ai 13 e i 14 anni, con una prevalenza del 22% nel sesso femminile.
Numerosi studi hanno dimostrato come l’autolesionismo sia spesso associato ad altri tipi di comportamenti autolesivi, come l’abuso di sostanze stupefacenti o alcol ma anche a depressione, stress, ansia e disturbi del comportamento alimentare.
Non c'è una singola causa in grado di spiegare questa patologia, piuttosto possiamo parlare di una concatenazione di fattori e di eventi, il più delle volte traumatici.
Si tratta di persone che possono aver subito abusi di tipo fisico, psicologico o sessuale, di soggetti vittime di bullismo, che vivono situazioni altamente conflittuali in ambito familiare o in cui vi è la presenza di altre patologie psichiatriche.
Attraverso la messa in atto di un comportamento autolesivo il soggetto solitamente prova a:
Alcune condizioni o fattori sono in grado di aumentare il rischio di mettere in atto condotte autolesive, tra questi citiamo:
Sempre in tema di fattori di rischio: i comportamenti autolesivi aumentano il rischio di suicidio, soprattutto nella fascia d’età adolescenziale; le condotte che inducono a danneggiare il proprio corpo hanno infatti un’elevata probabilità di trasformarsi in un tentativo di suicidio.
Sì, esistono terapie efficaci per il trattamento dell’autolesionismo. Le più efficaci nella cura di questo disturbo sono:
Essendo una patologia che comporta severe e ripetute lesioni e che spesso si manifesta come parte di una sintomatologia più estesa, è bene rivolgersi ad un professionista della salute mentale (psicologo, psicoterapeuta o psichiatra) il prima possibile per evitare che il disturbo diventi cronico.