Intervista alla dr.ssa Anna Maria Paoletti, Professore ordinario di Ginecologia e Ostetricia del Dipartimento di scienze chirurgiche dell'Università di Cagliari e direttore della Clinica Ostetrica e Ginecologica della Azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari.
In queste settimane, come mai prima, stiamo vivendo un periodo storico davvero drammatico: l'emergenza sanitaria scatenata dal Coronavirus non sembra avere fine e questa situazione così grave si aggiunge e somma al quadro sanitario italiano già in atto.
Il Governo resiste e anche il Paese sembra reagire, comunque con positività. Ma i cittadini hanno sempre maggiori timori e vogliono saperne di più.
Abbiamo, quindi, intervistato la dr.ssa Anna Maria Paoletti, ginecologa a Cagliari, per rispondere alle domande che ci arrivano anche dalle donne in gravidanza.
Quali sono i rischi legati al Coronavirus per le donne in gravidanza?
Premetto che le notizie sul Coronavirus CoVID19 e gravidanza non sono molte, in quanto il primo caso di Covid19 è stato diagnosticato a Wuhan nel dicembre 2019 in una persona adulta - non gravida - con febbre, tosse secca e normale, o appena ridotta, conta dei globuli bianchi.
Il periodo di incubazione del COVID19 è 1-14 giorni.
Le persone sintomatiche sono i più importanti disseminatori, tramite goccioline di saliva, aerosol, trasmissione per contatto, senza tralasciare la disseminazione oro-fecale, in quanto COVID19 è stato isolato nelle feci di pazienti affetti, sia in USA che in Cina (Zhang W et al, Emerg Microbes Infect 2020).
Si rischia di più nei primi mesi della gestazione? Il virus può contaminare il feto?
Non ci sono dati su una aumentata suscettibilità ad ammalarsi in gravidanza. Un recente studio di un gruppo di ricercatori Cinesi (Chen H et al, Lancet 2020) descrive 9 donne che hanno contratto l'infezione nel corso del terzo trimestre di gravidanza. Nessuna delle donne ha avuto necessità di ventilazione, ma sintomi più o meno moderati.
Tutte le donne hanno partorito con taglio cesareo e i neonati sono risultati in buona salute, con indice di Apgar 9-10 a 5 minuti dalla nascita.
Un altro gruppo di ricercatori Cinesi (Zhang L et al, Zhonghua Fu Chan Ke Za Zhi.), in nove gravidanze con 10 neonati, in quanto una gravidanza era gemellare, ha evidenziato che i sintomi si sono manifestati prima del parto in 4 soggetti, il giorno del parto in due e dopo il parto in tre casi.
In questa serie di casi è stata fatta diagnosi di sofferenza fetale: sei, sette neonati sono nati con taglio cesareo e sei neonati sono nati prematuramente.
Lo studio di Chen non documenta una trasmissione verticale del COVID19 nei nove casi esaminati e alle stesse conclusioni è giunto anche lo studio di Zhang.
Per quanto riguarda il COVID 19 , non sappiamo cosa possa indurre sulla gravidanza, quando l'infezione si verifica nel corso del primo trimestre o del secondo trimestre.
Abbiamo i dati delle infezioni da altri tipi di Coronavirus in gravidanza: la Severe Acute Respiratory Syndrome (SARS) e la Middle East Respiratory Syndrome (MERS). Anche per tali infezioni, i dati della letteratura sono limitati a pochi casi ed, effettivamente, al di là della conferma della non infezione verticale tramite la placenta al feto, sono descritti casi di esiti negativi della gravidanza con aborto, parto pre-termine e compromissione della salute materna.
Si deve smettere di allattare, in questo periodo, come forma di prevenzione?
Per quanto riguarda l'allattamento, la Società Italiana di Neonatologia (SIN) sulla base degli studi pubblicati dichiara che una mamma asintomatica o paucisintomatica nota positiva per SARS CoV-2 può allattare con le dovute precauzioni per non trasmettere il virus al neonato.
Una mamma paucisintomatica con SARS CoV-2 in corso si accertamento può allattare con le solite misure per prevenire il contagio. Viceversa, per una mamma con sintomi e stato SARS CoV-2 positivo o in corso di accertamento è previsto solo uso del latte spremuto, senza pastorizzazione, in quanto non è stato isolato il virus nel latte.