La montata lattea è un processo naturale che segna il passaggio dalla produzione di colostro alla produzione di latte maturo.
Avviene nei primi giorni dopo il parto portando con sé alcuni sintomi riconoscibili. Vediamo come riconoscerla, quanto dura e cosa aspettarsi in questa fase.
Cos'è la montata lattea
Nella fase dell'allattamento, la montata lattea rappresenta il passaggio dalla produzione di colostro alla produzione di latte maturo. È il processo che segna l'inizio della lattogenesi II, la fase in cui il seno inizia a produrre grandi quantità di latte.
Il colostro, un liquido denso e giallastro ricco di anticorpi, proteine e sostanze nutritive, si trasforma gradualmente in latte di transizione e infine in latte maturo, più chiaro e fluido.
Il colostro contiene fattori di crescita essenziali per il neonato perché forniscono una protezione immunitaria immediata, colonizzando l'intestino del bambino con batteri benefici.
Nella fase intermedia, il colostro muta nel volume e nella composizione. Il latte di transizione contiene livelli più elevati di grassi e lattosio, mantenendo ancora un'alta concentrazione di proteine e immunoglobuline.
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Nella fase finale, il seno produce il latte maturo, di colore più chiaro e consistenza più fluida. Il latte maturo contiene grassi, proteine, carboidrati, vitamine e minerali per sostenere la crescita e lo sviluppo del neonato.
Di solito, questa transizione avviene nei primi giorni dopo il parto, con la montata lattea che si verifica tra il secondo e il quinto giorno post-partum. La durata e l'intensità di questa fase possono variare da persona a persona.
Quando arriva la montata lattea?
La montata lattea è il risultato di cambiamenti ormonali post-parto.
I principali ormoni coinvolti in questo processo fisiologico sono:
- prolattina: stimola la produzione di latte;
- ossitocina: favorisce il rilascio del latte.
La suzione frequente del neonato è il principale stimolo per la produzione di questi ormoni.
Come premesso, le tempistiche della montata lattea variano da donna a donna, influenzate da fattori come la fisiologia individuale, il tipo di parto e la frequenza dell'allattamento.
Tra i fattori che influenzano i tempi e l'intensità della montata lattea:
- tipo di parto (vaginale o cesareo);
- frequenza delle poppate;
- contatto pelle a pelle tra madre e neonato;
- eventuali complicazioni durante il parto;
- condizioni mediche preesistenti della madre.
Fase precoce
Alcune donne sperimentano la montata lattea già 24-48 ore dopo il parto, soprattutto le madri che hanno già allattato in precedenza o che hanno iniziato l'allattamento subito dopo la nascita.
Fase media
Per la maggior parte delle donne, la montata lattea si verifica tra il terzo e il quinto giorno post-partum.
Fase tardiva
In alcuni casi, la montata lattea può richiedere fino a 5-7 giorni. Questo ritardo è più frequente nelle madri primipare o in caso di parto cesareo.
Il passaggio dal colostro al latte di transizione
Il passaggio da colostro a latte di transizione può avvenire entro 3-4 giorni dopo il parto. Durante questo periodo, il volume di latte aumenta gradualmente e la sua composizione inizia a cambiare.
La formazione completa del latte maturo è un processo più lungo che richiede dai 10 ai 15 giorni. In questo periodo, il latte raggiunge la sua composizione definitiva che risponde alle esigenze nutrizionali del neonato.
Fattori che influenzano la durata della montata lattea
Diversi fattori possono influenzare la durata della montata lattea, tra questi:
- tipo di parto (vaginale o cesareo);
- frequenza delle poppate;
- contatto pelle a pelle tra madre e neonato;
- eventuali complicazioni durante il parto;
- condizioni mediche preesistenti della madre.
Come riconoscere la montata lattea: i sintomi
I sintomi della montata lattea possono variare, ma questi sono tra i più comuni:
- inturgidimento e aumento di volume del seno che diventa più teso e sensibile per via dell’aumento del flusso sanguigno e dell’attività delle ghiandole mammarie;
- sensazione di calore in alcune aree della cute mammaria;
- pesantezza, tensione e talvolta dolore al seno;
- afflusso di latte quando si preme delicatamente sull'areola;
- sensazione di brividi in tutto il corpo;
- lieve aumento della temperatura corporea;
- sudorazione.
Cause del disagio di alcuni sintomi
Il fastidio determinato da alcuni sintomi può essere dovuto a diverse condizioni, tra le quali:
- rapido aumento della produzione di latte;
- cambiamenti ormonali post-parto;
- accumulo di liquidi (edema linfatico) che causa tensione e gonfiore.
Quanto durano i sintomi
I sintomi più intensi della montata lattea (come inturgidimento del seno, sensazione di calore, tensione) durano generalmente 24-48 ore.
Dopo questo picco iniziale, il disagio tende a diminuire gradualmente nei giorni successivi.
Come alleviare il disagio
Se si avverte dolore o fastidio durante la montata lattea, si possono adottare questi rimedi:
- continuare ad allattare: le ghiandole mammarie producono e rilasciano latte in risposta alla suzione del bambino;
- impacchi con acqua calda prima della poppata;
- eseguire massaggi delicati al seno;
- spremere un po' di latte se il seno è molto pieno e il bambino fatica ad attaccarsi;
- applicare impacchi freddi dopo la poppata;
- fare una doccia calda;
- indossare un reggiseno comodo e della giusta misura.
Non sempre la montata lattea si associa a sintomi evidenti o a dolore. In molti casi, soprattutto se il neonato ha libero accesso al seno e si attacca frequentemente, il latte può arrivare senza che si notino fastidi o cambiamenti particolari.
Montata lattea e dolore al seno: i sintomi dell'ingorgo mammario
Come premesso, la montata lattea può causare un modico turgore della mammella, che può andare incontro a cambiamenti dovuto alla produzione di latte.
Ma questi cambiamenti sono normali, rientrano nel processo fisiologico che si verifica nei primi giorni dopo il parto. Il seno si riempie di latte e può essere leggermente teso o caldo al tatto, ma rimane morbido e il latte fluisce facilmente.
Diverso, invece, è il caso dell'ingorgo mammario che si verifica quando il latte si accumula negli alveoli mammari causando rigonfiamento, tensione e dolore. Questa condizione può aumentare il rischio di mastite se non gestita in modo corretto.
Il seno appare duro, lucido e molto teso. La pelle può essere arrossata e calda, il capezzolo può appiattirsi rendendo difficile l'attacco del bambino.
Tra i sintomi di ingorgo mammario:
- pienezza e compattezza del seno;
- dolore e tensione cutanea;
- gonfiore, soprattutto nella zona vicina all'areola;
- possibile difficoltà del bambino ad attaccarsi al seno.
L'ingorgo mammario può manifestarsi in due forme:
- forma primaria: coincide con la montata lattea, solitamente tra il terzo e il quinto giorno dopo il parto. È favorita dall'accumulo di liquidi nella mammella dovuto ai cambiamenti ormonali post-parto;
- forma secondaria: si verifica più tardi, quando la produzione di latte supera la quantità consumata dal bambino.
Per prevenire e gestire l'ingorgo mammario, è importante:
- allattare frequentemente;
- assicurarsi che il bambino si attacchi correttamente al seno;
- applicare impacchi caldi prima della poppata;
- applicare impacchi freddi dopo la poppata per ridurre il gonfiore;
- massaggiare delicatamente il seno per favorire il flusso di latte;
- spremere manualmente o con un tiralatte se necessario.
Cosa fare se la montata lattea tarda ad arrivare
Se la montata lattea ritarda, è importante non farsi prendere dal panico e continuare ad allattare perché la stimolazione regolare del seno avvia e mantiene la produzione di latte. Inoltre, mantenere un contatto pelle a pelle prolungato con il neonato può favorire il rilascio degli ormoni necessari per la lattazione.
Ci si dovrebbe anche assicurare che il bambino si attacchi correttamente al seno durante ogni poppata. Una presa efficace stimola la produzione di latte e previene anche problemi come dolore ai capezzoli o un insufficiente passaggio di latte al neonato.
Lo stress come fattore di ritardo della montata lattea
Lo stress materno, sia fisico che emotivo, può essere causa di ritardo della montata lattea. Questo fenomeno è supportato da evidenze scientifiche che dimostrano come questa condizione possa interferire con i processi fisiologici necessari per l'avvio dell'allattamento.
Lo stress materno e fetale durante il travaglio e il parto sono associati a un ritardo nell'inizio della lattogenesi II, ovvero la montata lattea. Situazioni stressanti come parti cesarei urgenti o travaglio prolungato nelle nascite vaginali possono influenzare negativamente l'avvio dell'allattamento.
Secondo una ricerca , lo stress può influire sulla produzione di latte in diversi modi:
Il disagio psicologico può compromettere il rilascio di ossitocina, un ormone che svolge un ruolo importante nell'eiezione (espulsione) del latte durante l'allattamento.
La continua compromissione dell'eiezione del latte può portare a una diminuzione della produzione di latte a causa dello svuotamento incompleto del seno durante ogni poppata.
Il disagio materno può anche provocare livelli elevati di cortisolo sierico e una diminuzione della sensibilità all'insulina, associati a una minore produzione di latte.