Ciuccio e allattamento al seno: in che modo può interferire? Ecco il parere dell'esperto

Dr. Giuseppe Pingitore

Ultimo aggiornamento – 14 Luglio, 2021

Ciuccio: Pro e Contro

Intervista al  dr. Giuseppe Pingitore , allergologo e pediatra, membro della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica.


Ciuccio: sì o no? Ciascuna mamma vive una situazione differente, a seconda dei comportamenti del proprio bambino. In generale, però, moltissime si chiedono se l'assunzione del ciuccio possa interferire, in qualche modo, con l'allattamento al seno.

Lo abbiamo chiesto al dr. Giuseppe Pingitore, pediatra.  

Qual è la funzione del ciuccio? 

Il ciuccio è un capezzolo artificiale, fabbricato in gomma naturale o in silicone, e la sua funzione è quella di stimolare la suzione, o al fine di fare acquisire/migliorare questa competenza oppure a scopo consolatorio. 

L’ allattamento al seno  è, in assoluto, la forma migliore di nutrizione del neonato e poi del lattante. Lo è non solo per ovvi motivi nutrizionali, ma anche perché consente il contatto fisico tra la mamma e il bimbo; durante la poppata, il piccolo assume latte ma anche serenità, sicurezza, fiducia e affetto.

Il ciuccio è utile nel neonato pretermine, in quanto ha la funzione di allenare alla suzione, stimolando i muscoli coinvolti in questo atto motorio e favorendo una suzione più vigorosa ed efficace, nel momento in cui in neonato pretermine sarà in grado di attaccarsi al seno.

Il ciuccio è utile anche per la sua funzione consolatoria: un lattante che piange disperatamente perché ha le coliche, perché ha mal d’orecchio, perché non riesce ad addormentarsi… prenderlo in braccio, cullarlo e dargli il ciuccio, molto spesso favorisce la calma.

In che modo il ciuccio può interferire con l'allattamento al seno?

Nel bimbo nato a termine da una mamma che ha una buona produzione di latte e che si sta avviando con successo all’allattamento esclusivo al seno, è opportuno attendere almeno 3-4 settimane prima di cominciare ad usare il ciuccio. 

Infatti, se il neonato si abitua a prendere il ciuccio fin dai primi giorni di vita, questo potrebbe rendere più difficoltoso l’attaccamento al capezzolo: il ciuccio è più morbido e meno faticoso del seno materno ed è più simile alla tettarella del biberon. 

Per tale motivo, oltre ad evitare l’uso del ciuccio, nei primi giorni di vita è opportuno evitare anche di usare il biberon, per dare aggiunte di acqua, camomilla o altro, in quanto il neonato potrebbe preferire di essere alimentato con mezzi artificiali più agevoli, piuttosto che tirare il latte dalla mammella.

Quando dare il ciuccio al bambino e quando evitare?

Negli anni passati, i pediatri sconsigliavano di dare il ciuccio ai neonati in quanto ritenevano, correttamente, che l’uso prolungato di una tettarella di gomma, quelle che si usavano anni fa neanche tanto piccole, potesse deformare il palato, ancora troppo giovane. 

Oggi, questo divieto è caduto in quanto si trovano in commercio vari tipi di ciucci, diversi per forma e dimensioni. In linea di massima, si preferisce usare i ciucci “a ciliegina” nelle prime settimane di vita e, successivamente, passare a quelli schiacciati, cosiddetti “anatomici”. Rimane valido però il consiglio di evitarne l’uso nelle prime 3-4 settimane, per i motivi che abbiamo esposto in precedenza.

L’uso del ciuccio, pertanto, oggi è consentito. Tuttavia, come per tutte le cose, bisogna evitare l’abuso.

Il rischio di “abusare” del ciuccio è maggiore soprattutto per la sua funzione consolatoria. E’ certamente sbagliato usarlo come “silenziatore” e ficcarlo nella bocca del lattante ogni volta che il bimbo piange. Così come è sbagliato, al fine di favorirne l’uso, intingerlo nello zucchero o nel miele: oltre a favorire la cattiva abitudine, si fa assumere al piccolo una quantità eccessiva di zuccheri.

Occorre dire, infine, che non c’è l’obbligo all’uso del ciuccio. Diversi neonati/lattanti non lo hanno mai sperimentato, in genere per scelta dei genitori, ma questo non rappresenta certo un problema.

Pro e contro del ciuccio: quali sono?

I lattanti si calmano e si addormentano succhiando, pertanto un utilizzo moderato e limitato ai momenti di effettiva necessità non è sconsigliato, anzi risulta di grande aiuto per alleviare il disagio dei bimbi; inoltre, se il ciuccio è usato con moderazione, non comporta alcun danno né ai denti né al palato. 

Nei bambini allattati al seno, l’inizio dell’uso del ciuccio dovrebbe essere posticipato a non prima della 4-6 settimana. I bambini non allattati al seno possono ricevere il ciuccio per rilassarsi o addormentarsi, a condizione che lo accettino volentieri: il ciuccio non va mai imposto e non va messo in bocca per forza se il bambino lo sputa.  

La suzione estesa e prolungata del ciuccio, al contrario, può causare a lungo andare problemi di allineamento dei denti e di postura della mandibola, nonché disturbi dell’articolazione. 

Il lattante dovrebbe avere sempre la possibilità di stare con la bocca libera per la maggior parte del tempo. In questo modo, il cavo orale e il volto possono rilassarsi, il bebè può articolare dei suoni e comunicare verbalmente. L’uso prolungato del ciuccio è stato correlato alla comparsa più frequente di otiti

Si potrebbe concludere dicendo che il ciuccio va usato “quando è necessario, ma il meno possibile”.

Dr. Giuseppe Pingitore
Scritto da Dr. Giuseppe Pingitore

Specialista in malattie dei bambini e allergie. Fa parte della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica, in qualità di componente del Consiglio Direttivo e Direttore del sito web (www.siaip.it).

a cura di Redazione Pazienti
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